L’invettiva. Contro la destra negazionista, riscopriamo “Excalcyborg”

Per una rilettura al passo con le sfide del nostro tempo sul rapporto tra politica e scienza: "Noi cresciuti con Tognazzi e Proietti"

Cyborg

Un Cyborg della Lego

Diego Fusaro ha bacchettato Giorgia Meloni rea di aver detto: “Prima arriva il vaccino e meglio è. È un risultato averlo avuto in tempi brevi. Ovviamente bisogna seguire le indicazioni della comunità scientifica: se la comunità scientifica ci dice che ci si deve vaccinare lo si deve fare”. Il Filosofo così chiosa: “Centrodestra e centrosinistra, le due braccia del Leviatano terapeutico.”. Bene, siamo tutti ammirati dall’originalità linguistica, ma in concreto, cosa dovremmo fare caro Filosofo?

Secondo Klaus Schwab:

“I cambiamenti sono tanto profondi che, dal punto di vista della storia dell’uomo, non c’è mai stato un periodo più promettente o potenzialmente pericoloso”.

Questa frase suona drammaticamente quanto lucidamente vera.

Un caro amico che non c’è più, mi parlava dei dibattiti un po’ surreali che una certa destra radicale negli Anni ’60 e ’70 del XX° Secolo intratteneva riguardo l’atteggiamento da tenere davanti alle nuove tecnologie (di allora). Ecco che in Europa Civiltà serpeggiava la tentazione di qualcuno che intendeva fare a meno di automobili e televisori, visti come emblemi della colonizzazione culturale, come prodotti del consumismo moderno contro cui si era in rivolta, tradendo però gli stessi insegnamenti evoliani per cui l’apolitia doveva essere un atteggiamento interiore e l’ergersi sul mondo di rovine, un restare in piedi davanti alla discarica putrescente del mondo moderno. Non si trattava di negarsi al mondo moderno ma di Cavalcare la tigre senza doversi sentire necessariamente figli dell’Attuale. 

Excalcyborg

Excalcyborg, cavalieri elettrici all’assalto del cielo”- il mito di Excalibur e il Cyborg Questo il tema metapolitico del Campobase targato 1997 e voluto dalla componente identitaria giovanile italiana a Rocca di Calascio in provincia dell’Aquila. Davanti al nichilismo trovare una quadra tra la tecnoscienza e la comunità immemorabile. Cosa resta di tutto ciò?

C’è oggi nei confronti della scienza un astio irrazionale. L’odierna tecnofobia che un po’ invade le menti dell’area populista-identitaria e tradizionalista, da parte (ormai) post-cattolica tradisce anche il concetto stesso di Tradizione che attiene al depositum fidei ed alla Rivelazione, non al restare ancorati ad un fissismo ingessato nel passato, ad una riedizione amish con biancheria latinorum. Improvvisati chierici della sommossa neo-luddista fuori tempo massimo, ingaggiano mega raduni virtuali oranti contro il Male, immaginando nuovi luiginoni ossigenati che hanno sì a cuore Gerusalemme, ma come capitale sionista, tutti contro il male democratico ma tutti inquadrati su Facebook che è invece avamposto mondialista del progetto no borders, bozza telematica di Repubblica Universale. Fu così che il ragionier Fantozzi novax, dopo aver tifato per Trump deve prendersi il boomerang della sua rivendicazione del vaccino americano alla sequela dello stesso Putin, altro ex punto di riferimento assoluto e dello scapigliato londinese che dall’immunità di gregge, è subito passato ai lockdown e alla vaccinazione di massa prima ancora della Ue.  Si manifesta una totale sfiducia nei confronti della scienza, quando invece era stata proprio l’apertura alla riflessione sulle cause seconde ad aver legittimato la filosofia della scienza e lo sviluppo tecnologico nell’occidente Cristiano, rispetto alla civiltà islamica più fatalista. 

Sappiamo che nel 1825 la ferrovia tra Liverpool e Manchester avrebbe fatto guadagnare qualcuno più di altri, almeno all’inizio, ma anche che le uova e il latte sarebbero ancora stati prodotti da galline e mucche, nonostante le paure millenaristiche di qualcuno. Sappiamo anche quanto uccidano certe abitudini alimentari, allegramente propagandate da chi ci guadagna mentre chi si abbotta di colesterolo, catrame, trigliceridi, droghe, alcolici e medicinali di ogni genere, improvvisamente crede, grazie al suo account, di diventare un genetista capace di analizzare senza microscopio il contenuto di un vaccino. Adesso teme per la sua salute ed è terrorizzato che qualcuno gli cambi il suo codice genetico.

