Riviste. “Bombe sull’Italia” il nuovo speciale di “Storia in Rete”

«Nel 1973, il Public Record Office di Londra diffuse alcuni documenti sui piani dei bombardamenti da effettuare sull’Italia. Erano calcoli, anche numerici, a lungo termine, preparati nei dettagli: tra il settembre del 1943 e il febbraio del 1944, gli angloamericani avrebbero dovuto riversare sul centro-nord circa 45 mila tonnellate di bombe. Con chiarezza, le “operazioni di bombardamento” furono trasmesse dal commodoro Sidney Osborne Bufton della RAF agli altri ufficiali il 29 luglio 1943». Il regime fascista era caduto da quattro giorni. Nondimeno, l’equivalente della potenza di tre bombe di Hiroshima sarebbe stato scaricato sull’Italia in quattro mesi, secondo quel memorandum del 29 luglio 1943.

A informarci di questo tassello nell’orrido puzzle della guerra aerea durante il Secondo conflitto mondiale è lo speciale di «Storia in Rete» intitolato «Bombe sull’Italia», un’opera che si pone come pietra miliare nel racconto di questo aspetto, fra i più odiosi, della guerra. Un racconto che in Italia è stato per molti decenni rimosso, relegato alle cronache locali (a volte esagerate, patetiche o perfino errate nell’attribuzione delle responsabilità), mistificato.

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Le oltre centoventi pagine dello speciale sono in gran parte riempite di inediti lavori di Sebastiano Parisi – giovane storico specializzato proprio nella guerra aerea in Italia, con diverse pubblicazioni dedicate ai raid su Milano, Bolzano e sull’impiego delle bombe a frammentazione – e di Enrico Petrucci, storica firma di «Storia in Rete» su cui fra l’altro tiene da oltre dieci anni una rubrica sulle armi più strane e bizzarre della storia della tecnologia militare («Le Guerre Improbabili»). Non di minor valore i contributi di Aldo A. Mola sui rapporti fra partigiani, politica interna italiana e incursioni aeree alleate (in cui vengono pubblicati anche documenti inediti dell’OSS statunitense, l’antenato della CIA) e di Pierluigi Romeo di Colloredo Mels, il quale – archeologo – si concentra con sguardo dolente sui danni mostruosi che il patrimonio artistico, architettonico e culturale dell’Italia ha dovuto subire dai bombardamenti angloamericani. E ancora, Luciano Garibaldi che ricorda la strage di innocenti a Gorla (MI), quando una scuola elementare piena di bambini venne centrata dalle bombe fatte cadere dai bombardieri americani, una strage rimossa nell’imbarazzo generale (venne perfino offerto del denaro alle famiglie delle piccole vittime perché rinunciassero a un monumento, che edificarono senza alcun aiuto da parte delle ignave istituzioni locali e nazionali); Marco Petrelli, che ripercorre gli ultimi, vani tentativi della caccia italiana, con le insegne della RSI, di fermare la marea delle Fortezze Volanti angloamericane; Federico Sesia, con uno studio sulla diplomazia del Vaticano e il tentativo – riuscito a metà – di risparmiare a Roma ulteriori bombardamenti dopo quello devastante sullo Scalo san Lorenzo del 19 luglio 1943; Emanuele Mastrangelo, che dà una panoramica dell’escalation di violenza e orrore scientificamente perseguita dai comandi britannici e dallo stesso Churchill con il dichiarato scopo di sterminare il maggior numero possibile di civili nemici e di ottenere così una catena di attacchi e rappresaglie da parte tedesca che avrebbero convinto i cittadini inglesi a continuare la guerra anziché chiedere a Downing Street di cercare una soluzione negoziale con la Germania.

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Infine, questo speciale ripropone – aggiornati e con una nuova cura grafica – articoli e anticipazioni sui temi più scottanti quali il bombardamento di Montecassino, gli attacchi angloamericani sulle città francesi, i raid «per sbaglio» contro il Vaticano, l’incursione del 2 dicembre 1943 dei tedeschi su Bari, in cui venne colpita una nave piena di armi chimiche americane, una circostanza tenuta segreta per molti decenni e la scottante vicenda delle lettere attribuite a De Gasperi nelle quali si sarebbe chiesto agli Alleati di bombardare l’Italia, una vicenda costata a Giovannino Guareschi un anno di prigione per diffamazione, ma che il fiero giornalista romagnolo non volle mai ritrattare.

@barbadilloit

Alberto Lancia

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