Cultura. La psicologia come “medicalizzazione” dell’eccellenza in un Occidente schizofrenico

Come ci vorrebbe l’Unione Europea

Risale ad appena qualche settimana fa la notizia della disposizione di una perizia psichiatrica nei confronti di Marine Le Pen da parte di un tribunale francese per aver reso noto sui social un video che mostrava alcuni crimini commessi dallo Stato islamico di al-Baghdādī nel 2015; un caso questo a riprova – semmai ce ne fosse bisogno – di come il modello di società in cui viviamo miri sempre più a somigliare ad una sorta di regime da romanzo distopico, in cui ogni voce che osi anche di poco andar fuori il coro belante viene subito messa a tacere con metodi spesso a dir poco risoluti, quasi il modo di pensare dominante dell’epoca sia sinonimo di “retta ragione” tout court, e chi ad esso non si uniformi un bruto irragionevole da far rinsavire (nella migliore delle ipotesi).

Ora, pur evitando di approfondire la questione, ci sembra chiaro come questo sia uno di quei casi in cui ben si mostra la faccia reale dell’odierna società occidentale, che come ogni società assolutamente corrotta e priva di princìpi si rifugia in un behaviourismo in cui le realtà più compromettenti – ma che sempre realtà restano! – , divengono tabù e, qualora le si tocchi, siano “proiettate” (per utilizzare un termine caro agli psicologi) dal “consesso civile” sul singolo malcapitato e giudicate come sue mere nevrosi, perciò degne di risolversi in apposita sede da un contegnoso professionista della sanità mentale, il cui unico obiettivo è quello di rieducare il deviante (deviante da che?) per reimmetterlo sulla “retta” via dell’opinione comune (cioè dominante).

La distanza dallo spazio pubblico

Non pochi sono oggigiorno del resto coloro i quali, preservando un minimo di contegno, sono letteralmente disgustati dal prender parte alla vita pubblica o a determinati contesti, quali università, alcuni ambiti lavorativi di ultima generazione, le forme moderne che ormai rivestono – svuotandoli, in quanto spesso il “medium è il messaggio” – antichi e validi concetti non ingenerando nient’altro che repulsione in chi preservi un minimo barlume di autenticità, favorendo per ciò stesso sovente la dispersione dei migliori, cioè di chi preserva ancora forze intellettuali vive e vitali non ancora corrotte dai vincoli dell’ideologia dominante, e l’ascesa sociale di chi in una società normale sarebbe stato considerato di poco superiore all’animale.

In un mondo che ha eretto a dovere il far chiasso e soprattutto il mischiarsi acritico da very normal people, infatti “non esiste saggezza”… Chi voglia comprendere qualcosa del mondo appare come un ingenuo: si tratti di domotica o dell’ultimo razzo brevettato dalla NASA – che tra l’altro produce anche felpe così graziose che ad indossarle ti senti un genio (in serie) anche tu – , ancora passi, ma interessarsi di filosofia, di sacralità, che temi agée, da “sfigati” (che poi – intendiamoci – le belle ragazze piacciono a tutti, o quasi, ma farne l’unità di misura del valore o della fortuna di un uomo…).

Asperger-Mania

Viviamo infatti in un contesto sociale che in ossequio a determinati schemi di pensiero dominanti reprime determinati caratteri e istanze promuovendone altri più adatti al consumo e alla vita volgarmente estroversa. Del resto, per i nostri contemporanei, tutto è gioco, tutto è scherzo, nessuna cosa può esser presa seriamente, salvo poi fare rubriche a tema sull’importanza dell’orgasmo delle donne e preoccuparsi dello spread quasi si trattasse della peste del Trecento! E mentre la transessualità è stata tolta dal DSM, in quanto si tende a ritenere normale tutto ciò che ben si inserisce nella società dei consumi (siete mai stati in discoteca ad Ibiza o al Muccassasina?), ormai da qualche tempo quella che potremmo chiamare “pop-psichiatria” ha “creato” una nuova patologia, l’Asperger, una forma di “autismo ad alto funzionamento” ( già la definizione fa ridere!), che pare essere nient’altro che la versione scientifica ma non meno ridicola della mania new age per i cosiddetti “bambini indaco”. Quali i “sintomi”?: “intelligenza superiore alla media” (non che ci voglia molto in una società del genere…sic!), “stile oratorio” (Ahi Cicerone!), “vocabolario impressionante” (eh dai bastava il “minkia fame” dei centri sociali!), però – si specifica – “danno la falsa impressione che capiscano quello di cui stanno parlando, ma in realtà si tratta di una pedante ripetizione di ciò che hanno sentito o letto” (praticamente come tre quarti delle mancate “sciampiste” prestate allo studio chessò, della Giurisprudenza o dell’Economia aziendale, modello “olgettina”; il che però andrebbe in antitesi con l’”intelligenza superiore alla media” attribuita a questi soggetti…), e pare che gli stessi Newton, Mozart, Einstein ma forse anche Socrate (infatti quel dialogo col dáimōn non ce la racconta giusta…), addirittura lo stesso Darwin, Warhol, Wittgenstein, W.B. Yeats, Lewis Carroll, ne fossero affetti…

