La imponente struttura in stile umbertino, parzialmente abbattuta negli anni ’60 e poi lasciata in rovina, torna a nuova vita: 1800 mq, disposti su quattro piani, in un allestimento museografico moderno e sobrio. Nondimeno, il Palazzo non sarà un semplice luogo espositivo, quanto piuttosto uno spazio per la produzione di eventi culturali. Un potente attrattore sociale, che vuole far partecipare i cittadini, le loro associazioni, e le comunità dell’Esquilino.
Cuore di Palazzo Merulana è, come detto, la raccolta della Fondazione Cerasi: una straordinaria serie di opere, il cui nucleo principale è incentrato sulla Scuola Romana, numerosi sono, ad esempio, i lavori di Antonietta Raphaël e di altri artisti suoi contemporanei. La parte museale vera e propria comincia dal Secondo Piano, con opere di Donghi, De Chirico, Cambellotti, Capogrossi, nonché un rarissimo quadro di Giacomo Balla, dipinto su entrambe le facciate e in periodi diversi (Vaprofumo, 1926 e Primo Carnera, Campione del Mondo, 1933, olio su tavola). Come ha giustamente fatto notare il curatore Fabio Benzi al momento dell’incontro con la Stampa, quella radunata da Cerasi è una collezione di capolavori, e l’occhio dell’esperto lo nota immediatamente, con l’arte italiana presente con i suoi nomi più celebri e al meglio. Fra le numerose opere in mostra, spiccano una preziosa natura morta “attualizzata” di Francesco Trombadori (Paura della pittura,1942 ca.), un “classicissimo” contesto industriale di Mario Sironi (Paesaggio urbano, 1920, olio su cartone incollato su tela) e un grande e splendido quadro di Felice Casorati (Lo studio, 1934, olio su tela). Il percorso museale termina al Terzo Piano, ove si trovano opere più recenti di arte contemporanea, segnatamente della Pop Art Italiana, conosciuta pure come Scuola di Piazza del Popolo, con nomi quali Tano Festa e Mario Schifano.
La conferenza stampa, malgrado il pesante ritardo con cui è iniziata, è stata breve, ma interessante, sino a quando non è intervenuto il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, che con un eloquio a nostro modesto avviso eccessivamente confidenziale, data la natura dell’evento, ha esordito con un: “Abbiamo donato”, per poi correggersi con: “Avete regalato”. Stendiamo un velo di tristezza sulla inadeguatezza culturale della nostra classe politica e concludiamo dicendo che oggi la Capitale ha a un nuovo museo, un dono di un uomo capace, Claudio Cerasi, alla Città, o meglio al quartiere, nel quale egli stesso ha dichiarato con meravigliosa stringatezza di avere voluto: “Mettere a disposizione” la sua collezione. Il mecenatismo di molti Italiani (“I” rigorosamente maiuscola) talvolta commuove. A loro un sentito grazie, poiché compensano quello che il Ministero, le Regioni e i Comuni non fanno sostanzialmente mai, tutelare e valorizzare il Bello; anzi, come nel caso delle riforme Madia e Franceschini, di questo si rivelano essere sovente apertamente nemici.