Noi figli di Tognazzi e Proietti

Non amiamo né le minestrine precotte dei media, né i pacchi fasulli delle vannemarchi urlanti. Diffidiamo sia di chi indossa la mascherina quando gira da solo in macchina, sia di chi teme i vaccini più dei virus. Abbiamo conosciuto da bambini sia Ugo Tognazzi che Gigi Proietti e quindi ‘tarapioca’ e ‘whisky maschio senza fischio’. Siamo cresciuti strafottenti e diffidenti, come anarchici di destra, come gli apoti di Giuseppe Prezzolini.

Non le beviamo le vostre cazzate. 

Oltre a quelle sanitarie ed economiche, le conseguenze più perniciose della pandemia sono state le accelerazioni dei problemi psichici di ognuno più o meno precedentemente latenti, come ad esempio trasformare per un bias cognitivo di conferma o per riflesso condizionato ogni situazione data – che potrebbe aprire nuove riflessioni operative – in un piagnisteo incapacitante. Ecco che si costruisce una realtà parallela ed apodittica, del tutto infrangibile proprio perché del tutto avulsa da qualsiasi necessità di dover dimostrare se stessa. Una pseudo-realtà che però, generata da un delirio collettivo, diventa del tutto inutile affrontare perché già perfettamente progettata e determinata in tutte le sue fasi e nei suoi esiti. Conta solo fomentare il proprio target di riferimento per affermarsi come Influencer.

Il problema è la mitizzazione dei personaggi con il pedissequo Ipse dixit, con la tecnica dello argumentum ab Auctoritatem per cui se due più due fa sempre quattro, se lo dice Lui è un quattro ancora più quattro di quello degli altri. Insomma il santonismo degli opinion leaders che trasforma qualcuno in oracolo, in Pizia. 

In verità questa vicenda ha dimostrato quanto sia necessario alla stessa Politica avere il campo della ricerca scientifica a suo fianco, come se non fosse già ovvio che lo studio sia qualcosa di prezioso e che se un certo qualunquismo egualitarista spinge a diffidare degli esperti, resta del tutto consequenziale che bisognerebbe addirittura fuggire dagli inesperti, dimentichi del fatto che è almeno dal XIX Secolo che in Italia abbiamo vaccinazioni obbligatorie. Ben prima che nascesse Bill Gates.

Il carismatismo che certe persone promuovono costantemente per una bulimia da like e followers, riesce a trasformarli (sine titulo) in punti di riferimento infallibili su ogni campo: ecco che teologi si improvvisano in virologi, professori di storia in epidemiologi, ballerine in vaccinologhe, autentici nullafacenti in costituzionalisti ed economisti, modelle in politologhe ma soprattutto perfetti analfabeti in tuttologi come del resto la sapienza popolare aveva da sempre capito, forse anche prima di Socrate: 

“El gnorante sa tanto,
el teingente sa poco,
el saggio sa gnente,
el mona sa tutto”

Vi è una propaganda in apparenza alternativa a quella ufficiale ma in realtà molto confusa ed emotiva, volta a fomentare solo una generale esasperazione collettiva. Inutile, inconcludente, miope e ottusa. È ovvio che si tratta di una trappola per topi. Come la sinistra ostinandosi con l’immigrazionismo si è ritrovata fuori dal reale pagandone lo scotto ovunque, ora è quella destra negazionista che rischia grosso col Covid. Ostinarsi a minimizzare eccessivamente la realtà e soprattutto a dileggiare il senso comune diffuso e la paura dei contagi, sta spingendo una vasta area nel cortile del terrapiattismo. Bisognava invece tenere i nervi saldi, financo tacere o agire senza agire, occorreva riscoprire Sun Tzu e abbandonare Masaniello.

Ormai è avvenuta una inversione psicopolitica: i grillisti del 2007, con tutto il loro bagaglio rabbioso e utopico sono diventati per così dire normali, perché la vita li ha sbattuti a Palazzo Chigi e li ha costretti a crescere, ma quelli che prima erano normali sono diventati i nuovi grillisti. Un nuovo grillismo si agita da tempo, privo di una struttura politica liquida ma organizzata come il M5S e di un capo carismatico riconosciuto e assoluto come Beppe Grillo, un nuovo grillismo senza Grillo. Gli altri, i non grillisti, non sono più come quindici anni fa servi o complici di Berlusconi, ma della dittatura sanitaria, ostinati a pensare che senza contenimento questo virus avrebbe letteralmente cancellato gli ospedali prima e l’intera struttura economica il giorno dopo. Tanto muoiono solo anziani e malati o l’economia viene prima della salute pubblica, illazioni in perfetto stile eutanasico-darwiniano tipico cinismo delle aree culturali liberal, ma davvero imbarazzante per chi fino al giorno prima si faceva chiamare pro-life. 