Insomma, non si può mica sapere così tante cose e passarla liscia…se no chi affollerà gli ipermercati nel week-end…Chi sa troppo deve avere per forza qualcosa che non va, e poi alla gente “normale” intenerisce e rassicura sapere che l’”intellettuale” in fondo è solo un “sognatore” da compatire, secondo il ben noto cliché veicolato almeno a partire dai “neo-romantici” anni ’80, da libri, fiction, pellicole cinematografiche da oscar, della figura spesso incompresa del genio precoce, del bambino prodigio, confusa con quella del “bambino speciale” – o portatore di handicap -, cui va associata quella altrettanto pubblicizzata dello “scemo del villaggio” (globale?) alla Forrest Gump o Rain Man – per intenderci -, dell’“idiot savant”, tradotto, del “sapiente idiota”, per utilizzare i termini ben poco lusinghieri della psicologia; confondendo così l’alto col basso, la genialità col ritardo mentale, la qual cosa ha del resto la doppia valenza di scagionare gli “asini” per i loro demeriti e di conferirgli addirittura superiorità nei confronti del “sapientone” di turno: “ci fa o ci è?”, – si attarda il sinedrio dell’”opinione pubblica” – “saprà pure tante cose, ma manca di senso comune”, e via dicendo…

Certo Freud è ben lungi dall’esercitare ancora la sua indiscussa auctoritas sugli studi psicanalitici, ma i suoi pre-giudizi sono ben lungi dall’essere superati da una scienza che non contempla nulla che non sia “utile”, che nessun valore tributa a ciò che è  spontaneo, generoso, magnanimo: “è infantile” dicono…Come se passare la vita a gabbare il prossimo in preda ai basics instincts non fosse infantile e simile a ciò che un bimbetto discolo fa rubando di nascosto la marmellata dalla credenza…Per ovviare a tali “malintesi” il mondo tradizionale seppe riconoscere il giusto valore da riconoscere sia ai contemplativi che agli uomini d’azione: in India brāhmaṇa (filosofi, officianti dei riti) e kṣatriya (re, cavalieri) ognuno secondo la propria vocazione e funzione rappresentarono i pilastri della società. Laddove, tuttavia, era proprio la saggezza dei brāhmaṇa ad “illuminare” l’azione degli kṣatriya, e ai brāhmaṇa – e solo a loro – era concessa la possibilità di poter usufruire di ben quattro mogli…

Heidegger – profondamente avverso alla psicologia e alle scienze sociali – parlò di un dannoso predominio in Occidente del cosiddetto pensiero “calcolante” a discapito del pensiero “rammemorante” di carattere contemplativo-speculativo, contrapponendo al fare “approprativo” il cosiddetto “abbandono”. Magari – vista la tendenza – dopo averlo bistrattato per la sua presunta adesione al nazismo (ah dimenticavo, anche Hitler pare secondo recenti studi, fosse un Asperger, oltre ad essere un borderline sadico e a soffrire di aerofagia…), lo inseriranno nella lista da Circo Barnum già stilata, assieme ai suoi illustri “colleghi”…

D’Annunzio e Andrea Sperelli

Gabriele D’Annunzio

Ma già il romanzo ottocentesco ci aveva parlato della figura dell’”inetto” – per restare in Italia – da Andrea Sperelli il protagonista de Il Piacere di D’Annunzio, inetto di lusso, a Zeno Cosini, più cervellotico, sulle cui intime vicende si articola un altro caposaldo del ‘900 letterario italiano La coscienza di Zeno, appunto, di Svevo. Inetti, o forse inadatti a vivere per il troppo sentire e comprendere e la scarsa attitudine a mischiarsi nel fango di una lotta (in)civile senza quartiere, senza leggi, senza onore, con i suoi “specialisti” e i suoi “meccanici”.

