Focus Western. Sul treno con chi uccise Liberty Valence

Gene Pitney
Gene Pitney

L’uomo che uccise Liberty Valance  inizia con l’ingresso di un treno che attraversa la prateria a tutta velocità. Il treno arriva alla stazione che ha uno sfondo imponente: un edificio che dà sulla main street di Shinbone, una città immaginaria del vecchio West. Il treno e l’edificio rappresentano il progresso tecnologico, cui fa seguito anche la comparsa di un telefono rudimentale con cui un giornalista avvisa la redazione dell’arrivo del senatore in città.

Si tratta del senatore Ransom Stoddard, accompagnato dalla moglie Hallie e accolto dallo sceriffo a riposo Link. Sceso dal treno il senatore ricorda più una statua uscita dal museo delle cere, con dei modi impagliati, pomposi e retorici. Viene adulato e catturato dalle lusinghe e dall’interesse dei giornalisti, del capostazione e di Link. Stoddard esercita la sua volontà di rappresentazione raccogliendo la redazione del locale giornale di Shinbone, lo “Shinbone Star” liquidando la moglie a Link con un formale “Link, perché non porta Hallie a fare un giro in città?” dato che lui è chiamato a rispondere all’appello dell’elettorato e alla curiosità dei giornalisti per insegnare loro cosa è la politica affinché loro, i giornalisti coscienziosi e responsabili divulghino e rappresentino al popolo bue la politica. 

Le reazioni di Hallie e Link sono di rassegnazione, ormai non sono più né sorpresi, né insofferenti dopotutto Stoddard è un politico. Dopo essersi scambiati uno sguardo silenzioso, Hallie e Link si disinteressano della rappresentazione che avviene a pochi metri di distanza da loro, ignorando quegli affari che catturano l’attenzione dei giornalisti. I loro pensieri corrono nel ricordo di Tom Doniphon che è inesistente e insistente nello stesso tempo, l’uomo ha realmente ucciso Liberty Valance e che Stoddard ha ucciso nella rappresentazione.

Con i loro silenzi e poi con le loro parole prima imbarazzate e poi sempre più informali Link ed Hallie evocano i fantasmi. Abbiamo un piano sequenza di un minuto che inizia dal momento in cui Stoddard si allontana dal calesse su cui Link ed Hallie sono seduti. Stoddard è andato ad allestire il suo ennesimo spettacolo per poter mantenere il suo scranno a Washington. Il piano sequenza è così suddiviso: prima abbiamo un’inquadratura fissa in piano americano che entra in movimento molto lentamente mutando la grandezza ad una mezza figura dei due personaggi. Lo sguardo di Ford attraverso la macchina da presa si avvicina ai due soggetti che sembrano ormai svuotati di vita. Lo sguardo del regista si sofferma alla conversazione dei due personaggi che è passata dalla formalità di due persone che non si vedevano da anni a una conversazione più intima e colloquiale. Nell’intesa degli sguardi si fa spazio una figura assente che è quella di Tom Doniphon. 

Durante la loro passeggiata in calesse vi è uno scambio di battute tra Link ed Hallie: “Ho notato che non hai la stella” osserva Hallie. “Già! Il senatore è l’unico della vecchia guardia a lavorare ancora” risponde Link. “Questo posto è cambiato di certo. La chiesa, la scuola, i negozi” prosegue Hallie.

La macchina da presa si avvicina entrando nelle pieghe delle parole, negli sguardi e nei silenzi mettendo a fuoco la postura rigida dei personaggi ormai degli spettri di quella vitalità e quell’allegria che contraddistingueva lo sceriffo vigliacco ma guascone e una Hallie sorridente e combattiva. Non sono spenti dalla vecchiaia perché Stoddard altrettanto anziano lavora ancora, si muove e muove gli altri che gli stanno attorno, è la Storia che li ha cambiati. Link risponde “è stata la ferrovia”. Non solo la ferrovia, anche la stampa, la politica e il diritto codificato ma pur sempre quello del più forte, il capitalismo dell’Ovest che non corrispondeva al sogno dei primi pionieri e dei farmers si ritrovano invece schiacciati dalla rappresentanza politica e dalla rappresentazione. Il capitale invade le città dell’Ovest spettralizzando i corpi e mummificandoli come Hallie che era il fiore prediletto di Tom. Il calesse su cui sono seduti è fermo, non è un vettore di libertà come il calesse di Ombre rosse nel finale. Link in un sussulto di orgoglio ricorda che il deserto è rimasto lo stesso e Hallie fa notare che il cactus è in fiore e ancora riaffiora la figura di Tom assente. Nel film sussiste uno stato di cose storico sociale attraverso una trama di connessioni e ruoli che ha trionfato: la civilizzazione capitalista e la rappresentanza politica sostituiscono le comunità autogestite. Nell’evocazione dei due personaggi e nel primo flashback vi è l’incontro tra due presenti ricordati e narrati ma solo uno ha la dimensione dello stato di cose che ha avuto un futuro. Il presente di Doniphon che è quello dei Vinti non finisce anche se Tom è morto e ha perduto sia per la storia che per lo stato di cose, egli è presente nella memoria di Link e di Hallie. La sconfitta e la morte in solitudine di Tom vanno oltre l’avvenimento storico. Nella sequenza vi è l’irruzione del treno che rappresenta la Storia del West e del cinema western. L’irruzione del treno, i silenzi di Link e le parole di Hallie promettono allo spettatore non tanto la rappresentazione di Stoddard che allestisce da perfetto mestierante della politica. 

La sequenza di Link e di Hallie dopo l’irruzione del treno è un agglomerato di suoni aspro e stridente, uno smarcamento dalla scena di cui Stoddard è regista, attore, spettatore, vittima e carnefice. In questo si pone il colloquio tra Hallie e Link i cui contenuti della conversazione, assieme alla postura dei due personaggi rappresentano un’inversione hegeliana del corso del mondo, della volontà di rappresentazione che risucchia la realtà svuotandola da affari e politica. La Storia interrompe l’attività vuota e senza determinazione che rende Stoddard, Hallie e Link delle statue di cera.

