Focus Western. Il mito della Frontiera è come gli archetipi di Atlantide e la Terra di Mezzo

Gli indiani e il mito della Frontiera
Gli indiani e il mito della Frontiera

Intere generazioni di spettatori e lettori per decenni hanno associato il termine western a quello degli orizzonti sconfinati dove si celava l’ignoto, l’avventura, le sparatorie e le scazzottate, i salvataggi all’ultimo minuto, di cavalcate sfrenate, di panorami maestosi, indiani, sceriffi, banditi e assalti alle diligenze. Nel secondo dopoguerra sia nel cinema che negli albi a striscia nel nostro paese l’epopea del West ha tracimato nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati del genere di tutte le età portando con sé il mito della Frontiera, un luogo misterioso e lontano nel tempo e nello spazio. Il mito dell’America favolosa e sconosciuta arrivato con i soldati americani che portavano la Coca Cola, la gomma da masticare e la musica in un paese devastato dalla guerra e traumatizzato dallo scempio da macelleria messicana di Piazzale Loreto. Nelle strade da ricostruire i ragazzi giocavano agli indiani e cowboy con Colt di legno improvvisate costruite con i rimasugli da falegnami locali. Tante volte le loro voci risuonavano, storpiando i nomi degli attori e dei personaggi imitando anche le onomatopee dei fumetti come il “banghete” che per esempio riportava Benito Jacovitti nelle sue storie sul vecchio West con salami e cowboy che bevono camomilla. Molti autori come Jacovitti e Bonelli che hanno dato vita a personaggi come Cocco Bill e Tex Willer devono il loro lavoro proprio a questi ricordi fatti di momenti analoghi a quelli descritti. Li distingue il fatto che a loro volta sono stati loro i produttori di quelle storie che da bambini li hanno appassionati “infettandoli” come un virus benevolo. Un impegno difficile ma che ci aiuta a comprendere cosa è stato per molti il mito della Frontiera. 

Il West che arriva con lo spettacolo di Buffalo Bill è in realtà una parodia edulcorata di quello vero. La realtà di quel periodo è stata travisata mostrandone solo gli aspetti folkloristici e fasulli. Ci vorranno anni prima che il pubblico possa confrontarsi con le atmosfere più realistiche e violente legate all’avanzata dell’uomo bianco nell’Ovest. Rievocare gli eventi e i personaggi storici con precisione di particolari non cancella quanto accaduto in passato. Aveva ragione John Ford quando nel suo film L’uomo che uccise Liberty Valance fa pronunciare a uno dei protagonisti una battuta che è ormai entrata nella storia del cinema che dice “Quando nel West la Storia incontra la leggenda, vince la leggenda”.

Il West non è solo un genere letterario o cinematografico. La Frontiera e la Conquista fanno parte del Mito come Atlantide, la Terra di Mezzo di Tolkien, l’Era Hyboriana di Conan il barbaro, la galassia di Guerre stellari e i mondi della fantasia che vivono un universo parallelo fuori dal tempo e dallo spazio. Il tempo si accorcia e si dilata a piacimento degli sceneggiatori e dei registi lasciando inalterate nel fumetto le fisionomie dei suoi eroi sospesi in un limbo temporale che li distacca dall’universo dove il tempo continua a scorrere. Mentre i luoghi e i protagonisti di questa epopea vengono plasmati e adattati alle circostanze ma rimanendo sempre identificabili: lo sceriffo, il cowboy, la cavalleria, la Main Street, l’accampamento indiano, la Monument Valley e la corsa all’oro. Luoghi, personaggi e situazioni la cui evocazione viene lasciata al lettore, in un continuo ritorno, mescolamento che assume contorni sfaccettati e sorprendenti. È vero poi che la conquista del West è stata vista per anni dalla parte dell’Uomo Bianco. Ed è caratterizzata dallo sterminio dei nativi. Ma nel West degli indiani abbattuti da Ringo Kid in Ombre rosse al termine della scena si rialzano e si scuotono la polvere interpretando il ruolo di una commedia umana che li vede protagonisti in una parte ingrata che è quella dei vinti. In questo universo la figura che incarna l’aspirazione umana di tutte le latitudini è la figura del pioniere che abbandona tutto in cerca di una vita migliore nell’Oregon di cui ha già sentito parlare da altri che vi sono già stati in cui vi è un’opportunità. Il pioniere non esita a guardare nuovi orizzonti anche se il prezzo da pagare per raggiungerli è alto come attraversare terre inospitali, banditi e pellirosse restii giustamente a farsi cacciare dalle loro terre e una natura selvaggia e pericolosa.

