Italia distratta da inchiestine, Trote e spigoloni. Mentre si riducono i diritti dei lavoratori…

Prima l’inchiesta che ha travolto il sindaco antimafia di Bari, Michele Emiliano, ormai immortalato nell’immaginario pubblico con accanto una cassetta di spigoloni e cozze pelose. Poi le scivolate della giunta Formigoni in Lombardia. Quindi le miserie di una famiglia che si fa pagare il dentista dal partito del Sole delle Alpi. Infine le raccomandazioni democratiche di Nichi Vendola. L’operazione di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e delle nuove generazioni dal dibattito in corso sulla riforma del lavoro può dirsi pienamente riuscita. E così il ministro Fornero riesce, con inimitabile arroganza, a porre l’aut aut: o si approva il nostro testo, o andiamo via.

Il nodo politico della codificazione dell’ordinamento giuslavorista è uno dei passaggi che identifica il livello di civiltà di un popolo. Rino Formica, ex ministro socialista dallo sguardo lungo, ha più volte evidenziato come una “repubblica fondata sul lavoro” stia per diventare “una colonia” che risponde ai diktat di grigi burocrati del Moloch europeo. E questo passaggio non è stato avallato da nessun voto popolare. Quale popolo sovrano voterebbe una riduzione dei propri diritti nel mondo del lavoro? La risposta è ovvia. Per questo proseguirà ancora l’opera di anestetizzazione dei cittadini, a cui sarà concesso l’oppio della sterile indignazione per marachelle, abiette ma alla fine di poco conto, di politici di terz’ordine. Tutti spieranno dalla serratura per conoscere i retroscena della Bosseide o della Vendoleide, in pochi andranno a legge e studiare le bozze “esterofile” della riforma del lavoro imminente, imposta dall’esecutivo tecnocratico guidato dal barone Monti.

Barbadillo

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