Torniamo alle parole di Link sul deserto “Ma il deserto è sempre lo stesso”, rovente, selvaggio e rizomatico . Un taglio brusco che interrompe l’operosità, il funzionamento cieco in cui il soggetto è coinvolto nel corso del mondo, ma non riesce ad orientarsi e non riesce a modificarlo ricacciando indietro il protagonista togliendogli la speranza. Nel caso del film di Ford è la speranza di Tom e degli altri farmers di decidere il proprio destino e realizzare la loro individualità nel corso del mondo ricomponendo quella frattura tra libertà e potere, soggetto e oggetto, individuo e mondo .  

Lo iato rappresentato dal colloquio tra Hallie e Link e dal viaggio nel deserto per rendere omaggio alla casa di Tom in cui molti anni prima si è consumato un gesto di sacrilegio e di sacrificio, un gesto di protesta contro il corso del mondo e contro il capitalismo mascherato da civilizzazione dell’ovest. Alla forza del soggetto si è sostituito il diritto del più forte. Il capitale ha vampirizzato l’energia per canalizzarla nell’accumulazione e nel controllo attraverso la rappresentazione di Stoddard. L’energia rivolta al sole, aperta ai colori dell’arcobaleno, al vento è l’energia di Tom Doniphon, che è un barbaro contrario al lusso e al comfort, cioè le cose inutili e fatue della vita. Barbaro sì, ma circondato da quella magnificenza e che sa essere altrettanto colto e galante quanto Stoddard, il giovane avvocato idealista prima di diventare un politicante, questa aura di magnificenza la si vede nei gesti di Tom per esempio quando si accende la sigaretta, si toglie il cappello o sbatte la porta diventa un evento o un rito.

L’energia perduta è rappresentata dall’intesa tra Hallie e Link, la veglia in compagnia di Pompeo, il fiore di cactus sulla bara, una tenerezza dal sapore nostalgico che verrà ripresa da Peckinpah, una tenerezza verso coloro che sono più vicini anche se morti che emergerà nel finale quando Stoddard e sua moglie sono sul treno per rientrare a Washington. Hallie confessa al marito di aver amato Tom, anche se lui l’ha sempre saputo e di sentire la mancanza per quella terra selvaggia. “Il mio cuore è qui” confesserà Hallie.

Hallie e Link sono lontani da Stoddard e da un presente pragmatico asservito alla Storia in cui si avvicinano a Tom che è assente, quando Hallie giunge davanti alla casa distrutta di Tom, Hallie raccoglie un cactus cresciuto accanto alle rovine e dà l’idea che Tom sia solo uscito di casa.

La casa dove è avvenuto il sacrificio e il sacrilegio, Tom Doniphon voleva ampliarla e renderla confortevole per Hallie. Quella casa verrà bruciata da Tom dopo aver ucciso Liberty Valance e aver consegnato Hallie a Ransom che ora è libero di corteggiarla senza più rischiare di incontrare Liberty. L’incendio alla casa sarà un atto di furore, una pulsione distruttiva che interrompe la vita che viene lasciata vivere. Si tratta di un atto sacrilego in cui Tom distrugge ciò a cui tiene di più, ma è anche un gesto di sacrificio consegnando Hallie a Ransom, perché lui le può dare ciò che lui non le può offrire: una esistenza civile, una casa in una vera città e un giardino con veri fiori e non cactus.

Per partire in direzione del deserto e raggiungere la casa di Tom, Hallie e Link devono muoversi con il calesse mentre il fischio del treno che rappresenta il capitale, e il calesse si muove nel momento della partenza del treno, ma il calesse prende un’altra direzione che non è quella della Storia ma della Memoria.

Il deserto verso cui viaggia il calesse è il non luogo, la cavità vi è l’insistenza di Tom. Finalmente Hallie sorride quando giunge di fronte ai resti della casa mentre soffia il vento che le alza il velo. Sorride mentre osserva i cactus che fioriscono attorno alla casa bruciata di Tom, le macerie e le ceneri rappresentano un amore che ancora brucia. Le rovine della casa di Tom rappresentano un altare, un focolare domestico in fiamme, un incendio appiccato da Tom che ha perduto l’amore di Hallie e tenta il suicidio dandosi la morte tra le fiamme se non fosse per l’intervento di Pompeo.

La corsa del calesse finisce in un punto di arresto e contemplazione, il viso di Hallie si rianima e la colonna sonora non è più il fischio del treno ma il tema di Ann Rutledge in Young Mr. Lincoln composta da Alfred Newman che era il compositore preferito di Ford.

Nella rappresentazione abbiamo una dissolvenza incrociata in cui il senatore manda via Hallie perché la rappresentazione divora la realtà. Compare Stoddard nella redazione del giornale che con la sua presenza congela i presenti, come un novello Demostene il senatore sta per concludere il suo pistolotto da politicante. Sullo sfondo ricompare il calesse e Stoddard chiude la sua rappresentazione per ricongiungersi ad Hallie e Link per andare alla veglia funebre di Tom. Ma l’ex direttore del giornale Peabody lo insegue aprendo la porta presentandoci un’altra rappresentazione, che è il ritratto del direttore e fondatore dello “Shinbone Star”, giornalista idealista e beone, anche lui ormai museificato e incorniciato dopo aver ispirato Stoddard con un articolo che l’avvocato voleva pubblicare come testo della scuola che lui aveva allestito in città per insegnare ai cittadini di Shinbon oltre a leggere e scrivere e l’educazione civica per trasmettere ai cittadini i valori della democrazia, in questa scuola erano stati appesi i ritratti di Washington e Lincoln che non sono che una rappresentazione che rinviano a un’altra rappresentazione. Giunti alla camera funeraria dove è deposto il feretro di Tom, il retrobottega di un falegname disonesto che ha sfilato gli stivali dal corpo di Tom e li ha rivenduti. Il senatore è accolto da un bottegaio imbarazzato che non aveva saputo organizzare un funerale all’altezza non tanto di Tom ma del senatore Stoddard che ha ucciso Liberty Valance.