Il West che ricordiamo, non poteva escludere un altro medium che è il fumetto anche se gli Stati Uniti non ne hanno sfornati tanti come ci si sarebbe aspettato. I pochi esempi fortunati sono Lone Ranger che dalla radio passa prima alla narrativa, poi al fumetto e infine al cinema, Red Barry, Cisco Kid che sono però ben poca cosa visto che il West è il momento su cui si fonda la storia degli Stati Uniti. Come avvenne in Italia con il Risorgimento, per gli americani la conquista del West ha molto poco di esotico nonostante i momenti di grande fascino.

In compenso il West diventa un cavallo di battaglia per le scuole fumettistiche di tutto il mondo come quella argentina, quella franco belga con Jerry Spring, Blueberry e Comanche creati da Jijé e Jean Giraud. Fino ad arrivare al nostro paese. Se per gli americani Buffalo Bill rappresenta l’icona del West, per gli italiani l’attenzione si sposta su Tex Willer il ranger creato da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galeppini è ormai presente da più di settanta anni nelle nostre edicole. Prima è stato affiancato da altri eroi del passato come Kit Carson prima della guerra, Pecos Bill e Capitan Miki, il Piccolo Sceriffo e dei protagonisti del cinema western che nel 1948 sono presenti nelle sale cinematografiche italiane dal 1948 che è l’anno di nascita di Tex fino agli anni Sessanta. Tex affronta e supera il nuovo cinema western di Sergio Leone e il revisionismo degli anni Settanta giungendo con maggiore successo ai nostri giorni. Adesso che siamo nel ventunesimo secolo l’Ovest americano è stato soppiantato da un’altra Frontiera quella dello spazio ma in cui le orme sono ricalcate e l’epopea umana è la stessa.

Il cinema di oggi che sia di fantascienza o di azione ha le stesse caratteristiche del western, basta ricordare la scena di Guerre Stellari nel bar di Tatooine quando Han Solo incontra Luke Skywalker, o Sylvester Stallone che in Copland interpreta lo sceriffo Heflin che da solo affronta tre poliziotti corrotti come Gary Cooper nella parte dello sceriffo Will Kane affronta tre banditi in Mezzogiorno di fuoco, o che differenza c’è tra la spedizione di Lewis e Clark per raggiungere il Pacifico e i viaggi dell’Astronave Enterprise di Star Trek. Entrambi sono in viaggio verso l’ignoto e lo fanno con quello che hanno a disposizione verso un orizzonte ignoto carico di insidie e allo stesso tempo di nuove opportunità.

Oggi si pensa che il western sia un genere cinematografico in declino perché le major americane ne producono pochi e di solito sono dei cult movie o degli omaggi come per esempio fa Tarantino. Io credo che invece il western non è morto e se vogliamo la frontiera è ancora aperta e che continuerà a manifestarsi finché sarà vivo il ricordo dei film di John Ford, di Sturges, di Sergio Leone. Il West è un Mito che non morirà mai perché nell’uomo dai tempi di Ulisse vive sempre l’aspirazione nella ricerca di nuove Frontiere.

Go West, Young Man! Go West!

@barbadilloit

Giovanni Di Silvestre

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