Musica identitaria. Arriva “NeoGeo” di Skoll: una critica al mondo ingrigito da tecnica e web

E’ uscito pochi giorni fa il nuovo album del cantante Skoll, ormai noto in Italia e all’estero, dopo 20 anni di attività. Barbadillo lo ha intervistato per conoscere il suo ultimo lavoro e i prossimi progetti.

Skoll, Neo Geo, il suo nuovo album, esce in inverno e si preannuncia come un nuovo capitolo della sua storia artistica. Cosa è cambiato dai tempi di “Lune Feroci” ad oggi?

“Sono cambiate moltissime cose, sono passati quasi vent’anni e una quindicina di dischi. Crescendo ho cambiato il modo di scrivere perché mentre da un lato acquisivo maggiori capacità musicali, dall’altro facevo inevitabili esperienze di vita. Se ci pensi è un fatto curioso: seguire un autore nel corso di decenni permette di vederlo “da fuori” ma ad intervalli piuttosto lunghi, cogliendone sensibilmente i cambiamenti. Così, alla fine, i miei dischi diventano come istantanee, pagine di diario, testimonianza di una vita che non è neppure solamente “artistica”. In questa musica, infatti, c’è proprio la mia vita. Vent’anni in quindici scatti, in quindici fotografie. E forse, alla fine, la cosa a cui tengo maggiormente è che si capisca quanta sincerità e quanta parte di me siano contenute nella mia musica, in ciò che ho scritto in tutti questi anni”.

Nella traccia di presentazione, che dà il titolo all’album, sembra esserci una critica alla nuova società inconsapevole ed ipertecnologica. E’ una critica di matrice sociale?

“Assolutamente sì. “Neo Geo” racconta di una nuova socialità che si fonda su un concetto di resa: pur di condurre la propria vita nei nuovi mondi virtuali, nei mondi “social”, gli uomini hanno ceduto parti consistenti della proprie libertà. Il paradosso di quella che è la massima espressione della “democrazia”: nell’epoca in cui la massa ha raggiunto inediti livelli di illusoria importanza e affermazione – tutti convinti che le fotografie della propria vacanza o di una cena al ristorante interessino al mondo intero – gli uomini vivono sotto forme di controllo assolutamente formidabili – da quelle commerciali, con la circolazione ossessiva dei nostri dati e dei nostri gusti, a quelle sociali con il monitoraggio pressoché continuo delle nostre abitudini, dei nostri comportamenti, delle nostre potenziali ribellioni, “stranezze”, “pericolosità”. È la forma più tragica e paradossale di baratto, a cui abbiamo prestato il fianco non del tutto inconsapevolmente. Tutto questo è “Neo Geo””.

Nell’album ci sono anche tracce più in linea con le sue tematiche tradizionali?

“La chiave di lettura di questo mio, nuovo album è il presente. Ciò non toglie che vi siano canzoni più nel solco della mia tradizionale discografia (compreso brani più intimi e personali). Anche in questo caso, però, le storie servono ad affrontare la realtà in cui viviamo: per fare un esempio, “Estasi e luce”, dedicata a Nazario Sauro, non è una canzone di testimonianza, una canzone storica… lo stesso vale per “Zero geografico assoluto”, dedicata al sacrificio sconosciuto del trasvolatore  artico Ettore Arduino.  Racconto uomini così differenti dai modelli imperanti perché siano di ispirazione nel nostro presente. Ci servono anticorpi per vivere meglio. Tutto qua. Esempi per vivere la nostra vita senza cedere completamente al conformismo dilagante ma non estraniandoci nello spazio e nel tempo, asserragliandoci pateticamente in remote, e mai vissute epoche dell’oro”.

Visto che è un artista vulcanico e capace di rinnovarsi, quali saranno i prossimi sentieri artistici?

“”Neo Geo” è stato un lavoro molto lungo, più lungo del mio “solito”. Solo lo studio degli arrangiamenti – in alcuni pezzi ho voluto utilizzare suoni molto attuali, elettronici – ha richiesto diverse settimane. Complessivamente, mesi di lavoro. Nel futuro, per il momento, ci sono i concerti di presentazione. Inizieremo molto presto e saranno, come al solito, numerosi. Poi vorrei registrare un nuovo video, un secondo singolo. E poi… poi si vedrà”.

@barbadilloit

Francesco Filipazzi

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