“Il grande Pan è morto”, riportava Plutarco, ma a leggere le statistiche di quanti occidentali incorrano annualmente in “attacchi di panico” non sembrerebbe…forse aveva ragione Jung: gli dei una volta abbandonati dagli uomini divengono sintomi…E veri e propri stati patologici possono in sorgere in tutti noi occidentali, solo per il fatto – non da poco – di trovarci immersi in una sorta di schizofrenia culturale-spirituale sin da quando cominciamo a frequentare la scuola dell’obbligo e contemporaneamente il catechismo: al catechismo – qualora  venga insegnata realmente qualcosa – ci si presenta la favoletta – ben poco credibile – del disegno intelligente, oppure altre panzane…Stando a quanto ci insegnano a scuola siamo figli per caso di un universo nato a caso, in cui la massima aspirazione è sottomettere il prossimo nella cosiddetta darwiniana “lotta per la sopravvivenza”…

Ci chiediamo a questo punto: in un mondo casuale e illogico come lo immagina la scienza moderna, se sia il caso parlare ancora di follia, quando il folle sarebbe – date le premesse – lo specchio più fedele del reale. Ci chiediamo, altresì, come potrebbe curare la stessa scienza che ha deprivato di ogni senso la realtà – oggettivandola in maniera quasi schizo-paranoide – il malcapitato in preda al non-sense esistenziale? È  po’come quando il sociologo Bauman, ateo e progressista, ci faceva la predica sulla mancanza di princìpi della “società liquida…

Ma, ci troviamo sempre più spesso dinanzi a professionisti della mente ignoranti di pensiero e filosofia che scambiano per personale ciò che è esistenziale. L’”ontologico” con l’”ontico”, direbbe Heidegger. E addirittura lo stesso Papa Francesco invita i giovani pensosi e tristi a farsi vedere dai professionisti della salute mentale – ci è andato anche lui! …ma, a quanto pare, con scarsi risultati…

E sembrano proprio la religione giudaico-cristiana e la scienza, suo parto avariato ma nondimeno filiazione diretta della sua visione della vita, se vogliamo, ad aver gettato l’Occidente in questo dualismo schizofrenico in cui i due ordini, naturale e sovrannaturale – ipostatizzati -, sono stati separati irrimediabilmente da uno iato ontologico. L’uomo occidentale è venuto a trovarsi irrimediabilmente scisso: da una parte una vita reale rozzamente “guerriera” e legata agli affari; dall’altra, una spiritualità devirilizzata, un rapporto “lunare” – e “irreale”, diciamolo francamente – con il sacro nel cosmo e in sé stessi.

Augusto di Prima Porta

La nostra antichità classica con la sua “ortoprassi” e fondata sull’ideale di una “trascendenza immanente” poté invece vedere nella stessa figura dell’Imperatore lo specchio della divinità olimpica, in una concezione non moralistica ma ontologica delle cose: non fu perciò vista alcuna antitesi nel comportamento di un Augusto, che, restitutore della pax deorum hominumque, non si fece scrupoli nello sgozzare con le sue stesse mani gli uccisori di Cesare. E riguardo al sesso: prima che fosse importato il Cristianesimo avevamo Pompei e i suoi lupanari, prostituzione sacra e non sacra, e Petronio poteva scrivere pagine immortali di una ironia così vivida ma “augusta” sulla “matrona di Efeso”, in una concezione del sesso che pur non essendo massificata e frivola come la nostra sicuramente era molto aperta e libera – ben prima che un Woody Allen ci “insegnasse” “ciò che c’era da sapere ma non avremmo (chi?) mai osato chiedere sul sesso”…

Concludendo: “Genio e follia” dicono coloro che “presumono di sapere”, ma è un connubio proficuo solo se ti chiami Woody Allen – appunto – sei nato a Manhattan conosci qualche ottimo produttore e imposti una carriera cinematografica sulle tue vere o presunte nevrosi…

Uno che se la sarebbe passata piuttosto malaccio ai giorni nostri sarebbe stato quel “saggio solitario della tribù degli Śakya”, cioè Buddha Śakyamuni, colui che fece voto di silenzio e che quieto se ne stava ad indagare la realtà interiore nonché quella universale…colui che affermò di essersi messo sulla Via degli antichi sapienti, che la sua generazione aveva obliato….

Forse aveva ragione qualcuno tempo fa, invocando una nuova Bretton Woods, sì ma ne servirebbe una delle coscienze…

@barbadilloit

Giovanni Balducci

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