Libri. “Un destino tedesco” di von Salomon: un viaggio nella Rivoluzione conservatrice

"Un destino tedesco" di von Salomon, edito da Oaks
“Un destino tedesco” di von Salomon, edito da Oaks

Il testimone sopravvissuto. Che vide tutto. E resisté. Caddero i sistemi politici ma lui c’era. Raccontò la guerra civile, il lager, i nazisti, gli americani. E lui c’era sempre.  Ernst von Salomon, il sopravvissuto, che, in ‘Un destino tedesco’ (1960), scandagliò venticinque anni di  Germania. Guardò nel cuore di un “un mondo solido e ben ordinato” di liceali patriottici che furono travolti “nel fango e nel sangue delle trincee, quando tonnellate di acciaio caddero tuonando su berretti e bandierine…”  Ma i liceali portavano i cappelli con i colori dell’impero e nelle strade cantavano la felice ingenuità.  Però, nelle vie delle città tedesche,  i boriosi rivoluzionari riempivano di pugni  gli studenti e  A.D., alter ego di von Salomon, non accettò la boria di  chi cominciò a comandare, senza essere stato eletto, in “una camarilla rivoluzionaria.”

Furono gli anni di Weimar. Gli anni dei rossi che confiscavano fabbriche e case, mentre i giovani tedeschi non capivano gli eventi. La scelta allora era facile: diventare comunisti o arruolarsi nella Reichswehr. E il personaggio di von Salomon divenne un soldato; lo fece perché il mondo dei padri era stato repentinamente distrutto; lo fece perché il vero rivoluzionario è un restauratore – “deve riconquistare la rivoluzione” – e quel soldato aveva un cuore grande, voleva mettere a posto le cose, lui che ripeteva, “Io sono un nazionale.”

Leggiamo von Salomon per la capacità di enucleare la storia, per ascoltare una generazione che passò dai banchi alla trincea. Di conseguenza “Che cosa, dunque, era accaduto? Non era accaduto nulla. A.D. aveva sperimentato la paura e la terribile euforia del potere che dà il fucile  che si tiene in mano.” L’autobiografia di una generazione insomma. Con il senso incolpevole della gioventù che tentò di ritrovare un ordine esistenziale, l’ordine dei padri nel caos del dopoguerra. Per tutto questo i figli erano “predestinati alla rivoluzione, soltanto non sapevano a quale. Immettevano la più forte carica anarchica nel ’movimento nazionale’, e domandavano  immediatamente che cosa fosse esattamente la nazione.”

Poche pagine ed ecco la Germania in fiamme: i generali si appellavano alla sovranità; gli ufficiali affamati di stipendio andavano  alla ricerca dei comunisti;  poi le spie, lo stato di emergenza, la paura per i trattati di pace, gli arresti, le violenze e lo shock, “Trentasette anni dopo A.D. disse che lo shock di quel momento aveva trasformato la sua vita.” Il testimone racconta tutto, violenza e dolore, così la letteratura rimane una questione di shock. Poi cercatela pure dove volete, alla fine, però, la letteratura va avanti sempre per esorcizzare uno shock.

Passarono gli anni. I giovanotti furono distrutti dalla politica. Per A.D. furono devastanti le ragioni delle ideologie come le ragioni del cuore, in quanto il sottotenente A.D. rilevò un segreto al padre comunista della sua fidanzata. Da qui la sua diserzione, il processo, il trovarsi dall’altra parte in pochi giorni. Le scelte si confusero, ma la società non si fermava: un “nuovo demagogo  chiamato Hitler” aveva tentato il putsch, la repubblica sopravviveva, la borghesia nazionale cercava una soluzione che non arrivò. In quei giorni chi ispirava  la borghesia?  Uno “scrittore sincero, intelligente e colto della destra nazionale tedesca… fece sperare  nel superamento del penoso ristagno culturale in cui si dibatteva il nazionalismo tedesco.” Era Moeller van den Bruck: la voce di una borghesia conservatrice che fu scalzata dalla “piccola borghesia del tutto inarticolata” e dal popolo ingannato dal demagogo austriaco.

Leggendo von Salomon si incontra  la vicenda di una Destra saccheggiata e stuprata dal Nazional-socialismo.  Il ventesimo secolo è pieno di Destre stuprate. Ed è pieno di movimenti che potevano essere e non sono stati. La Destra che raccontò von Salomon – espressa nel sintagma ‘rivoluzione conservatrice’ – desiderava parlare alla nazione e fondare una Kultur; fu quindi la sua un’esperienza per formare uomini e  guardare al progetto Europa, il progetto del continente cristiano, orgoglioso delle sue tradizioni, delle sue istituzioni.

Nell’introduzione Gennaro Malgieri ricorda che il nazismo “si appropriò delle suggestioni e delle programmatiche  asserzioni sul liberalismo, il socialismo ed il conservatorismo”  di Moeller van den Bruck.  Intanto il personaggio A.D. intravide un progetto nella ‘rivoluzione conservatrice’ e il suo  romanzo nacque proprio come narrativa politica. Tuttavia, il romanzo, operazione comandata dalla libera creatività, sarà mai un documento? Le risposte alla domanda alimentano il dibattito in questi giorni. Di certo il romanzo ‘Un destino tedesco’ insieme sa essere documento di esperienze storiche e narrazione di ansie e passioni.

A.D attraversò la storia. Passò dalle carceri di Weimar a quelle naziste. Il rivoluzionario-conservatore fu annullato a Buchenwald. La storia poi continuò a stupire e l’internato A.D. servì ai vincitori, agli americani, come testimone  nei processi alla Germania, come pedina incastrata tra testimonianze compromesse.  Vittima del suo passato e del suo presente, A.D. venne trattato come nazista, incarcerato in una gabbia kafkiana, metafora letteraria di ciò che accadde a von Salomon, maltrattato dai nazisti, dopo dagli americani. Oggi il lettore ritrova un romanzo storico contemporaneo – alla seconda edizione da non perdere – con un uomo del Novecento “che espiò i peccati del nostro tempo, rappresentandoci  tutti, un uomo che, nel mezzo della problematica del nostro ‘indomito passato’, ha domato completamente, da parte sua, il passato.”

*Ernst von Salomon, “Un destino tedesco. L’autobiografia di uno scrittore ribelle condannato da Weimar, incarcerato da Hitler, processato dagli americani “, Oaks editrice, 2018, pagg. 227, 12 euro

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Roberto Donadoni

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