Tom è chiuso in una cassa di legno anonima, vegliato solo da Pompeo che è un altro escluso. Tom è stato chiuso senza i suoi stivali, le sue pistole e i suoi speroni, Stoddard scandalizzato con abile mossa da politicante si adopera per restituire dignità a Tom, dopotutto è il minimo che Stoddard possa fare visto che Tom lo ha destinato al successo politico e l’ha gettato tra le braccia di Hallie realizzando i suoi sogni e i suoi progetti e lui che è un senatore degli Stati Uniti provvede subito a munire di stivali, speroni e pistole il cadavere. Sarà Link a dire a Ransom che Tom non portava più armi da molti anni, che motivo avrebbe avuto di portarle? Il capitalismo dietro la maschera della civilizzazione ha sostituito l’uso delle armi e adesso è lo Stato che ha il monopolio della violenza. Che motivo avrebbe avuto Tom di andarsene a spasso in stivali e speroni e per giunta armato? Sarebbe stata una rappresentazione folkloristica del Far West a uso e consumo dei gentlemen dell’Est in vacanza.

Sicuramente il gesto di Stoddard era spontaneo e sincero ma questo non annulla la retorica della volontà di rappresentazione cioè rappresentare Tom come un cowboy o un gunfighter. Ma a uccidere Liberty è stato il bovaro, il pistolero non sono stati l’avvocato o il giornalista Peabody, è stato Tom a spianare il successo politico a Ransom Stoddard. Stoddard inciampa nella sua volontà di rappresentazione aiutato da quel giornalismo che oggi definiremmo giornalismo spazzatura, quando il direttore dello “Shinbone Star” irrompe durante la veglia funebre dando sponda all’ego di Stoddard. Come aveva detto Walter Benjamin il giornalismo non ha logica connessione, né montaggio, né decoupage è un innesto. Il giornalismo procede senza riguardo e non ha rispetto per niente e nessuno. “Chi era Tom Doniphon?” chiede il direttore, il senatore Stoddard non sa resistere e accetta, dopotutto sta parlando con il direttore di un giornale a tiratura nazionale e l’elettorato vuole delle risposte, alla fine lui e il giornalista condividono lo stesso sistema di regole. E Stoddard inizia a raccontare la storia lasciando che siano un pensionato, una donna e un negro che sono tre emarginati. Stoddard risponde ai giornalisti e, seguito dai giornalisti passa dal retrobottega alla sala principale dove si trova una diligenza in completo stato di abbandono. Avvicinandosi Stoddard nota che è la stessa diligenza della “OVERLAND STAGE LINE” con cui giunse nell’Ovest la prima volta, questa diligenza dà il via al flashback del film.

L’Ovest è messo in scena di notte, una selva oscura e pericolosa, come nei fumetti, ma non dimentichiamo che è il racconto di un Demostene. Quando la diligenza entra nel quadro dell’immagine esplodono dei colpi di pistola. E veniamo a conoscenza di Liberty Valance, con la sua inseparabile frusta dal manico d’argento e affiancato da due brutti ceffi, uno è un sadico e l’altro è un viscido dal viso di faina. Ransom è un avvocato idealista da poco laureato e per prendere le difese di una passeggera viene malmenato e umiliato da Liberty subendo quella che Liberty chiama Western Law. Gettato a terra viene frustato e frustrato nei suoi principi, nella sua dignità e nel suo corpo. Cambiando inquadratura, luogo e décor vediamo entrare in scena John Wayne che a differenza di James Stewart non arriva con il treno ma monta a cavallo. Soccorre Ransom abbandonato nel deserto, ferito e infreddolito e come nella parabola del buon samaritano. E proprio come il personaggio del Vangelo soccorre Ransom e lo affida ad Hallie che lavora nell’osteria di Shinbone che è gestita da una famiglia di immigrati svedesi. Tom si prende carico delle cure e delle spese presso la locanda che ospita Ransom.

Ransom è votato assieme a Peabody alla convenzione, ma è costretto quella notte ad affrontare Liberty Valance esasperato per la sconfitta elettorale a cui anche lui si era candidato. Nonostante Ransom avesse accusato Doniphon di essere uguale a Liberty, nonostante fosse contrario all’uso delle armi, nella rappresentazione era contrario alla violenza; ma in realtà aveva cominciato ad esercitarsi al tiro con la pistola. Dopo le elezioni e dopo l’ennesima aggressione che manda Peabody in ospedale, scende in strada pistola alla mano sfidando Liberty e gli spara uccidendolo. In realtà non voleva arrivare ad uccidere, voleva semplicemente arrestarlo per violenza privata e lesione in forza dei suoi studi di diritto, si era indignato quando Tom gli aveva consigliato di lasciare la città o di uccidere Liberty, eppure volente o nolente ha seguito i consigli del Barbaro Tom. Non lo ha arrestato denunciandolo allo sceriffo, non lo ha trascinato in tribunale ma gli ha sparato.

Ransom uccide Liberty tradendo i suoi ideali trasfigurato dall’Ovest. Durante la convenzione territoriale di Capitol City, Ransom rifiuta la candidatura al Congresso a causa delle accuse del molto onorevole maggiore Starbuckle anche lui un demostene che arringa l’agorà chiedendo chi si può fidare di un uomo che si è fatto giustizia da solo uccidendo un cittadino stimato come Liberty Valance? La retorica parolaia di Carradine rimanda al vecchio Stoddard dell’inizio film. Ransom era un avvocato idealista che lottava contro i politicanti come Starbuckle, ma per effetto della storia, quando il sogno è diventato un fantasma anche lui è diventato come Starbuckle, magari più onesto ma pur sempre un politicante scaltro e retorico che ha le stesse sembianze posturali e vocali di Starbuckle.

