Effemeridi. Rudolf Borchardt romanziere e esponente della Rivoluzione Conservatrice

Rudolf Borchardt
Rudolf Borchardt

10 Gennaio 1945. A Trins, un villaggio del Tirolo austriaco muore Rudolf Borchardt, romanziere, poeta, filologo, storico, commediografo e traduttore.
Era nato a Königsberg nel 1877, figlio di un ebreo, un mercante con il quale i rapporti non furono mai idilliaci e si ruppero del tutto quando il padre tagliò i fondi a quello studente studioso che brillava negli studi di Filologia classica, Archeologia e Germanistica nell’Università di Berlino.
Rudolf proseguì comunque i suoi studi e si inserì nel dibattito intellettuale con l’apprezzamento e l’amicizia di Hugo von Hoffmansthal.
Fu un esponente della Rivoluzione Conservatrice, focalizzando in particolare la sua avversione per il Capitalismo e per la Democrazia.
Fece inizialmente parte dell’ambiente del poeta Stefan George che della Rivoluzione Conservatrice fu uno degli esponenti maggiori e con il quale – pur senza conoscersi personalmente – si verificò un contrasto e una rottura radicale.
Durante la Prima guerra mondiale fu un combattente con il grado di ufficiale di Fanteria.
Dopo la guerra, e un secondo matrimonio si stabilì in Italia, nella Villa Mansi di Lucca.
Dell’Italia si era innamorato da tempo e tra le sue tante attività culturali si dedicò anche a Dante, traducendo in tedesco la “Divina Commedia”.
A testimonianza di questo legame profondo con l’Italia abbiamo disponibile, grazie all’Adelphi, il suo “Il giardiniere appassionato”, un viaggio nel mondo dei fiori, della loro cura, della coltivazione, che è anche un viaggio nelle città e nei borghi che a suo dire: “sono abitati solo in virtù dell’attaccamento alla casa dei padri”, con ciò facendo riferimento al concetto di “terra dei padri” caro alla cultura conservatrice centroeuropea.
Il suo amore per l’Italia si estese anche a quello per il fascismo italiano.
Riuscì a farsi ricevere anche da Mussolini nell’aprile 1933.
Ammirazione e addirittura adorazione che divennero anche riconoscenza per la protezione dopo l’avvio delle persecuzioni nei confronti degli ebrei in Germania.
E l’Italia, dal 1933, divenne rifugio – molto più delle democrazie – per molti di loro come Walter Benjamin, Karl Wolfskehl e Paul Oskar Kristeller.
Una personalità con la Weltanschauung come quella di Borchardt non era una novità, basti pensare ad un altro caso clamoroso, quella dello storico del Medioevo, Ernst Kantorowicz, costretto a lasciare la Germania protestando per il fatto che probabilmente – antisemitismo a parte – era più nazionalsocialista lui di molti ariani tedeschi.
Nell’agosto 1944 Rudolf Borchardt e la moglie furono arrestati dai tedeschi in Italia e deportati, destinazione probabile Auschwitz- Riuscirono però a fuggire e a rifugiarsi in Tirolo.

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Amerino Griffini

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