L’intervista di Barbadillo. Ciriello: “Ora vi spiego come è nato ‘Maradona è amico mio'”

Il libro “Maradona è amico mio” di Marco Ciriello

Marco Ciriello è uno scrittore noto e amato dai lettori di Barbadillo. E’ un anticonformista vero, è sempre dove non immagini di trovarlo. Ha coraggio e spiazza sempre tutti. Possiede nelle dita la capacità di riprodurre la «petite musique» di Luis Ferdinand Céline, scrive romanzi originali e corrosivi (“Vangelo a benzina” è un cult da non perdere), ha curato per SkyArte un documentario di su Ezra Pound prezioso e ogni settimana pubblica recensioni al curaro sul Messaggero, demolendo falsi miti della letteratura contemporanea.

Con “Maradona è amico mio” (acquistabile qui)  ci accompagna in un viaggio tra calcio e destino, dove le note sono quelle dei palleggi di Maradona, tra magie ed eccessi che restano impressi nelle vite di chi ama il pallone.

Ciriello, “Maradona è amico mio” è un libro fuori dagli schemi. Partiamo dal titolo.  Perché l’amicizia come chiave per entrare nel mondo del funambolo sudamericano?

«Nasce dal fatto che in questi anni ho incontrato un mucchio di gente che aveva sempre una storia su Maradona, dal suo generare racconti e familiarità, entrando con naturalezza nella vita degli altri al punto che sembrava appartenere a tutti, e nella rivendicazione di questa appartenenza c’era un affetto fuori dal comune».

La copertina-iconica è sulla mano de Dios. E’ l’episodio più surreale della carriera di Maradona?

«Sì. Infatti lo racconto in versi. Senza quel gol irregolare non ci sarebbe quello più bello del secolo. Sono inseparabili. L’uno genera l’altro. Due gesti fuori dal gioco, il primo per una irregolarità, il secondo per una superiorità».

Maradona e Napoli. Dove nasce la connessione sentimentale?

«Nelle loro nature comuni, nell’essere dispari, non assimilabili. L’esuberanza di essere sempre oltre, non conoscere la normalità, di vivere quindi di straordinarietà».

Ascesa e declino. Che epifania dell’eroe Maradona è possibile rintracciare guardandolo dal Sud dell’Italia e del mondo?

«Un presidente di una Nazione che unisce tutti quei sud, nel libro ci sono diversi pezzi su questo: da Napoli a L’Avana, da Città del Messico a Napoli». 

Maradona ai mondiali di Russia 2018

La macchietta nel palco russo. Chi è adesso Maradona?

«Non sono d’accordo nel definirlo macchietta, è stata una apparizione Inca a San Pietroburgo, io l’ho raccontata così. Maradona è quella cosa là, non puoi andare al concerto dei Metallica e chiedere di abbassare il volume. Maradona viaggia su altre frequenze, non può essere assimilato a niente». 

La magia del calcio è uno degli effetti collaterali del genio di Maradona. in una immaginaria banca dati digitale del calcio globale, Maradona che posto occupa?

«Un altro pianeta. Un altro linguaggio. Un pezzo unico, molto probabilmente irreplicabile». 

Maradona e Pelé, Maradona e Messi. Comparazioni possibili?

«No. Maradona faceva le cose di Pelé a velocità doppia e senza squadra. Messi ha raggiunto quella velocità, col vantaggio di avere una grande squadra, ma manca della testa di Maradona, è un replicante maradoniano privo di epica, e di imprese. Maradona è un sovvertitore, un ribelle, un sognatore. Messi dorme al pomeriggio nella cameretta del Barcellona». 

Quando Hai visto giocare la prima volta Maradona?

«Appena arrivò al Napoli, al San Paolo, e poi un mucchio di altre volte che racconto nel libro». 

Maradona oltre Maradona persona. Cosa ne resterà?

«Io non sono di quelli che pensa che Maradona sia sbagliato fuori dal campo, perché Maradona è l’unico calciatore globale che si interessa di temi scomodi, che ha una opinione e che non fa calcoli. Maradona non è mai diventato un ricco borghese, perché conserva pensieri da ribelle, è un pirata, e questo lo salva sempre. Maradona sa prendersi la colpa e sa andare oltre, non è un caso che nel suo addio al calcio dica: Io sono sporco, la palla è pulita. Quelli che dicono: “Ah Maradona è un cattivo esempio”, dicono una puttanata, Maradona, persino nelle sue performance più eclatanti, ha da raccontare e suggerire, perché è caduto, e nessuno può raccontare meglio ai ragazzi – visto che dietro questa frase si nasconde la moralità più bieca – come prendere a morsi la vita, senza perdere le proprie radici».  

Marco Ciriello, scrittore controcorrente

“Evaporiamo obbedienti pensando che ci sia un seguito”. In questa volume c’è più di un lampo autobiografico. Perché?

«Era l’unico modo per raccontarlo, bisognava connettere la città e la propria biografia a un uomo che le stava cambiando. Bisognava annullare la cronologia e allacciare i nuclei familiari, per mostrare come il suo passaggio annullava ogni tipo di differenze economiche e sociali, era il prezzo da pagare alla sincerità maradoniana».

@barbadilloit 

Geronimo Barbadillo

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