Aby Warburg, il pioniere dell'”immaginario” che amava il Rinascimento italiano

Praz, che lo conobbe, pubblicò per il suo Istituto i noti "studi sul concettismo"

Si definì «amburghese di cuore, ebreo di sangue, d’anima fiorentino» Aby Warburg, Abraham Moritz Warburg, nato ad Amburgo il 13 giugno 1866 da una facoltosa famiglia ebraica di banchieri; storico e critico d’arte tra i più eclettici e rappresentativi del XX secolo, il suo nome è indissolubilmente legato ai suoi studi sul Rinascimento italiano.

Nel 1889 Aby è a Firenze e vi rimarrà per altri quattro anni, conseguendo il dottorato in storia dell’arte nel 1893, con una dissertazione dal titolo “Sandro Botticelli. ‘Nascita di Venere’ e ‘Primavera ‘. Un’indagine sui concetti di antichità nel primo Rinascimento italiano”, in cui sostiene come le illustrazioni dei Maestri del Rinascimento italiano non si limitassero ad una manieristica riproduzione delle “favole antiche”, ma che queste fossero “riattivate dagli artisti del Quattrocento fiorentino” e “investite di un nuovo significato”.

Fatto ritorno ad Amburgo nel 1902, lascia però il cuore a Firenze: ecco gli studi “Arte del ritratto e borghesia fiorentina”, dissertazione sulla ritrattistica medicea, in particolare quella del Ghirlandaio; “Le ultime volontà di Francesco Sassetti”, analisi del testamento del banchiere e mecenate fiorentino del ‘400 Francesco Sassetti; “Arte italiana e Astrologia internazionale in Palazzo Schifanoia a Ferrara”, con cui parteciperà al X Congresso Internazionale di Storia dell’Arte, tenutosi a Roma nel 1912.

Quelli fra il 1918 ed il 1924 sono invece anni segnati dall’esperienza del sanatorio. È degente presso la casa di cura di Kreuzlingen a causa di una seria malattia psichiatrica. La follia di Warburg, vero e proprio esploratore dei territori fascinosi e numinosi quanto perigliosi e impervi dell'”immaginario collettivo”, a conti fatti non è che una sorta di bruniano “eroico furore”; del resto al grande nolano Warburg ebbe a dedicare vari studi, come il saggio omonimo “Giordano Bruno”, contenuto ne “La rinascita del paganesimo antico e altri scritti”.

Warburg si oppose ad una critica dell’arte “formalista”, ritenendola piuttosto limitante, vedendo egli nelle raffigurazioni artisitche immagini cariche di significato connesse con la natura la cultura e la memoria di una civiltà. Nel 1929, tenne a Roma una conferenza dal titolo “Mnemosyne”, proponendo un progetto di atlante illustrato, “Bilderatlas Mnemosyne”, incentrato sulle antiche immagini di divinità riaffioranti nella cultura europea moderna; la cui parziale realizzazione è stata oggetto di una mostra tenutasi proprio nel 2020 a Berlino per l’inaugurazione dell’Humboldt Forum. Warburg, infatti, non fece in tempo a portare a termine l’ambiziosa iniziativa culturale, poichè tornato ad Amburgo, vi morì il 26 ottobre 1929, a causa di un improvviso attacco cardiaco.

Il grande anglista e critico letterario italiano Mario Praz, che conobbe Warburg e che con l’Aby Warburg Institute collaborò per la pubblicazione dei suoi noti “Studi sul concettismo”, ebbe a dedicargli un necrologio, e a seguito del trasferimento dell’Istituto Warburg a Londra a causa dell’avvento al potere del Partito Nazionalsocialista nel 1933‚ paragonò la migrazione da Amburgo a Londra degli studiosi e dei testi dell’Istituto Warburg a ciò che acadde ai filosofi bizantini che, proprio durante il Rinascimento, in fuga da Costantinopoli, caduta in mano turca, ripararono in Italia, portando con sè un inestimabile patrimonio umano e culturale.

@barbadilloit

Giovanni Balducci

Giovanni Balducci su Barbadillo.it

Exit mobile version