Cultura (di P. Isotta). Ma Alberto Arbasino è stato solo fumo negli occhi

Medén thaumázein, nihil admirari, non stupirsi di nulla. Questa massima della saggezza antica è attribuita da Plutarco a Pitagora: e dovrebb’essere regola di vita. Io sono troppo ingenuo rispetto a Cicerone e Orazio. Quindi, se paragono quel che i giornali scrissero alla morte di Leonardo Sciascia, uno che avrebbe dovuto quanto meno esser pregato di accettare il premio Nobel, a ciò che medio tempore hanno riempito a paginate per la scomparsa di Alberto Arbasino, non riesco a non admirari. (Ben vero, neanche Arbasino lo conseguì: per snobismo non era abbastanza buonista). Qui vorrei dire una mia opinione che cozza contro quella esposta dai più autorevoli.

Lessi nel 1967 Fratelli D’Italia, seconda edizione, Me lo volli far piacere a forza: sedicenne, m’attirava un libro dove si parlava con tanta libertà del vincolo omosessuale. Da allora non l’ho più ripreso in mano; me ne resta l’impressione che del lato omosessuale ci sia solo il blaterare di recchie di provincia, dal tono insinuante al gridolino isterico. I presunti romanzi basati su sillogi di articoli di giornale mi hanno sempre ispirato diffidenza. Ma i colti, gl’intelligenti, dicono che non è più possibile raccontare storie, occorre decostruire e perdere il centro. Ciò è verissimo se consideriamo due fra le sommità del Novecento, L’uomo senza qualità di Musil: e quanto a letteratura omosessuale pensiamo solo a I turbamenti del giovane Törless; e La morte di Virgilio di Hermann Broch; Arbasino viene considerato un esponente del romanzo-saggio, ma pensiamo alle due principali opere di Musil e Broch per ammettere che la differenza con lo scrittore di Voghera non è solo di statura, è anche essenzialmente qualitativa.

I due buttano tutto se stesso in opere che sono sfida alla letteratura e alla vita, Arbasino butta sì qualcosa, il fumo negli occhi. E pure Sciascia mescola i generi: è il Maestro incontestato della novella-saggio. Pierluigi Battista il tremulo attribuisce al povero Alberto una sterminata conoscenza dei classici greco-latini.

Ma andiamo! Da come scriveva, Arbasino avrà al massimo letto il Satyricon, direttamente in italiano, senza testo a fronte. Poi, non lessi molto di altro. Il SuperEliogabalo: ci cercavo Gibbon, ci trovai Artaud, e tu, Cara Salma, hai voluto metterti in competizione con Artaud….

Ero afflitto dal peso degli articoli su Repubblica. Avete idea del cattivo cuoco che mescola e sovrappone ingredienti affinché qualcosa ne esca? Per uno di Napoli, erano soliloqui di recchia, dal genere incerto, costituiti dall’accumulazione di meri fatti o oggetti visti o musica udita…. Ovvio, ricordare a chi non l’ha mai ascoltato Il cavaliere della Rosa diretto da Erich Kleiber. Splendidissimo, ma come non l’ho ascoltato io non l’ha ascoltato lui, ché la registrazione fu degli anni Trenta. Quella serie di accumulazioni e citazioni, ossessiva, aveva il bisogno di nascondere il nulla del pensiero; torno al cattivo cuoco che aggiunge, inoltre, la panna…

E quella leziosa, interminabile serie di puntini di sospensione. Di musica non capiva niente; era un altro Mario Bortolotto, lo scopo del quale era épater piuttosto che parlare di ciò che è, e il quale al Quartetto op. 132 trova sempre superiore Ein musikalische Spass, e ai Valzer di Strauss antepone la loro trascrizione per armonium e complessino fatta da Schönberg perché anche questo Grande doveva mangiare.

L’enumerazione, la digressione, l’accumulazione, vennero inventate da Flaubert, e sono una vera visione del mondo in ogni tipo di opera. Così i discorsi degli imbecilli. Arba arbae si limitava a registrare quel che sentiva nel suo ambiente aggiungendovi, quando non poteva farne a meno, un pizzico di umorismo.

SI credeva un elegantissimo, Anche su questo fatela dire a un napoletano. A Roma sarà riuscito a trovare un economico sarto di Voghera o Lodi; e su quelle tristissime colorate pochettes anche i miei occhi fanno scorrere copiose lagrime – perché, in fondo, tra la finta Signorina Snob (Franca Valeri sì ch’è un genio) e io, sono io il meno cattivo.

*Da Il Fatto Quotidiano del 22.4.2020

Paolo Isotta*

Paolo Isotta* su Barbadillo.it

Exit mobile version