Perché “l’ipotesi feudale” ci può salvare dalle dittature post pandemia

Il saggio di Andrea Venanzoni (edito da Passaggio al Bosco) indica una strada possibile per evitare le nuove declinazioni del pensiero unico

Ipotesi neofeudale di Andrea Venanzoni

La pandemia di coronavirus che simile a una peste contemporanea ha sconvolto il vivere civile, i nostri ordinamenti giuridici, le nostre stesse aspettative, rischia di precipitare un mondo già caotico e disarticolato sull’orlo di una crisi economica da cui potrebbe non rialzarsi: ed ora, la ‘promessa’ continuamente evocata da chi cerca di rinsaldarsi comodamente nelle istituzioni di potere, di una potenziale seconda ondata, di uno stato di emergenza da prolungare come minaccia di nuove chiusure, fisiche e mentali, finisce con l’aggravare ancora di più le premesse della crisi economica e sociale.

Stati Generali che evocano le assemblee medievali francesi del 1300, soldati con fucili a tracolla intenti a pattugliare spiagge, una ammministrazione pubblica incastellata e socialmente garantita che occhiuta spia e controlla le imprese, i lavoratori autonomi, le partite Iva e tutti quei soggetti che più duramente, per paradosso, sono stati colpiti dalla crisi, frantumando la coesione sociale e divaricando, come fosse un fossato, la società tra chi è socialmente garantito e chi al contrario annaspa nel mare in tempesta. Il potere pubblico, politicamente debole e iper-personalizzato, va assumendo sembianze neo-feudali, marcando il ritorno a una amministrazione arcigna che autorizza, concede, vista, vieta, in una torsione pre-moderna della società.

A ciò si assommano i timori sugli esiti della globalizzazione, sulle libertà, tanto negative quanto positive, individuali, collettive, economiche.
La pandemia ha segnato anche il definitivo trionfo della digitalizzazione, dimostrando la essenzialità delle interconnessioni, dell’alta tecnologia e della frammentazione globale in hub interconnessi funzionalmente: in questo quadro, ancora di più è emersa la fisionomia stordente dei nuovi signori del digitale, le grandi piattaforme che durante la pandemia hanno surrogato e supplito ad alcune gravi carenze dello Stato (lezioni su piattaforma Zoom, Amazon gestore e dispensatore di merci anche primarie, applicazioni per contingentamenti numerici e di tracciamento).

Il volume, che si articola in una introduzione e in tre capitoli, segue tre ipotesi ricostruttive, partendo da una premessa fondante: pandemia, minaccia del ritorno della pandemia e crisi economica porteranno a una mutazione genetica della globalizzazione e al tramonto della figura dello Stato-nazione.

Le tre ipotesi sono sfumature, descrittive e prescrittive, della più generale ipotesi neo-feudale: a fronte di due declinazioni tragicamente autoritarie, quella del potere pubblico declinante arroccato e sempre più autoritario e quella dei signori di silicio che vanno facendosi essi stessi Stato, c’è poi una terza, positiva declinazione che nei fatti si propone come forza frenante al fine di preservare le libertà individuali e collettive, i diritti mercatori, la proprietà e la libertà di impresa, la legge naturale, la tradizione, la famiglia.

Un neofeudalesimo partecipato di enclave territoriali interconnesse tra loro, che resistano non solo alla crisi economica ma anche alle forze disgreganti che si stanno sollevando, con violenza, in tutto il mondo, portando il caos e un veleno politicamente corretto che ha corrotto e distorto l’insegnamento universitario, il dibattito storico, decapitato statue e annientato i simboli identitari del passato, della libertà e della cultura.

*Ipotesi neofeudale di Andrea Venanzoni, edito da Passaggio al bosco, pp. 252, euro 16 

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