Dottor Tulp. Gli italiani ormai rinunciano a curarsi: i dati di Cittadinanzattiva

183926340-e241d052-f273-4c0a-bfff-0ef7b20b6375E’ disastrosa l’immagine del Ssn -Servizio sanitario nazionale che emerge dal XVI  Rapporto Pit Salute del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva,. Liste di attesa, ticket e accesso alle prestazioni ogni giorno diventano sempre più difficile a discapito dei cittadini e della loro salute.

Dopo anni in cui gli errori medici rappresentavano il problema più sentito dalla gente, il rapporto di quest’anno vede come prima voce quella dell’accesso alle prestazioni sanitarie . La gran parte delle segnalazioni riguarda i costi a carico dei cittadini per accedere ad alcune prestazioni sanitarie. “La situazione economica – spiega Cittadinanzattiva – ha assunto nel nostro Paese una gravità particolare a causa della mancata individuazione di misure di rilancio e di spinte all’innovazione e alla crescita. Se fino a ieri il cittadino si  rassegnava alla necessità di pagare per sopperire a un servizio carente, sospeso o intempestivo, oggi vi rinuncia”.

Il balzello dei ticket sulla diagnostica e le visite specialistiche  è diventato eccessivamente gravoso dal punto di vista economico, tanto da diventare “un vero e proprio ostacolo alle cure”. Nel 2012 oltre 9 milioni di italiani hanno denunciato che rinunciano a curarsi. Di questi più di 2 milioni sono anziani, 5 milioni vivono in coppia con figli e 4 milioni risiedono nel Sud del Paese. Tutto questo ha portato ad una diminuzione dell’8,5% delle prestazioni erogate a carico del Servizio sanitario italiano.

Circa il 25% dei cittadini ritiene l’accesso ai farmaci l’ambito maggiormente gravoso in termini economici: per i medicinali in fascia A bisogna pagare una differenza di prezzo maggiore tra il generico e il brand principale e per farmaci in fascia C i pazienti affetti da patologia cronica e rara, devono pagare di tasca propria, arrivando a spendere in media all’anno 1.127 euro, nonostante siano per loro indispensabili e insostituibili, e ne debbano fare uso per tutta la vita.

 

I costi per le prestazioni in intramoenia appaiono allo stesso modo eccessivi per i cittadini, costretti tuttavia a sostenerli per poter rispondere tempestivamente ai bisogni di cura che il servizio pubblico non è  in grado di soddisfare.

 

Altra forte criticità che il nostro Paese dovrebbe affrontare è rappresentata dall’assistenza agli invalidi e agli anziani: strutture residenziali dai costi esorbitanti (7,6%), per le quali i cittadini arrivano a pagare in  media all’anno 13.946 euro. Gli assegni di cura eliminati o  inesistenti e l’insufficiente assistenza domiciliare costringono le  famiglie a rivolgersi a badanti privati, determinando un aggravio di  costi notevole che arriva in media a circa 8.488 euro annui. Per  quanto riguarda l’assistenza protesica e integrativa (6,9%), i  cittadini sono costretti a pagare in media fino a 944 euro annui per  avere prodotti “di qualita’ o in quantita’ accettabili”.

 

“La fotografia che emerge evidenzia che il Servizio sanitario nazionale pubblico, equo e solidale oggi purtroppo è una vera chimera. – ha detto Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e responsabile del  Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici – A chi dice che bisogna ripensare il concetto di universalismo (garantire tutto a tutti), rispondiamo che ciò è già stato realizzato nei fatti attraverso una riforma “non formalizzata”, sulla quale ne’ i cittadini, ne’ gli operatori sanitari e tutti gli altri attori sono stati chiamati a dire la loro: praticamente una vera e propria riforma strisciante”.

 

Molte altre sono le voci toccate dal Rapporto PiT Salute. Tra queste, è possibile segnalare gli aspetti legati alla Umanizzazione delle cure (3,8%).
Si riscontrano un prevalere di atteggiamenti sgarbati verso i pazienti, seguono incuria e maltrattamenti veri e propri. Nell’11,3% dei casi, inoltre, è difficile ricevere dal personale sanitario informazioni sul proprio stato di salute o si registrano episodi di violazione delle norme sul diritto alla privacy.

 

Queste le principali proposte del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva:
– Stop ad ulteriori tagli al Fondo sanitario nazionale
– Aggiornare i Livelli essenziali di assistenza (Lea) attuando quanto previsto dall’art. 5 del Decreto Balduzzi: revisione elenchi delle patologie croniche e rare esenti, revisione del Nomenclatore Tariffario delle Protesi;
– Agire in maniera sistematica per governare le liste d’attesa, partendo da:
– Aggiornamento del Piano di Governo delle liste di attesa scaduto da oltre un anno
– Gestione delle agende per i ricoveri ospedalieri più trasparente, promuovendo la messa in rete e la centralizzazione delle relative informazioni;
– Trasparenza e consultabilità per tutti i cittadini dei tempi di attesa reali (e non solo i tempi massimi) per visite, esami, day surgery e ricoveri indicandoli sul proprio sito, in una apposita sezione denominata “Liste di attesa” (applicazione estensiva del decreto 33/13);
– Prevedere la discrezionalità della politica solo all’interno di una cornice rigida di competenze certificate, non solo nella nomina dei Direttori Generali delle Asl ma allargata ai manager di Agenzie ed Enti pubblici che si occupano comunque di sanità.
– Coinvolgere le Organizzazioni dei cittadini e dei pazienti, azionisti e utenti del Ssn: nell’iter di approvazione del Nuovo Patto per la Salute che traccerà la sanità per i prossimi anni e nell’eventuale iter di riforma del sistema dei ticket.

@giudintrono

 

Giuseppe D'Introno

Giuseppe D'Introno su Barbadillo.it

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