Leggere (alTempodelCorona). “Sepp” di Carrillo: avventure libertarie da Sant’Agata di Puglia agli Usa

Sepp di Francesco Carrillo

Come certamente avranno notato i lettori della mia precedente recensione (quella di “Trillirì”, di Mario Carli), ancor più del solito in tempi di quarantena, spinta da un irrealizzabile quanto banale desiderio di libertà, prediligo i racconti di viaggio e d’avventura. 

Viaggio reale, metaforico, viaggio psicologico e sentimentale, per mare e per terra, in treno e a cavallo. “Sepp”, di Francesco Carrillo (GOG Edizioni, Roma, 167 pp., 14 euro) rientra perfettamente in questa categoria e, come “Trillirì”, ha il duplice pregio di essere basato su fatti realmente accaduti e integrato con uno sviluppo psicologico plausibile e avvincente. È un Bildungsroman degli anni 2000, che getta lo sguardo all’indietro sulle vicende familiari dell’autore senza nostalgia e senza risultare mieloso né nello stile della prosa, punteggiata da coloriti termini dialettali ma priva di affettazione folcloristica, né nell’eterna ricerca dell’happy ending a tutti i costi.

Sepp è un giovane contadino, carismatico e ambizioso, nato a Sant’Agata di Puglia da una famiglia di onesti lavoratori. Seguiamo i suoi passi tra i primi amori contrastati, i furori politici socialisti, le disavventure giudiziarie, gli incontri epocali (primo fra tutti quello con il sindacalista di Cerignola Giuseppe di Vittorio), fino alla parentesi americana, vissuta da emigrante sempre in bilico tra l’ambizione e la testarda – seppur appena accennata – volontà di tenersi fuori dall’Onorata Società, all’epoca in rampante ascesa. La parabola del protagonista poi “discende” con il suo ritorno in patria e il matrimonio felice, oscurato però dall’ombra ormai incombente della Grande Guerra.

Il volume, un po’ come “L’Ardito” di Roberto Roseano (altra saga bellica italiana romanzata, di recente arricchita da un nuovo volume), è corredato da una bibliografia essenziale ma non scarna, da cui traspaiono gli interessi e gli orientamenti storici dell’autore, da un’appendice fotografica e da una postfazione quasi manzoniana, che dà conto delle circostanze del ritrovamento della corrispondenza e delle medaglie del nonno da parte dell’autore.

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Camilla Scarpa

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