Fiumi di droga/2. Internet nuovo gran Bazar e le altre vie dei traffici

Le vie della droga, in un mondo sempre più globalizzato e web-dipendente, passano soprattutto da internet. Sarebbe la piazza virtuale, secondo i dati dell’Osservatorio Europeo sulle droghe, un luogo di scambio sempre più reale e di incrocio tra domanda ed offerta. A tal punto che, proprio gli ‘umori’ del web sembrano in grado di restituire un quadro fedele dell’intero volume d’affari degli stupefacenti in Europa.

A causa della crisi, inoltre, sono poche le organizzazioni che possono permettersi il lusso di trasporti intercontinentali di grossi quantitativi di droga. Non tanto per il costo dei viaggi quanto, prevalentemente, per la paura dei controlli delle forze dell’ordine e della perdita di grossi capitali utilizzati per acquistare la droga. Per questo la ‘filiera’ della droga tenderebbe ad accorciarsi o, quantomeno, ad evitare inutili e dispendiosi passaggi.

Le porte dell’Europa, per la droga, rimangono i paesi iberici (Spagna e Portogallo in primis) e la Turchia. Mentre la marijuana arriverebbe da piantagioni spesso installate sullo stesso territorio europeo, l’hashish viaggia in aereo o arriva dai porti. La produzione di ‘resina’ è incentrata nella zona dell’Atlante nordafricano e, quindi, l’ingresso privilegiato per l’Europa appare la Spagna. Il mercato delle droghe cosiddette leggere, però, non è immune dalle contraffazioni: la Cina è la regina anche nel campo dei cannabinoidi sintetici, i cosidetti ‘Cra’.

Resta lunghissimo il percorso dell’eroina. Il maggior produttore al mondo è l’Afghanistan. Secondo l’Osservatorio europeo esistono ben due rotte differenti: la prima sarebbe quella dei Balcani che, dalla Turchia, attraversa Bulgaria, Romania e Albania per puntare direttamente al centro Europa.

La seconda tratta, invece, è quella ‘settentrionale’ detta anche via della seta. Questa ‘strada’ attraversa la Russia sfociando fino alle Repubbliche dell’Asia Centrale che appartenevano all’Urss (Kazakhstan, Tajikistan, Turkmenistan). Gli esperti, però, non escludono che i narcotrafficanti stiano studiando una terza via: quella africana che attraverserebbe tutto il Medio Oriente partendo dall’Iran.

Rimangono più o meno stabili le rotte della cocaina. La pianta si produce in Sudamerica, tra Bolivia, Colombia e Perù. Giunge in Europa attraverso mille escamotages differenti per via aerea e per mare. I punti di approdo della ‘coca’ sono la Spagna ma, negli ultimi anni, sono diventati importantissimi gli scali – specie quelli portuali – del Benelux, Olanda e Belgio. I trafficanti, però, hanno cercato di diversificare le rotte della ‘neve’ cercano approdi nell’Est Europa, puntando a Bulgaria, Grecia, Romania e repubbliche baltiche (Estonia, Lituania e Lettonia).

Proprio nei paesi baltici, invece, si concentrerebbe una buona parte della produzione della droga sintetica in Europa. Insieme alle piazze baltiche, per anfetamine, metanfetamine ed ecstasy hanno una grande valenza in termini di produzione praticamente tutta l’area mitteleuropea e del Benelux: Belgio, Olanda, Germania, Repubblica Ceca e Polonia.

Un capitolo a parte, poi, meritano le cosiddette ‘smart drugs’, le ‘droghe legali’, sostanze che prodotte per uno scopo si rivelano utili allo sballo. Si tratta per lo più di sostanze chimiche e sintetiche (come i famigerati ‘Sali da bagno’, per intenderci la ‘droga che rende zombi’) che poggiano la loro efficacia su principi attivi ancora sconosciuti, o meglio, non catalogati tra le sostanze stupefacenti da parte dei governi nazionali. Spesso si tratta addirittura di fertilizzanti. La gran parte della produzione di queste nuove droghe arriva dalla Cina e dall’India: la vendita avviene sfruttando canali legali, dato che si tratta di roba venduta per altro non certo per droga. Si tratta di un mercato, quest’ultimo, in continua e perenne espansione che seduce sempre più consumatori in cerca di esperienze di sballo forti a poco prezzo.

@GiovanniVasso

Giovanni Vasso

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