Colpito da quelle accuse Ransom lascia la sala e anche in questo caso a salvarlo e ad avviarlo al successo sarà proprio Tom presente anche lui nella sala insegue Ransom per farlo ragionare. La strada scelta da Ransom Stoddard è la ragione, vuole trasformare il deserto in un giardino, la comunità jeffersoniana sarà spazzata via e al suo posto subentrerà uno stato federale sulla carta ma in realtà più centralizzato degli stati europei. Tom lo convince ad accettare la candidatura perché non ha commesso alcun crimine, non ha le mani sporche di sangue, non ha ucciso nessuno.  Doniphon uccide Liberty Valance armato di Winchester. Lo stesso Tom Doniphon che coltiva i cactus e non vuole saperne nulla di politica. Un uomo che non rinuncia alla sua unicità e che implica la comunità dei farmers, al contrario la singolarità di Stoddard è rappresentata dagli affari, dalla politica.

Si conclude il secondo flashback che entra nel primo per rivoltarlo dentro e smontarne la rappresentazione. Si tratta di un flashback più breve e sfumato che si apre con la nuvola di fumo buttata fuori da Tom. Un’immagine che Gilles Deleuze in L’immagine – movimento definisce “immagine modificata”, un provvedimento già utilizzato in I cavalieri del Nord Ovest, Sfida infernale, Cavalcarono insieme e Il grande sentiero in cui si mostra un’immagine due volte solo che la seconda volta è modificata che rende visibile la differenza tra rappresentazione e realtà. Si tratta di una disgressione interna al primo flashback più lungo che nel racconto di Ford è una struttura che compie l’adempimento all’inizio del film promesso dagli sguardi di Hallie e Link. Ford libera la realtà dalla rappresentazione, la storia dalla leggenda.

Il secondo flashback non è un’immagine supplementare, il filosofo Jacques Ranciére osserva che Ford in L’uomo che uccise Liberty Valance incappa nel problema che un’immagine a differenza della parola non può modificare o trasformare un’altra immagine. Nel film di Ford secondo Ranciére  l’immagine è in-formata da due principi che le impediscono di rappresentare la commedia dell’ipocrisia e della falsità “L’immagine non mostra mai null’altro che ciò che mostra. Per dire il contrario di quel che dice un’inquadratura, occorre un’altra inquadratura che conclude e capovolge quel che la prima cominciava”. La verità di Ford di L’uomo che uccise Liberty Valance non è solo un’immagine che si aggiunge dopo ad un’altra immagine come un susseguirsi di immagini narrative e successivamente l’immagine modificata non dipende dal concatenamento delle immagini, tale concatenamento di continuità delle immagini è interrotto non a livello narrativo ma ad un livello filosofico e teoretico, è l’interruzione del corso del mondo che Ford aveva interrotto in Il nome di Dio, I cavalieri del Nord Ovest e La carovana dei Mormoni. Nella Scienza della logica Hegel scriveva che quando si ha a che fare con la Historiae ci si attiene alla narrazione . In L’uomo che uccise Liberty Valance l’immagine modificata è una disgressione che è anche struttura non solo narrazione di avvenimenti ma “conoscenza di ciò che in esso è vero, e in base al vero deve poi comprendere ciò che nella narrazione appare come un semplice accadere ”. La narrazione o continuità di concatenamento è rappresentata dai flashback sfumati rivoltati dal di dentro perché non si riesce a cogliere il vero di ciò che accade nelle immagini. La posta in gioco nel film di Ford è data dallo svelamento dell’ipocrisia che la verità della storicità. Per comprendere quanto accade nella narrazione il regista retrocede verso l’originario, al vero. Ford retrocede attraverso i flashback in cui integra e rettifica la serialità dei momenti del film. In L’uomo che uccise Liberty Valance si costituisce una temporalità del mondo storico che va dall’apertura della Frontiera alla chiusura che non è solo l’accadere che Ford narra nei suoi film. In L’uomo che uccise Liberty Valance c’è una connessione più profonda rispetto alle immagini, una connessione filosofica di eventi narrati, da questa connessione dipende il flashback di Tom Doniphon e l’esigenza di costituire una temporalità in cui si inserisce il flashback come intuizione in cui si struttura l’accadere . 

Nel secondo flashback l’uomo che ha realmente ucciso Liberty Valance con uno straight shooting è Tom che assieme a Pompeo si è appostato all’ombra con il fucile. Uccidendo Liberty Valance ha violato il codice del West, un codice d’onore che neppure Liberty Valance viola che nello shoot out affronta Ransom faccia a faccia e per questo io concedo a Liberty Valance l’onore delle armi visto che viene ucciso a tradimento. Certamente Ransom ha delle attenuanti, Tom doveva sparare altrimenti Liberty avrebbe ucciso Ransom come ha le sue ragioni Liberty che affronta a viso aperto Ransom sapendo di poterlo uccidere anche da ubriaco, ma Tom viola il codice del west in cui non si può sparare alle spalle o di nascosto e che anche il brutale Liberty rispetta e per questo motivo vedendo la scena del duello nel film non posso che provare una certa simpatia per Liberty che per quanto brutale e mascalzone è comunque un uomo d’onore anche coraggioso. Quando la verità viene a galla, Ransom rientra nell’agone politico diventando senatore costruendo la sua carriera politica su una menzogna e su una leggenda che solo alla fine verrà confessata da Stoddard ai giornalisti. Ma il direttore dello “Shinbone Star” fa parte dello stesso sistema di rappresentazione che condivide Stoddard e sa che all’Ovest dove Stoddard prende i voti è importante la leggenda e la rappresentazione. Il direttore e gli altri giornalisti non sono altro che impiegati che applicano la logica della rappresentazione che dovrebbe documentarsi e informare i cittadini, per Ford i giornalisti sono custodi della morale rappresentata dall’opinione pubblica e la verità non può essere raccontata e per tutti Stoddard è l’uomo che ha ucciso Liberty Valance.

