Scrivere di Presepî napoletani è una delle occupazioni più poetiche esistenti. Or il Basso è un ferventissimo cattolico; ma non altera la storia e i fatti. Onde non si oppone a chi, come me, sa che il Presepe napoletano è quanto di più pagano e antimetafisico esista. È una celebrazione della vita quotidiana: il protagonista è il popolo napoletano. Se si guarda il più bel Presepe del mondo, quello donato dal Cuciniello e oggi allocato presso il museo della Certosa di San Martino a Napoli, ci si accorge che il cibo, le taverne, la banda militare accompagnante i Re Magi, e il loro corteo con nani che tengono a catena molossi e levrieri, hanno assai maggior rilievo che il cosiddetto “Mistero”, ossia la grotta nella quale la Madonna e San Giuseppe, il bue e l’asinello, adorano il Divino Infante. Nel Presepe Cuciniello, peraltro, non v’è più grotta: il simbolo è che la rovina di un tempio romano viene revocata nel nulla dalla nascita del Bambinello: ma, ripeto, è simbolo contraddittorio, sebbene centrale di tutto per la coscienza cattolica, per il prevalervi del culto della vita.
Ricordo che il Cattolicesimo è assai più sincretista del Cristianesimo evangelico. Uno dei più grandi Imperatori, Aureliano, fissò al 26 dicembre (siamo sempre in area solstizio) la festività del Sol invictus, la più grande delle divinità. Già il re egizio Akhenaton aveva rovesciato il tradizionale pantheon, collocando Aton, il Sole, al vertice di esso pantheon. Il Cattolicesimo non si spaventa per nulla di raccogliere un’eredità pagana, essendo esso stesso, a differenza del cristianesimo evangelico e paolino, in gran parte una restaurazione dell’abbattuto paganesimo. Tutte riflessioni, quelle da me esposte, scaturienti dalla lettura delle pagine di Basso, che ringraziamo.
*Da Il Fatto Quotidiano del 24.9.2020
Per approfondire
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Pulcinella e la cantata dei pastori