Il caso. “Paperino reazionario” di Barbera e l’ideologia di Walt Disney

Una vignetta di Paperino nella Seconda Guerra mondiale
Una vignetta di Paperino nella Seconda Guerra mondiale

E’ uscito da poco in libreria il saggio di Alessandro Barbera Paperino reazionario con sottotitolo Nuove note sull’ideologia di Walt Disney. Questo testo, che fa seguito ad un precedente e fortunato lavoro dell’autore, Camerata Topolino, pubblicato da Stampa alternativa nel 2001, consiste in una puntuale, documentata, certosina disamina delle pubblicazioni che si sono succedute intorno all’ideologia di Walt Disney e alle sue creazioni artistiche dal 2001 al 2017. Come dichiara l’autore nella premessa del volume il suo interesse e la sua passione per il mondo dei topi e dei paperi risalgono alla sua infanzia e sono durati inalterati nel tempo.  La tesi che emerge dal suo lavoro di studioso e di appassionato è che Walt Disney “era un conservatore-rivoluzionario con uno specifico interesse per la magia” (p.91). Di più, il filo rosso che lega tutta la sua opera, sia fumettistica che cinematografica, è proprio quello di essere stato nella sua opera “interprete dei valori tradizionali” (p.105). La grandezza artistica di Disney, la sua magia, è infatti consistita nell’aver reintrodotto nel XX secolo il mito e la fiaba, che sembravano banditi da una società dominata dall’ossessione del consumo e del profitto, nell’averci dischiuso una dimensione altra, nell’aver riaperto la porta al sogno. “La cosa rilevante è che Disney ripropose mito e fiaba attraverso mezzi di comunicazione all’avanguardia, facendone gli strumenti di una nuova pedagogia.” (p.116). Sicché “ci troviamo davanti ad un Disney antimoderno nel cuore pulsante della modernità, ovvero gli Stati Uniti.” Di fronte a Disney la critica progressista e di sinistra si è divisa tra detrattori, che lo hanno avversato ricorrendo anche alla diffamazione, non essendo capaci né di cogliere lo spirito di Disney né di confrontarsi sul terreno delle idee; e simpatizzanti, che hanno cercato “di edulcorarlo e di assimilarlo, insomma di neutralizzarlo” (p.105), sostenendo perfino improbabili e non giustificate simpatie comuniste dell’artista.

La copertina del saggio di Barbera su Paperino

Nel suo saggio Barbera fa giustizia di tutte queste interpretazioni, mostrandone limiti, forzature e contraddizioni. Non è peraltro mancata neanche una lettura scientista del mondo di Disney proposta dal filosofo Giulio Giorello, che fa di Topolino un campione antimetafisico, un pensatore cioè che esalta il dubbio e la scienza a scapito della magia e di un mondo altro. Anche questa interpretazione viene esaminata e contestata da Barbera che ne mostra l’artificiosità. Non si può poi non accennare al succoso capitolo dedicato al regista sovietico Ejzenstejn che incontrò personalmente Walt Disney nell’estate del 1930 in America, rimanendone affascinato, al punto da stendere una serie di appunti che si tradussero in un testo, intitolato semplicemente Walt Disney. Ecco il giudizio che ne dà Barbera: “le sue valutazioni sui cartoni di Disney nascono dalla volontà di capire e spiegare un fenomeno artistico che lo entusiasma, con notazioni assai acute. Non accusa Disney di essere strumento dell’alienazione capitalista, come altri sosterranno decenni dopo, né cerca in alcun modo di arruolarlo ideologicamente, come altri ancora tenteranno sempre in epoca di molto successiva.” (p. 15). Un esempio dunque di onestà intellettuale al di là degli schemi pregiudiziali e ideologici.

Disney e Mussolini

Nel capitolo Disney e Mussolini Barbera dà poi un ampio resoconto della pubblicistica sui rapporti tra Mussolini e Disney, nonché delle ricerche condotte personalmente compulsando i quotidiani dell’epoca. Quel che è ormai accertato, anche grazie alle testimonianze del fratello di Disney, Roy, e del figlio del duce, Romano, è che nel luglio del 1935 durante un suo viaggio in Italia Disney incontrò ben due volte Benito Mussolini, da sempre ammiratore delle sue creazioni, in un clima di grande cordialità. Peraltro, è un dato di fatto che Disney, almeno fino all’entrata in guerra dell’America, ebbe simpatie per Mussolini e per il fascismo. Infine, di particolare interesse, dal nostro punto di vista, è il commento dedicato da Barbera, nel capitolo Topolino e la bomba atomica, alla storia Topolino e il mistero dell’uomo nuvola, pubblicata a striscia sui quotidiani tra il 1936 e il 1937. Si tratta di una storia che come scrive il nostro è “assolutamente sorprendente per capacità di predizione e per quel che svela sull’ideologia di Walt Disney.” La storia, infatti, anticipa “in primo luogo quello che sarà l’effettivo atteggiamento di Disney all’indomani dello scoppio della guerra in Europa. Disney aderirà a quelle organizzazioni americane, come l’America First, che si battono perché gli Stati Uniti non intervengano nel conflitto. In secondo luogo, anticipa in chiave critica, il destino degli scienziati atomici, Albert Einstein, Enrico Fermi, Angelo Majorana. I primi due fuggiranno dall’Europa, rispettivamente nel 1933 dalla Germania e nel 1938 dall’Italia, per lavorare allo sviluppo dell’energia nucleare in America; il terzo – prima coincidenza straordinaria – sparirà nel nulla. Infine, anticipa il concreto impiego della bomba atomica da parte degli Stati Uniti sul Giappone nel 1945.” (p. 136).

Il protagonista del fumetto, ricordiamolo, è lo scienziato Enigm, il cui nome allude chiaramente a Einstein, che, per sottrarre la sua scoperta all’uso distruttivo che probabilmente ne avrebbero fatto i governi, si era rifugiato su una nuvola. Ma, nota l’autore, “tra il fisico dei fumetti e quello della realtà c’è un abisso per quel che riguarda i comportamenti. Entrambi fuggono dalla Germania. Il primo perché non vuole che nessuno si impadronisca della nuova energia; il secondo, a discapito del suo iniziale pacifismo, per offrirla all’America, come farà anche Fermi. Si può leggere tra le righe una critica preventiva alle scelte dei due scienziati europei.” (p.136). E conclude dimostrando come “Enigm e Einstein-Fermi facciano scelte opposte. I secondi contro qualcuno; il primo a favore di tutti.” (p.137).

Non possiamo non notare come le considerazioni di Barbera siano in piena sintonia con quelle di Leonardo Sciascia, che nel suo magnifico libro, La scomparsa di Majorana, notava che “si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà. Furono liberi coloro che non la fecero. Schiavi coloro che la fecero. E non per il fatto che rispettivamente non la fecero o la fecero, ma precipuamente perché gli schiavi ne ebbero preoccupazione, paura, angoscia; mentre i liberi senza alcuna remora e persino con punte di allegria, la proposero, vi lavorarono, la misero a punto e senza porre condizioni o chiedere impegni, la consegnarono ai politi e ai militari”.

*Paperino reazionario con sottotitolo Nuove note sull’ideologia di Walt Disney di Alessandro Barbera (edizioni L’Arco e la Corte, pp. 159, € 15)

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Sandro Marano

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