La domanda che ci si pone è chi è Tom Doniphon? Quando Stoddard rientra nella sala dove si discute di affari e politica Tom Doniphon è escluso dalla politica, questa esclusione fa di Tom un outsider. Un vinto che resta fuori dalla porta e quindi fuori dalla storia come Ethan Edwards nell’inquadratura di The Searchers, Tom è un vinto e dalla guerra di Troia ai nostri giorni ai vinti non tocca la Rappresentazione.

Nel film di Ford abbiamo il binomio Deserto/Giardino che è un’opposizione che si riconcilia con la mediazione delle immagini o delle azioni narrative che nel cinema di Ford abbiamo visto in My Darling Clementine in cui si rappresenta l’apertura della frontiera, ma non in L’uomo che uccise Liberty Valance in cui invece si ha la chiusura della frontiera. Wyatt Earp in My Darling Clementine supera l’opposizione tra giardino e deserto radendosi, facendo uso del profumo, accetta le regole della comunità rifiutando la legge del west ma a differenza di Stoddard non si trucca e nemmeno altera la postura e la voce, nello stesso tempo Earp non è un outsider, un barbaro come Doniphon, si adatta alle leggi della comunità ma non rinuncia alla sua virilità.

L’allegoria Deserto/Giardino è la dialettica tra due culture differenti in cui abbiamo il colono vestito all’europea, utilizza strumenti europei e viaggia e pensa da europeo e quella che il colono incontra e forma lungo la frontiera quando la grande distesa solitaria lo tira giù dal treno mettendolo sopra una canoa di betulle . Si tratta di una dialettica presente nel western fordiano e in particolare in My Darling Clementine, The Searchers, L’uomo che uccise Liberty Valance. Nel 1975 il critico Franco Ferrini nella sua monografia dedicata a John Ford scrisse:

In Liberty Valance Tom Doniphon regala alla donna che ama in silenzio, Hallie, un fiore di cactus colto nel deserto. Sono i fiori di cactus che il vecchio sceriffo Link condurrà la donna a rivedere in calesse. fuori città, in occasione del suo ritorno a Shinbone (…). E’ un fiore di cactus che la donna deporrà pietosamente sulla spoglia cassa di legno (…) indica il segno di un destino, la necessità di un disegno, il segreto di un’appartenenza. Come il fiore di cactus, Tom Doniphon appartiene all’habitat che gli è più naturale, il Deserto. Pure, senza il suo sacrificio, il territorio non sarebbe mai diventato un Giardino. Si ricordi ora la scena di My Darling Clementine in cui l’olezzo che sparge intorno a sé Wyatt Earp è avvertito più volte: dapprima dai fratelli Virgil e Morgan, in seguito da Miss Carter. Il profumo qui indica la promozione di Earp da essere desertico, sprofondato nella natura (come all’inizio del film sullo sfondo della Monument Valley) a individuo confortato dalla civiltà. In tal modo egli passa dallo stato di cowboy errante, nomade, irsuto, scapolo, pronto a farsi vendetta da sé, alla condizione di marito (anche se il matrimonio viene solo suggerito), “settler”, sceriffo che amministra la legge, “homme civilisé”. (…). Più complesso è l’Ethan Edwards di The Searchers. Il personaggio non si definisce soltanto in termini di passato opposto a futuro, di barbarie opposta a civiltà, di Deserto opposto a Giardino, ma anche in relazione ad altri protagonisti: il capo indiano Scar e la famiglia dei coloni” .

Ethan alla vita pacata dell’homesteader e del focolare domestico preferisce la dura esistenza del westerner e ritorna a vagare nel deserto o nella foresta rinunciando alla donna amata avvicinandosi al suo nemico mortale, il capo Comanche Scar.

Tornando a L’uomo che uccise Liberty Valance Tom rinuncia ad Hallie volontariamente, ma non resta fuori dalla storia anche se si tratta di una scelta perdente. Uccidendo Liberty uccide sé stesso aprendo la frontiera alla legge e all’ordine, agli affari e alla politica. Tom ne è consapevole e per questo accetta di essere un outsider e di escluso. Accetta il suo destino stoicamente affrettandolo, a differenza di Ethan Edwards è consapevole di aver violato il codice del West riconoscendo che quel mondo è in declino.

Tom è consapevole ad un livello animale e logico in cui soggetto e oggetto arrivano una rottura, in questa frattura Tom fonda il suo rifiuto, che non è un rifiuto per partito preso della civiltà perché anche lui combatte le ingiustizie, sa comportarsi da gentiluomo ma rifiuta la cosmesi, che il senatore Ransom invece accetta. Tom rifiuta il travisamento e il travestimento del diritto e della cultura rifiutando la rappresentazione che congela la fluidità e la libertà.

Il diritto, il treno, la legge, l’autorità di Stoddard rappresentano la menzogna, un occultamento della realtà. Nel finale del film quando il senatore commosso suggerisce ad Hallie di tornare all’Ovest un giorno si vede offrire una sputacchiera d’oro dal capotreno che gli dice “niente è troppo per l’uomo che ha ucciso Liberty Valance!”. Su questo si basa l’atto fondativo della sua carriera, un omicidio e una menzogna, il successo di Ransom ha le mani insanguinate.

