Effemeridi. Henry De Monfreid il fascista che ispirò Hergé e Pratt

Henry De Monfreid
Henry De Monfreid

Effemeridi. 13 Dicembre 1974. A Ingrandes, piccolo paesino del centro della Francia, muore a 95 anni Henry de Monfreid, scrittore e avventuroso viaggiatore.
Figlio di un noto pittore impressionista, ricevette un’educazione anticonformista, perfettamente in linea con la sua indole.
Nell’adolescenza visse a Carcassonne dove si era trasferita la madre in seguito al divorzio.
Gli studi superiori li fece svogliatamente a Parigi sempre scalpitando nel dover rispettare le regole borghesi.
Con quel carattere non poteva certo aver vita facile quando fu chiamato alle armi; in breve riuscì farsi congedare simulando malattie.
La vita che sognava era sul mare, libero. Iniziò a realizzare il suo sogno nel 1910 quando si imbarcò per l’Africa e costeggiò a lungo le rive del Mar Rosso e del Corno d’Africa, amato dai suoi equipaggi, commerciando legalmente in caffè e molto illegalmente in armi, perle e haschisc, facendosi beffe degli inglesi nei territori da loro controllati durante la Prima guerra mondiale, mescolandosi con mercanti di schiavi e principi africani; lui stesso pirata e gentiluomo.
Imparò lingue e dialetti africani, incontrò il Negus e divenne amico di un’altra testa matta come lui, il romanziere francese (ma ebreo di origini lituane) Joseph Kessel futuro membro dell’Académie française ma per il momento grande giramondo avventuriero, pilota d’aerei e fondatore negli anni Venti a Parigi del settimanale di estrema destra “Gringoire”, lui stesso “fascista” prima di passare nel campo della Resistenza durante l’Occupazione della Francia.
Fu Kessel a stimolare de Monfreid a scrivere delle sue esperienze straordinarie e che lo introdusse nell’attività di collaboratore di giornali parigini.
Henry de Monfreid rimase ancora per molto tempo in Africa a costruirsi barche, a confrontarsi con padre Teilhard de Chardin prima di convertirsi all’Islam.
Entusiasta dell’avventura coloniale italiana, incontrò Rodolfo Graziani (tramite il quale cercò di conoscere anche Mussolini) e dette una mano agli italiani mettendo a disposizione le sue conoscenze linguistiche e del territorio; in un’azione militare rimase anche ferito.
Tutta una serie di attività che nnon passarono inosservate agli attenti occhi dell’Intelligence britannico. Quando cessarono le fortune dell’Asse (e della Francia di Vichy) in Africa, durante la Seconda guerra mondiale, gli inglesi lo arrestarono, Prisoner of War anche se lui militare non era, e lo deportarono in Kenya, in un campo di prigionia assieme agli italiani.
Alla fine della guerra rimase in Kenya vivendo in mezzo alla natura, di caccia e di pesca, tra foreste di banani e spiagge dorate, facendo anche la guida ai turisti.
Ciò fino al 1947 quando tornò in Francia assieme alla moglie; però con tappe in Italia (dove passò dei guai per l’hashisc) e in Svizzera.
Nel 1958 una disavventura in mare tra Réunion e Madagascar nella quale rimase coinvolto anche il figlio architetto, lo fece rimbalzare nuovamente agli onori della cronaca francese.
Una disavventura che rischiò però di vederlo eleggere a membro dell’Académie Française. I suoi vecchi libri ripubblicati, i nuovi in libreria, l’amico Kessel che vantava il merito di averlo scoperto,… ma all’elezione non ce la fece.
Si consolò incidendo un disco con canti di mare del XVII secolo. E aveva già 90 anni….. e qualche anno prima non si era lasciato scappare neppure l’appoggio a chi si batteva per l’Algérie française ed era stato tra i firmatari del Manifesto che raccolse oltre 300 intellettuali di destra – ne abbiamo scritto in queste effemeridi qualche giorno fa – in risposta al Manifesto dei 121 in appoggio dell’indipendenza algerina e dell’FLN.

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Amerino Griffini

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