Noti maestri del complottismo compulsivo un tanto al chilo (che sembra diffondersi per sputtanare quello serio pre-internettiano) che dopo aver diffuso il terrore affermando esplicitamente che ci verrà sequestrato pure il frigorifero (senza avvertire il senso del ridicolo) e che non ci sarà più permesso di criticare chi comanda con l’avanzare della rivoluzione digitale, rendono impossibile criticare ciò che scrivono disabilitando la possibilità di inserire commenti sotto i loro articoli. 

Paventano ogni giorno dittature orwellian-sanitarie-globali, ma nei loro siti mai chiusi dal potere, tengono un controllo nordcoreano. Sentenziano in modo sicuro che non saremo più proprietari di nulla, senza avvedersi che oggi già viviamo un incubo forse anche peggiore dissimulato dal diritto di proprietà. Tra imposte di successione Imu e Tari, più o meno ogni 20 anni ci ricompriamo il nostro bene immobile (quando lo abbiamo) o paghiamo un canone allo Stato sotto forma di tasse per farci dire che è nostro. Sul reddito prodotto invece oltre la metà viene ceduta annualmente allo Stato, per cui si lavora fino al mese di luglio non per noi stessi e per la nostra famiglia e neanche per le altre famiglie, ma per ripagare un debito onnivoro e impagabile che ci tiene tutti proprietari e contenti.

Si sentenzia che altri farmaci siano stati scartati perché non avrebbero avuto dietro le multinazionali, come se la Sanofi che produce la Idrossicloridina non fosse una casa farmaceutica multinazionale ma una Onlus rionale!

Un populista dovrebbe essere in sintonia col popolo e le sue paure, cangianti ma sempre percepite con apprensione dai temi dell’immigrazione incontrollata fino a quelli ambientali, passando per quello economico e sanitario. Paure vere perché minacciose nella sostanza al di là della momentanea e cangiante percezione. L’immaginario populista ritiene più pericoloso vaccinarsi che ammalarsi di Covid 19 mentre l’immaginario popolare sente l’esatto contrario. E non si venga a dire, dopo aver fomentato le più svariate fobie (fascismo, comunismo, catastrofi nucleari, invasioni allogene), che adesso il popolo è manipolato. Dopo l’incidente di Fukushima, le opinioni pubbliche occidentali tornarono nel clima mentale di Chernobyl e il referendum sul nucleare ebbe un risultato clamoroso ed impensabile (sondaggi alla mano) soltanto l’anno precedente. Vi è sempre uno scarto tra realtà e percezione, tra analisi rigorose e multidisciplinari quasi sempre opinabili da un lato e sentimento diffuso e istintuale dall’altro. Eppure sarebbe stata una ottima occasione per esercitare la disciplina sociale nel segno di una sfida patriottica e identitaria contro l’invisibile nemico. Un’occasione sprecata sull’altare del nullismo.

Gli strumenti immaginifici c’erano eccome invece per pensare l’impensabile, seguendo forse anche quel costruttivismo vitalista echeggiato nel 1999 da Guillaume Faye, un elettroshock ideologico o la metamorfosi di valori ancestrali da riversare nel caos pandemico mettendo assieme Evola e Marinetti:

Così scriveva in Archeofuturismo: 

“Una serie di concatenamenti drammatici convergono verso un punto fatale che ritengo si possa collocare all’inizio del XXI secolo, tra il 2010 e il 2020, e faranno precipitare nel caos il mondo che oggi conosciamo, provocando un vero e proprio terremoto culturale. Le “linee di catastrofi” riguardano l’ecologia, la demografia, l’economia, la religione, l’epidemiologia e la geopolitica… A partire dal 2020 come in Europa, ma per altre ragioni, le persone abbandonavano le città, lo Stato Federale sempre più impotente si disgregava, l’economia era bloccata, mentre si diffondevano carestie ed epidemie, scoppiavano guerre etniche, come il terribile scontro tra latinos, neri e asiatici a Los Angeles nell’Ottobre 2020”. 

Il problema è che una vera elite politica dovrebbe avere l’ardire di scolpire la storia, tenendosi in Equilibrio Alto tra il marasma informe di un demos caotico e la tremenda rotta da inventare davanti al misterioso mare del Tempo. 

Con poca prora per l’insidia vasta.

Pietro Ferrari

Pietro Ferrari su Barbadillo.it

Exit mobile version