Secondo il filosofo Jan Potocka il cinema di Ford è costellato dal movimento che è anche filo conduttore dei nostri rapporti e dei nostri incontri. Quello di Tom è un movimento della finitezza distinto dal movimento di radicamento e reciprocità istituito nel Faccia a faccia, un co-movimento che rappresenta l’accoglienza, la protezione e la custodia, un contrassegno dell’essere nel mondo di Ringo Kidd in Stagecoach, di Travis Blue in Wagon Master, di Wyatt Earp in My Darling Clementine. Per Ethan Edwards il movimento è autodetestinazione, un prolungamento privo di respiro e di istanti rinserrati in un presente senza sfondo e prospettiva.

Il movimento di Tom ha una finitezza che lo sottrae alla civilizzazione capitalista dell’Ovest. Tom si difende da quella codificazione che lo ridurrebbe a un cliché folkloristico che rappresenta il pistolero con speroni e guns. Tom percepisce di essere un uomo finito che precipita in una cattiva finitezza e si autoesclude. Ford sapeva che lo spettatore nel bene o nel male si identifica con Tom e non con Stoddard perché l’eroe è il personaggio a cui è conferito il colorito affettivo, espressivo e vivace le cui vicende sono seguite dal lettore con maggiore tensione e attenzione suscitandone la partecipazione, la gioia e il dolore per questo l’eroe è Tom Doniphon.

Peter Bogdanovich in un’intervista osserva che Ford simpatizza per John Wayne e il vecchio West, Bogdanovich parla di gloria della sconfitta e da unità alla sua opera senza soffermarsi sulle vicende americane ma sulla sua visione poetica della vita. La sconfitta, il fallimento ma anche la gloria insita nella sconfitta, la disintegrazione della famiglia o di un modo di vita come in Furore, La via del tabacco, Com’era verde la mia valle e in L’uomo che uccise Liberty Valance sono tutte storie in cui viene rappresentata una sconfitta, in cui una persona si sacrifica come per esempio avviene anche nell’ultimo film di Ford 7 Women. 

Nel suo libro intervista a John Ford Il cinema secondo John Ford  Bogdanovich riporta la seguente intervista con Ford:

Beh, in effetti Wayne era il protagonista; Jimmy Stewart appariva nella maggior parte delle scene, ma Wayne era il personaggio centrale, la motivazione di tutta la storia. Non so mi piacevano tutti e due – penso fossero entrambi bei personaggi

– Alla fine del film, tuttavia, era chiarissimo che Vera Miles era ancora innamorata di John Wayne

– Beh, volevamo che fosse così

Bogdanovich osserva che nonostante Tom Doniphon fosse l’eroe, resta pur sempre uno sconfitto e nel cinema di Ford con il passare degli anni il West diventa sempre più triste e questa diversità di atmosfera la si vede tra La carovana dei Mormoni e L’uomo che uccise Liberty Valance.

I farmers volevano una costituzione in rete, una democrazia diretta, non rappresentativa, in cui le townships di Jefferson rappresentate nei film di Ford fossero realmente rappresentate. All’inizio della sua carriera Ransom li difende e sono loro a candidarlo, ma successivamente il senatore è ormai un’entità astratta che manca da quelle terre da anni nonostante continui ad essere eletto: per Ford la democrazia diretta è solo un’illusione. La democrazia diretta viene sostituita dalla rappresentanza politica. Finché la frontiera era trasduttiva e correva lungo una linea immaginaria in cui si fondevano tensione di informazione e movimento i farmers potevano sognare .

L’espansione dello spazio una volta che diventa impossibile e inservibile nella risoluzione dei conflitti sociali esplodono gli antagonismi sociali e gli uomini eletti al Congresso come Stoddard sono richiamati a dirimere il conflitto per evitarne una balcanizzazione.

Nell’incendio della fattoria Tom Doniphon brucia il mondo del vecchio West, violento e poetico. Il senatore Stoddard ormai vecchio rappresenta la distruzione di quel mondo in cui il deserto si trasforma in giardino. Stoddard non incarna i valori cristiani e liberali americani ma li rappresenta come non incarna nel finale del film di ritornare al vecchio West. John Ford si identifica con Tom non con Stoddard. Ford e Doniphon rifiutano la politica e nello stesso tempo sono i registi, è Tom che con i suoi gesti il regista dell’ascesa politica di Stoddard. L’eredità è quella lasciata da Ford non da Stoddard che è un politicante che ha sposato una donna innamorata di un altro uomo.

Quella di Ford però non è una fuga all’indietro reazionaria, il desiderio di Stoddard di tornare all’Ovest è solo una rappresentazione dovuta all’effetto della cosmesi. Nel finale Stoddard chiede una sputacchiera, ma il senatore ormai munito di parrucca e imbellettato assume i tratti ingentiliti e quasi effeminati dettati dal nuovo codice della civiltà e sotto il maquillage non ci sputa dentro come faceva il postiglione di Il massacro di Forte Apache.

Tra la giustizia della pistola di Tom Doniphon e quella dei codici di Stoddard non c’è conflitto, ambedue vogliono arrivare alla distruzione di Liberty Valance, ma non c’è nemmeno una grande collaborazione tra Stoddard e Doniphon: in realtà il giovane avvocato si stava già esercitando al tiro con la pistola e nonostante consideri Tom sullo stesso piano di Liberty è Tom a salvarlo per tre volte, è sempre Tom a uccidere Liberty, a candidarlo al Congresso e a motivarlo. Il regista è Tom con la differenza che Tom ha perso tutto mentre Stoddard non solo ha fatto carriera ma ha portato via la donna a Tom, secondo un’economia politica piccolo borghese.

