Cultura. The Kitchen debate: 40 anni fa il futuro del mondo in una cucina americana

Una cucina americana, modello, degli Anni ’50

Nell’estate di 60 anni fa il mondo ha assistito all’incontro di due grandi in… una cucina. Richard Nixon, allora vice del Presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower e Nikita Krushev, Segretario Generale dell’Urss, si incontrano all’Exhibition Trade di Mosca e discutono di stili di vita, conquiste dei rispettivi “blocchi”, cucine, elettrodomestici e geopolitica tra frigoriferi ultimo modello e Cadillac sfavillanti.

C’è di più: in quell’anno Mosca ha mandato il primo satellite nello spazio (il leggendario Sputnik) battendo gli americani nella corsa alla conquista del firmamento; gli americani, dal canto loro, presentano la tv a colori ad uno stupito Krushev, con un improbabile fedora calato sugli occhi.

Malgrado la conquista delle stelle, il Segretario Generale dell’Unione Sovietica comprende che Russia e Stati Uniti devono raggiungere un equilibrio e che l’Urss, per quanto industrializzata, difficilmente potrà  competere con le capacità del libero mercato.

Quel meeting, passato alla Storia come The Kitchen debate, aveva lo scopo di avvicinare due realtà un tempo alleate, poi acerrime nemiche nel contesto della Guerra Fredda. Il risultato è ancor oggi sorprendente: l’Unione Sovietica era passata in meno di un decennio dalla cupa, riservata e silenziosa figura di Stalin a quella di uno “strano tipo”, un politico navigato sopravvissuto allo stalinismo e alle lotte per il potere del 1953 che univa determinazione nel rivendicare il ruolo dell’Urss nel mondo (e nel consolidare il suo potere) con espressioni e battutacce da rubicondo e scanzonato agricoltore dell’oblast’ di Kursk.

Frammento, a colori, del “Kitchen debate”.

Per Krushev la televisione è un campanello d’allarme: i successi russi erano stati tutti in campo militare mentre gli americani, per quanto anch’essi prodighi nello sperimentare nuovi armamenti, disponevano di ritrovati della tecnologia capaci di migliorare la vita del proprio popolo. La vista di tanta opulenza (super forni, macchine per impasto, lavatrici e coupé fiammanti) palesava quindi la differenza sostanziale fra i due sistemi: quello Occidentale orientato ad applicare scienza e tecnica ad ogni ambito della vita e quello Orientale-comunista chiuso nell’atavica paura di essere “corrotto” e messo in crisi dalle influenze esterne.

Ma chi era Nikita Krushev e quali erano i suoi “piani”?

Reazionario secondo Molotov, innovatore per gli anti-stalinisti, traditore per i marxisti-leninisti fu proprio per lui che venne coniata l’odiosa etichetta di “revisionista”, oggi applicata a quegli storici che non seguono la “linea ufficiale”: il primo aveva osato criticare lo stalinismo, mentre i “krushoviani” odierni mettono in discussione il ruolo dei comunisti nella resistenza. Revisionisti, appunto, di una verità monolitica. E in fondo Krushov di comunista aveva davvero poco: era a capo del paese icona del socialismo reale (dapprima come Segretario Generale poi come premier) ma la sua politica mancò di apportare nuove argomentazione alla dialettica di partito. In altre parole, gli otto anni di “regno” furono un alternarsi di iniziative spesso in aperto contrasto fra loro: Budapest, ad esempio, è proprio lui ad inviare i carri per schiacciare la rivolta degli ungheresi, decisione quasi in continuità con quel quel regime del quale era stato complice e dal quale stava per prendere le distanze al XX Congresso.

Steve Bushemi/Nikita Krushev in “Morto Stalin se ne fa un altro”, commedia nera di Armando Iannucci (2017)

Sotto il suo mandato l’Urss sviluppa Zar, ordigno da 50 megatoni (in origine 100 Mt), oltre 3 mila volte più potente di Little Boy e ancora oggi bomba più potente mai realizzata. In epoca krushoviana viene inoltre eretto il Muro e Cuba diventa il campo di battaglia di un potenziale, devastante scontro con gli Stati Uniti. Ma Krushev è stato anche il primo dirigente di punta dell’Urss ad uscire dal Cremlino: l’incontro con Eisenhower e Nixon e il viaggio in America da JFK ne sono esempi lampanti. O, ancora, l’apertura alla Chiesa cattolica con gli auguri per il Santo Natale inviati a Papa Giovanni XXIII che, di lì a poco, avrebbe ricevuto a San Pietro la figlia Rada e suo marito Alexander Adjubei. Scelte singolari di una figura complessa, capace di soffocare nel sangue la ribellione ungherese e, sei anni dopo, approvare la pubblicazione di Una giornata di Ivan Denisovič, romanzo di Aleksander Solzenicyn nel quale per la prima volta si parla, con franchezza ed estremo realismo, dell’inferno dei Gulag. Ecco, il Gulag (Glavnoe upravlenie ispravitelno-trudovych lagerej) che sotto Krushev cessa di essere strumento di lavoro schiavistico. Certo, la detenzione in Urss continua ad essere dura anche negli anni successivi, ma sospendere quel sistema di sfruttamento che ha fagociato milioni di persone è una pagina importantissima nella storia sovietica. Non un “paranoico” criminale come il suo predecessore, dunque, ma neanche un “santo riformista”, semmai un politico navigato e lungimirante, capace di analizzare le circostanzee di prendere iniziative coerenti alla fase storica attraversata. D’altronde, se si è condannato lo stalinismo perché avere riserve nel far pubblicare un volume che accusa lo stalinismo?

Quel giorno d’estate, nella cucina americana su suolo russo, Nixon e Krushev non se le mandano a dire: il loro è infatti un botta e risposta continuo sui rispettivi meriti, ma anche un momento nel quale il mondo riesce a guardare in faccia il “potere” e a scorgere i tratti umani, le espressioni e i modi di due acerrimi nemici che come terreno di confronto

Russia, oggi. Resti dei Gulag sono disseminati su tutto il territorio, spesso in abbandono e divorati dalla vegetazione.

scelgono uno spazio chiuso tra frigoriferi e tostapane. Momenti surreali, a tratti comici degni di una commedia nera quale “Morto Stalin se ne fa un altro” dell’italo-scozzese Armando Iannucci, nella quale Steve Bushemi (il Mister Pink de “Le Iene”) dà il volto a Nikita “Niki” Krushev, personaggio comico nella prima parte della pellicola e assolutamente risoluto e pragmatico nella seconda. Ecco, un po’ ciò che è stato il vero Krushev… peccato non abbia vissuto abbastanza per vedere il film!

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