La mancanza di una religione identitaria in Europa secondo Dominique Venner

Gli attuali conflitti tra visioni dei popoli secondo l'intellettuale francese (uno scritto tratto da Polemos)

Dominique Venner e Mishima

Dominique Vennerrr

La storia non scorre come il corso di un fiume, ma come l’invisibile moto della marea attraversato da mulinelli. Noi vediamo i gorghi, non la corrente. Tale è l’attuale momento storico in cui vivono europei e francesi. I contraddittori vortici del presente nascondono alla loro vista il flusso inesorabile di uno scontro di civiltà nelle loro stesse terre.

Sin dal 1993 Samuel Huntington ha previsto con rara lucidità uno dei più importanti fenomeni del dopo guerra fredda. La sua tesi di uno “scontro di civiltà” ha provocato reazioni indignate e talvolta critiche giustificabili. In ogni caso, ciò che predisse sta venendo lentamente confermato dalla realtà. Brevemente, Huntington previde che nel post-guerra fredda le differenze, i conflitti o le solidarietà tra potenze non sarebbero più state di natura ideologica, politica o nazionale, ma in primo luogo di civiltà.

Lo “scontro di civiltà” è realmente un fenomeno inedito? Si potrebbe dire che in passato ci furono sempre conflitti tra le civiltà: le guerre persiane, la cristianizzazione di Roma, le conquiste arabe, le invasioni mongole, l’espansione europea iniziata nel 16° secolo ecc.

La novità del nostro tempo, sebbene mal compresa da Huntington, è causata dalla combinazione di tre fenomeni storici simultanei: il crollo della passata supremazia europea dopo le due guerre mondiali, la decolonizzazione e la rinascita demografica, politica ed economica di vecchie civiltà che venivano considerate morte. Così i paesi islamici, la Cina, l’India, l’Africa o il Sud America lanciarono, contro la potenza americana (identificata con l’Occidente), la sfida della propria civiltà risvegliata e talvolta aggressiva.

L’altro fatto inedito dei nostri tempi, un’assoluta novità, conseguenza degli stessi rovesci storici, è l’ondata di immigrazione e collocamento di africani, asiatici e musulmani che colpisce tutta l’Europa occidentale. Ovunque, i suoi esiti stanno diventando distruttivi, nonostante i tentativi di nasconderli da parte delle oligarchie politiche e religiose, che sono i loro complici oggettivi.

Al di là del problema della “sicurezza” sbandierato durante le elezioni, tutto sta a indicare che un vero scontro di civiltà sta montando sul suolo europeo e all’interno delle società europee. Niente lo mostra meglio dell’assoluto antagonismo che separa musulmani ed europei sulla questione del sesso e della donna. Un problema che può essere definito eterno, dal momento che esso è già evidente nell’Antichità tra Oriente e Occidente, poi attraverso il Medioevo e i tempi moderni. Il corpo femminile, il ruolo sociale della donna, il rispetto per la femminilità sono segni eloquenti di identità in conflitto, modi di essere e vivere incompatibili che si prolungano nel tempo. Si potrebbero aggiungere molte altre divergenze morali e comportamentali riguardanti le buone maniere, l’educazione, il cibo, il rispetto per la natura e il mondo animale.

Una conseguenza di questa fondamentale alterità è che gli europei sono costretti a trovare la loro appartenenza a un’identità comune. Questa identità si erge sopra i vecchi antagonismi nazionali, politici o religiosi. Francesi, tedeschi, spagnoli o italiani scoprono un poco alla volta che sono alla deriva sulla stessa barca, posti di fronte alla stessa sfida esiziale al cospetto della quale i partiti rimangono stolti, ciechi o fragili.

Di fronte a questo conflitto di civiltà, le risposte politiche di ieri paiono subito superate e assurde. Ciò che è in gioco non è questione di regime o società, destra o sinistra, ma una questione vitale: essere o sparire. Ma prima che troviamo la forza di decidere cosa dev’essere fatto per salvare la nostra identità, bisognerà però avere una solida consapevolezza di essa. A causa dell’assenza di una religione identitaria, gli europei non hanno mai avuto questa consapevolezza. La dura prova verso cui stiamo andando dovrà risvegliarla. (tradotta da counter-currents.com su Polemos n.3 – traduzione F.B.)

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Dominique Venner

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