Tom è un looser, un reietto, Hallie amava lui e lo ha sempre amato, è un outsider che nei gesti e negli atti riscuote il successo del pubblico. Tom difende la sua singolarità dall’omologazione dell’invasione del capitalismo dei territori incontaminati prima dell’arrivo della ferrovia, della stampa, degli affari e della politica. Tom è un perdente come Liberty, ma solo perché a scrivere i libri di storia sono i vincitori. Adriano Aprà scrive nel suo saggio Stelle & strisce. Viaggio nel cinema americano , che il film di Ford ha un fascino ambiguo per il suo muoversi fra realtà e memoria, in cui il flashback di Tom Doniphon spezza la leggenda incarnando l’irruzione della realtà che rimonta sulla rappresentazione in una realtà “nuda e violenta” che si intreccia con il flashback di Stoddard che è più lungo che rinvia a una rappresentazione che nasconde la realtà. Nel film abbiamo tre memorie che sono quella di Stoddard, quella di Doniphon e quella di Ford che si incrociano e si affrontano ad un livello più profondo in cui Stoddard viene associato a Ford; ma è Stoddard e non Ford che non accetta la realtà.

Per far sì che le tre memorie si incontrino è necessaria una conquista del tempo interiore, la necessità del flashback nel film serve per una comprensione della storicità secondo il principio filosofico in cui “l’andare innanzi è un retrocedere nel fondamento, verso l’originario ed il vero” .

Il tempo interiore è stato interpretato dallo strutturalista Peter Wollen in un sistema oppositivo generale Realtà/Rappresentazione, Deserto/Giardino, Memoria/Storia in cui si può recepire il fascino ambiguo del film di Ford.

Dall’inizio del film il taglio di montaggio che separa Stoddard, Hallie e Link in cui il vecchio senatore è su un piano della realtà mentre la moglie e il vecchio sceriffo sono su un altro piano della realtà, si tratta di due livelli distinti governati da due logiche differenti. Il primo livello è quello dei corpi, delle tensioni, degli oggetti visibili, delle azioni e delle passioni e che implicano gli stati di cose corrispondenti. I corpi e gli stati di cose hanno il tempo presente. C’è poi un altro presente che si incrocia con il primo gonfiandolo di mistero, in cui i corpi sono cause di tutti gli altri corpi che si configurano come effetti, corpi con proprietà fisiche differenti dal primo livello, questi corpi sono eventi che hanno insistenza. Tom Doniphon nel primo livello dell’essere è un perdente che è morto. Per l’altro livello sul primo piano c’è la forza, la profondità della forza, quella del capitale profonda che si impone come un Destino e sul secondo piano c’è una “molteplicità senza fine di esseri incorporei”  con effetti di superficie in cui l’Essere non è solo l’ente o il presente.

Il mistero del presente che non è puntuale ed è la Memoria che resiste alla Storia rappresentata dalla democrazia rappresentativa e dal capitalismo.

“La storia è essenzialmente longitudinale, la memoria è essenzialmente verticale. La storia consiste essenzialmente nel passare lungo l’avvenimento. La memoria consiste essenzialmente, essendo all’interno dell’avvenimento, prima di tutto nel non uscirne, nel restarvi, nel rimontarvi dall’interno. La memoria e la storia formano un angolo retto.

La storia è parallela all’avvenimento, la memoria è centrale ed assiale rispetto ad esso. La storia scivola per così dire su una scanalatura longitudinale lungo l’avvenimento; la storia scivola parallela all’avvenimento. La storia, è quel generale brillantemente fregiato, leggermente impotente, che passa in rivista delle truppe in grande tenuta di servizio sul campo di manovra in qualche città di residenza della guarnigione. Egli passa lungo le linee. E l’iscrizione è qualche sergente maggiore che segue, il capitano, o qualche aiutante di guarnigione che segue il generale, e che iscrive qualcuno sul suo taccuino quando manca una bretella. Ma la memoria, ma l’invecchiamento, è il generale sul campo di battaglia, che non passa più lungo le linee, ma (perpendicolarmente) all’interno delle sue linee al contrario, fissato, trincerato dietro le sue linee, che lancia, che spinge le sue linee, che allora sono orizzontali, che sono trasversali davanti a lui” .

Il generale sul campo di battaglia interno all’avvenimento è Tom Doniphon mentre Ransom Stoddard è il generale fregiato che passa in rassegna le truppe.

L’uomo che uccise Liberty Valanc esprime le caratteristiche del western crepuscolare che rivedremo nel western di Sam Peckinpah. Il film di Ford è un western da camera, per questo la scelta di girarlo in bianco e nero con molti interni e scene in notturna per rendere visibile il crepuscolo, la morte di Tom Doniphon non è solo il pretesto del racconto ma il movente.

“L’elegia dell’Ovest defunto è evidente: anche se Stoddard non è affatto un personaggio antipatico, è pur sempre un politico di successo, e anche un impostore che deve la sua carriera all’eroismo e all’abnegazione di un cowboy. E anche se tale successo è stato voluto dal cowboy, questi si eleva a un grado di purezza nostalgica inalterabile per definizione”  

Stagecoach rappresentava l’apertura della Frontiera, è il trionfo di Ringo Kid: L’uomo che uccise Liberty Valance è la messa in scena della chiusura della Frontiera, il fantasma non è Tom Doniphon ma è Stoddard e il vecchio West che diventa un bacino elettorale. Tom Doniphon non trionfa e non gioca ma è destinato a morire.

Nel cuore di questa trasformazione c’è il denaro che Jean Roy individua come soggetto di molti western, lo si vede in I cavalieri del Nord Ovest e La carovana dei Mormoni in cui il denaro crea una spirale che ingrandendosi mina la comunità dirottando e deragliando l’epopea pastorale descritta da Bernard Dort , l’adeguamento tra anima e mondo, eroe e ambiente, comunità e paesaggio è un accordo in virtù del quale il personaggio non è un individualista inespugnabile ma, agisce per la comunità. Il denaro produce la crisi del cinema classico d’azione, S-A-S . In L’uomo che uccise Liberty Valance Tom non trasforma la situazione classicamente: in My Darling Clementine o in Wagon Master si ristabilisce l’ordine perduto o perturbato o si migliora la situazione introducendo il progresso. In L’uomo che uccise Liberty Valance la formula S-A-S viene trasformata in peggio in cui Tom Doniphon che è l’eroe perde la donna che ama e il sogno dei farmers di costituire una rete di poteri si schianta contro la ferrovia, la stampa, gli intrighi dei politicanti che si servono degli speculatori dell’Est.

