Presidenziali Francia: Hollande avanti, Sarkò annaspa, uno su cinque con Le Pen

In attesa dei risultati ufficiali, gli exit-poll filtrati sui vari mass-media ben prima dell’embargo delle 20 ci dicono che le elezioni presidenziali francesi hanno preso una direzione chiara. Innanzi tutto che al ballottaggio del 6 maggio andranno il presidente uscente Nicolas Sarkozy e il socialista François Hollande, con quest’ultimo in veste di favorito con una dote del 28-29% a fronte del 25-27% circa ottenuto dal marito di Carlà.

In secondo luogo, la prima tappa nella corsa all’Eliseo rivela anche che la candidata del Front National, Marine Le Pen, è andata al di là delle previsioni: tra il 18 e il 20% delle preferenze, molto più dell’altro “terzo incomodo”, il comunista Jean-Luc Mélenchon, ben accreditato alla vigilia e che invece si è fermato a una stima compresa fra il 10 e il 12%. Poiché Mélenchon aveva già annunciato apertamente di voler appoggiare Hollande al secondo turno, si vede che i suoi elettori hanno preferito l’originale alla copia.

Se gli exit-poll saranno confermati, il risultato di Marine Le Pen sarà il migliore di sempre del Front National alle presidenziali francesi, visto che nel 2002 il padre Jean-Marie, pur andando al ballottaggio contro Chirac, si era fermato al 16% dei voti. Segno che il nuovo messaggio della candidata di estrema destra (definiamola così per comodità, ma intanto ha già dimostrato di avere programmi molto diversi dal padre) ha fatto breccia nell’elettorato transalpino, in particolare fra i giovani: i sondaggi della vigilia le davano infatti il 25% dei consensi tra i francesi al di sotto dei 30 anni.

Hollande va al ballottaggio da super-favorito, potendo contare sui voti di sinistra (non solo di Mélenchon, ma anche degli altri “nanetti” di area verde e comunista-trotzkista Joly, Poutou, Arthaud e Cheminade), ma soprattutto su un avversario “azzoppato”: persino nell’entourage di Sarkozy tira aria di rassegnazione. E poi non è mai successo che il candidato che ha ottenuto più voti al primo turno sia stato battuto quindici giorni più tardi. In teoria al secondo turno a Sarkozy potrebbero arrivare i voti dell’elettorato di Bayrou  (meno del 10%), ma difficilmente quelli del FN, che nei confronti del presidente uscente provano un’avversione piuttosto viscerale e non possono coltivare speranze di apparentamento a causa della “conventio ad excludendum” che non ammette possibili alleanze del FN con gli altri partiti, un po’ come il vecchio “arco costituzionale” che per molti decenni ha emarginato il Msi-Dn in Italia.

Dal partito socialista, invece, già arrivano strizzatine d’occhio verso l’elettorato della Le Pen. A urne ancora aperte, Ségoléne Royal – ex moglie di Hollande e candidata del Ps nel 2007 – così commentava: «Dobbiamo indirizzarci agli elettori del Front National e cercare di comprenderli». Difficile pensare che da destra possano arrivare consensi per Hollande, ma è invece probabile che parecchi elettori del FN diserteranno le urne del ballottaggio, favorendo così indirettamente il grigio candidato socialista.

Sempre ché dallo spoglie non escano particolari sorprese, si possono già fare un paio di considerazioni “a caldo”. Uno: più che una vittoria di Hollande, l’esito del primo turno è una bocciatura del presidente uscente, che si trova indietro (e con grandi possibilità di essere sconfitto) malgrado lo sfidante sia, a detta di tutti, un personaggio piuttosto incolore, senza particolari doti politiche né esperienze di governo. Tanto che cinque anni fa gli venne preferita la candidatura dell’ex moglie Ségoléne Royal.  Due: nel partito socialista non devono avere le idee troppo chiare, se è vero che fino a pochi mesi fa il candidato del partito era Dominique Strauss-Kahn, “zar” espressione dei poteri forti della finanza internazionale (Fmi) e di stretta obbedienza mondialista; mentre adesso, con tutta probabilità, i socialisti riusciranno a far eleggere un presidente della République che, almeno in apparenza, professa ideali e programmi molto differenti da DSK. C’è da dire che se così fosse, la storiaccia dello stupro (falso) nell’hotel newyorchese finirebbe per arrecare un beneficio al Ps, alla Francia e forse all’intera Europa.

George Best

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