Cultura. L’Ambiente e Premio due veri patrimoni per Acqui

4-Premiazione-Scuola-Alberghiera-per-Progetto-Expo-2015-64a_1200xAcqui Terme. Un bel Premio “Acqui Ambiente” quello dell’edizione 2017. Molto più povero, nelle risorse economiche, rispetto al passato, come  sottolinea, domenica 2 luglio, Carlo Sburlati; ma di questi tempi la tenacia è virtù, e può  dare incredibili motivazioni.
(Meglio una manifestazione “vera e genuina”, che una “ricca e finta”…; un po’ come diceva Cesare Pavese: “alla luna bisogna credere….”).
Un premio che ha scoperto come luogo di incontro la spianata avanti il tempio di Herta (più tempo si passa in compagnia di un monumento, di una architettura, e più questa – oltretutto – sembra diventarti amica: quasi essa divenga “parlante”…).

Sobrio, il Premio, dicevamo.
Essenziale nella forma. Ben condotto da Mauro Mazza.
Senza parole “oltre le righe” come talora è capitato all’ “Acqui Storia”. Con una “normalità”che è anche rispetto di tempi, norme (appunto), convenzioni, equilibri. Conversazione cordiale. Misura. Finito il tempo (per noi piuttosto lungo) delle elezioni, anche le parole tornano alle dimensioni, in qualche modo, naturali (ecco, visto che si parla di ambiente). Più giuste. Più piene. Più belle.
Un pomeriggio esemplare L’attenzione all’ambiente, che è (o deve essere) valore di tutti, né di destra, né di centro, né di sinistra, ha messo d’accordo tutti i protagonisti. E se ciò succederà anche per la Storia (che i ragazzi di oggi  non conoscono: la sottolineatura è stata di Stefano Zecchi) – e per i prossimi “Acqui Storia”, non ci sarà che da rallegrarsi.

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Ambiente & Storia. Storia & Ambiente. Due premi. O uno in due declinazioni? Forse la seconda interpretazione, a pensarci, convince di più.
(In futuro una Fondazione unica per i due premi? Lo speriamo).

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È piaciuta la concisione del Sindaco Lucchini, all’esordio con la fascia tricolore, che ha ricordato il problema delle acque e della falda di Sezzadio con il passato dell’Acna di Cengio, e il sogno di una Valle Bormida Pulita. E altri contributi citeranno le erbe a fianco delle strade, bruciate dai diserbanti, come il glifosato, che l’uomo proprio non riesce a gestire; e la felicità di un giardino pulito, in cui si possono trovare anche i pidocchi sulle rose…
E il verderame dei nonni sulle foglie.
E sul miracolo della vita, sul rispetto di ogni forma animale e vegetale, Fulco Pratesi mostrerà – da lì a poco – un entusiasmo di fanciullo. Che non è per nulla da giustificare; e sul quale non si possono fare ironie: perchè se si vuole vincere la guerra del clima, contro la cementificazione/ desertificazione, l’atteggiamento non può essere che questo.

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Ancora la Storia. Recente e più lontana.
Ha toccato il cuore il contributo di Emma Moriconi a proposito del 24 agosto ‘16 di Amatrice. I familiari e gli amici che non ci sono più. Insieme a quella Resurrezione di Gesù, nella Chiesa dell’Assunta (che è stata messa sotto rigido sequestro, dopo il primo sisma, che l’aveva danneggiata solo lievemente; e così subito non si è potuto far molto per la messa in sicurezza di quanto conteneva; e, dopo, le scosse del 30 ottobre son state letali).
La Resurrezione: 50 metri quadri – oggi perduti – del capolavoro di Ferruccio Ferrazzi, l’artista che proprio qui a Monterosso ebbe come mecenati gli Ottolenghi. Cui si devono le
meraviglie interne del Tempio /Mausoleo che il sole (è ancora quello di giugno; che vista profonda e nitida – da Monterosso su città e appennini), esalta.

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Da un tempio ad un altro: è Emanuela Rosa-Clot (direttore di “Gardenia” e “Bell’Italia”, che
ha trovato casa da poco nella Valle dell’Erro) a ricordare il Trittico del Bermejo della nostra cattedrale e il suo 950º anniversario, ma anche i successi (l’esempio viene da Seveso) della riscoperta e del rilancio dei beni culturali: le sinergie tra privati, amministrazione locale e volontariato possono dar corso a risultati incredibili.

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L’ambiente è inteso secondo l’accezione più larga (e anche così che son giunti 76 volumi
in concorso). Di qui i discorsi con tanti accenni al piccolo  schermo – su nutrizione (con
Giorgio Calabrese) e cucina “vera” e “finta” (con Paolo Massobrio: tra piatti nel segno
di stagionalità e prodotti del territorio; e il cuoco che fa la spesa..).
Ma è poi, con le considerazioni sulla bellezza – ora esaltata, ora negata – che vengono i discorsi dell’ambasciatore Umberto Vattani. Ecco che si parte dalla Cina, interlocutore
complesso, e si giunge alla Venice International University di San Servolo: nulla di meglio di una città che ha i piedi nell’acqua per dare un esempio, a tanti studenti del mondo, sul
valore dell’identità ambientale e culturale. Sulla laguna, in un istituto che ha visto quale presidente Carlo Azeglio Ciampi, ha studiato così anche l’attuale sindaco della città di Pechino. (“Ma non bisogna essere demoralizzati poiché in pochi si crede a certi valori qualificativi: si deve pensare a quanti possono essere convertiti in un’alta missione…”).

E si giunge, sempre con Vattani, alle collezioni della Farnesina e all’arte contemporanea. Storie e aneddoti. Politici illuminati e non. Burocrazia che incoraggia, ma spesso deprime.

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La chiusa ideale con le parole di Stefano Zecchi. “L’occidente salverà la bellezza?” Sì, se conserverà, anzi difenderà quei valori inalienabili che fan capo all’educazione di due istituti purtroppo, oggi, un po’ sgangherati, come scuola e famiglia.
Ambiente è il luogo che si abita. Di cui bisogna raccontare, l’identità, la tradizione, la bellezza. Che occorre salvaguardare dalla violenza (anche quella che si fa alle parole: e
qui ricordiamo il libro di Gabriele Valle, per altro presentato in altra pagina del nostro settimanale, sempre su questo numero).
Il rispetto è tutto. Anche tra gli uomini. Se si vorranno bene, ameranno anche la natura.
Che bel pomeriggio…

*da L’ancora.

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