La nascita del West e degli Stati Uniti oltre a essere una storia di violenze e di sopraffazioni è anche accumulazione di capitali che ricorda le recinzioni inglesi del Seicento descritte da Karl Marx nel primo libro del Capitale, non era il sogno di Ringo Kid e Tom Doniphon e dei pionieri che attraversavano l’Ovest con le sue frontiere in movimento in cui nazionalità, etnie, lingue e costumi si mescolavano in un missaggio di rivalità e eterogeneità che superando le culture Giardino e Deserto facevano scaturire l’eccezionalismo di cui parlava lo storico Turner in cui a un sogno ne subentra un altro più alto.

I sentieri della Frontiera selvaggi ma praticabili e percorribili sono andati perduti in L’uomo che uccise Liberty Valance, Tom Doniphon che è il vero eroe della vicenda non più “il centro luminoso intorno al quale ruotano l’accadere e l’evolvere del mondo”  dell’epica di Stagecoach, My Darling Clementine o Wagon Master, Tom Doniphon è in questo caso il supporto in cui si incontrano l’interiorità e l’avventura, un disaccordo che viene esperito da Tom consapevolmente. In L’uomo che uccise Liberty Valance il mondo non è ostile come in The Searchers; il mondo è frantumato in spettri. Siamo di fronte a una crisi dell’immagine – azione – classicismo in cui l’eroe si assume la responsabilità di liberare la comunità con un’iniziativa che non solo ripristina l’ordine ma lo migliora. L’uomo che uccise Liberty Valance rappresenta una crisi, un conflitto fra vecchio e nuovo West, in questa crisi gli antagonisti non si riconciliano come accadeva in My Darling Clementine in cui assistiamo al rinnovamento dell’eroe dato dall’ambiente. In L’uomo che uccise Liberty Valance i conflitti non si ricompongono, non si può ricorrere all’eccezionalismo turneriano o sul missaggio eterogeneo scaturito dall’incontro al limite della frontiera, la presa di forma dei sogni e forze e ambienti da modulare e strutturare. Non c’è la salvezza individuale che abbiamo in Two Rode Together, non è possibile far coincidere le due immagini, la morte di Doniphon e quella di Liberty Valance entrano nel campo dell’irresolubile.

Tom Doniphon muore in una pulsione che è “un al di là del valore”, il valore di scambio in cui la natura si trasforma in valore avviando il processo di sradicamento della natura e dell’uomo dall’indeterminazione e sottometterlo ai valori del capitalismo e della democrazia rappresentativa. La morte contrasta il principio di realtà economico politico di una realtà governata da contraffazione e simulazione. La morte non è solo biologica ma è anche una sfida ad un ordine superiore alle leggi dello Stato e del diritto della società borghese. La morte è resistenza, una prova di forza tra i piccoli  proprietari terrieri e i grandi proprietari terrieri, queste prove di forza vennero sostituite dalla  prova di rappresentatività di Stoddard che si è battuto contro la violenza della Legge del West per imporre il monopolio della violenza alla rappresentanza dello Stato, una violenza che sostituisce la violenza naturale e pre politica di Liberty Valance, si spezza l’equilibrio individuo comunità che avevamo visto raffigurato in Sfida infernale, La carovana dei Mormoni e Un uomo tranquillo con un controllo più docile della violenza da parte di una società disciplinata e che secondo Foucault e Deleuze rende i corpi più docili dei soggetti. La morte di Doniphon non è una morte differita che mummifica i corpi di Hallie e di Stoddard, non si tratta di una morte subita o concessa ma è un sacrificio. Una morte violenta che comincia quando Tom rifiuta la candidatura raccomandando Ransom, uccidendo Liberty Valance ma cedendo il merito di questa uccisione a Ransom, destinandogli Hallie e spingendolo a rientrare nella convention di Capitol City. Tom non è né un conservato né un servus assoggettato al diritto, alla produzione e alla rappresentazione. Non è un cane sciolto come Ethan Edwarsd che non ha né oikos  né agorà ; Tom Doniphon è una persona riconosciuta e stimata dalla comunità tanto che doveva essere lui il candidato alla convenzione territoriale, quando vuole sa essere civile, è lui che prima tiene testa a Liberty Valance e poi lo uccide, si interessa del benessere e dell’autonomia dei piccoli proprietari terrieri, stava ampliando e rendendo confortevole la casa per quando avrebbe sposato Hallie, Tom vuole un oikos e non è ostile all’agorà anzi partecipa alla vita della comunità. Ma se l’oikos e l’agorà sono in conflitto con il capitale, con la civiltà industriale e con il diritto Tom preferisce bruciare e darsi la morte fisicamente morendo nell’incendio della casa. Ma non si tratta di suicidio ma è il rifiuto di questa dominazione.

Nella scena in cui Tom entra nella casa e le dà fuoco, il suo sguardo di sfida tra le fiamme è sospeso in una vertigine in cui si rovescia quell’economia della vita che Holderlin definì “la via più breve del ritorno al tutto”  rappresentato dal Tutto organico di Ford perduto e ritrovato nei suoi film. Tom Doniphon si inabissa e divampa nel fuoco che rappresenta una protesta che non è contro il progresso sociale perché Tom non è una persona chiusa in sé stessa, né un ottuso reazionario, ma è contro il progresso del sociale. Con la morte Doniphon non se la vuole svignare anche se si smarca dalla morte di Liberty, ma è un gesto di protesta e di sfida dell’uomo che non si piega alla fine della Frontiera e al nuovo che avanza.

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Giovanni Di Silvestre

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