Mostre. Mimmo Paladino a Brescia, un cuore pieno di sogni del passato

Opere di Mimmo Paladino a Brescia
Opere di Mimmo Paladino a Brescia

Brescia abbraccia 76 opere di Mimmo Paladino. La città si veste di sculture, cavalli silenziosi, elmi e guerrieri che tornano al principio della storia. Il locus cittadino accoglie un lavoro artistico che si sposa con Piazza della Vittoria, il Duomo Vecchio, il Parco archeologico, il Museo di Santa Giulia; e il senso di tutto diviene chiaro: le rappresentazioni colloquiano con la comunità bresciana;  il fruitore incontra un mondo iconico da non perdere; il mondo misterioso di Palladino splende un’altra volta.  Ci vengono incontro cavalli stilizzati e guerrieri vigili.  I grandi specchi di ottone sembrano monili primitivi indossati da leggendari titani e la sublime fissità comunica una ricerca mai interrotta.

Chi crea  per manifestare contenuti che possano  limitare il nulla dentro cui viaggia la realtà artistica.  Chi cerca argomenti che dicano la bellezza intesa come civiltà. Chi non si è arreso all’abbattimento dei simboli sa che il magistero di Palladino permane come punto assoluto di riferimento.

Siamo legati all’immaginario di questo maestro.  Le sue novità non sono mai allacciate al transitorio.  Anche a Brescia, con  un’ iniziativa di successo prorogata sino al 2 settembre 2018, nell’ambito della prima edizione del progetto Brixia Contemporary, i lavori di Palladino cantano la simbolicità perenne dell’umano, una simbolicità che colloquia, sorprendentemente, con il paesaggio urbano storico e contemporaneo.

Memorie di leggende. Passioni antiche. Miti narrati da secoli. Il sistema iconico palladiniano spinge avanti la forma. Resiste all’annullamento di ogni paradigma tentato dal mercato globalizzato dell’arte. Ha realizzato il catalogo di questa esperienza la Silvana Editore, con le foto di Ferdinando Scianna, i testi di Luigi Maria Di Corato, i versi di Aldo Nove: un poeta che, per la sua carriera, non pare vicino all’opera di Palladino ma, in questa occasione, canta l’idea della purezza artistica.

Palladino, una cifra artistica occidentale e identitaria. Una sfida all’estetica dell’effimero. I suoi occhi interpretano il tramonto occidentale per guardar dentro l’ultima luce del crepuscolo. L’artista ha armato emblemi, enigmi, guerrieri per proseguire un discorso creativo come “combattimento quotidiano”, ripetendo le parole del maestro di recente rilasciate al Corriere della Sera.

Ancora una volta è annunciata l’interpretazione di Palladino, ossia l’osservazione del passato per narrarlo di nuovo. Attraverso quel nomadismo che arricchì la Transavanguardia, da decenni, la sua narrazione raffigura nature  stilizzate, archetipi del Novecento,  oggetti mai perduti dall’uomo. Alla città lombarda viene consegnato un paesaggio in cui la forma diviene totemica, come con i ‘20 Testimoni’ in tufo che accolgono i visitatori  nell’area archeologica del Capitolium. In questo percorso la tradizione  si rinnova e il genio creativo guarda al futuro, con il cuore pieno dei sogni del passato. Il paesaggio diviene vario  e il maestro nato a Paduli dona installazioni che vivono per il passante, per la gioia della strada.

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Renato de Robertis

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