Il caso. Quando il 24 luglio del 1947 Kenneth Arnold avvistò gli Ufo

Kenneth Arnold
Kenneth Arnold

Settanta anni fa, il 24 giugno 1947, il pilota di un aereo da turismo di nome Kenneth Arnold, in volo nei pressi del Monte Rainer (Washington), affermò di aver avvistato una formazione di velivoli sconosciuti che procedevano ad altissima velocità ma in modo irregolare “come piattini lanciati sull’acqua” ed avevano una forma come di mezzaluna. Nacque così la definizione di flying saucers (piatti volanti e poi comunemente dischi volanti). Ma la definizione complessiva di questo e degli altri innumerevoli casi simili che lo seguirono è ormai quella di UFO, unidentfied flying objects. Lo studio, l’analisi, la spiegazione di questo fenomeno del ventesimo secolo va avanti da sette decenni con migliaia di libri e decine di miglia di foto e filmati. Per ricordare l’anniversario, ma anche il cinquantennale del CUN, il Centro Ufologico Nazionale creato in Italia fra gli altri da Roberto Pinotti e presieduto oggi da Vladimiro Bibolotti, si svolge a Rona il 24 giugno, presso l Sala Villa Maria (Largo Berchet 4) e con il patrocinio dell’UGAI Unione Giornalisti Aeronautici Italiani e della Accademia Costantiniana delle Scienze, un convegno nel corso del quale sarà presentato UFO tra occhio e obiettivo (Peruzzo) di Roberto Pinotti, in pratica la storia fotografica dei dischi volanti. La introuzione è di Gianfranco de Turris, che qui pubblichiamo per gentile concessione.

C’è un famoso racconto di fantascienza di Katherine MacLean che Fruttero e Lucentini inserirono nella loro storica antologia Le meraviglie del possibile (1959) intitolato Le immagini non mentono e che racconta di come i terrestri cadono in un equivoco durante il primo contatto con gli alieni nel rispondere alla loro richiesta di aiuto dopo il loro atterraggio. Le loro immagini inviate, infatti, erano vere ma loro non lo avevano capito.
E’ passato da un bel pezzo il tempo in cui si riteneva che foto e filmati fossero più veritieri delle testimonianze oculari: foto e film sono oggettivi, quel che si vede a occhio nudo è soggettivo e quindi equivocabile. Non è vero. Sin dagli inizi della storia della fotografia e del cinematografo è possibile truccare, l’importante è che il trucco non si veda e si creda tutto vero. Nei pionieristici film di Georges Méliès il trucco era palese, ne Il Signore degli Anelli o nei film dei supereroi e affini il trucco sembra vero, tanto per fare un confronto. Oggi è facilissimo, con i mezzi della moderna tecnologia elettronica, con appositi programmi come Photoshop, ad esempio, creare clamorosi falsi ritenuti veritieri, quasi più veri del vero, e difficili da scoprire: si pensi solo a quelli apparsi, però subito smascherati, dopo l’attentato alla Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.
E il “fenomeno UFO” è un fenomeno eminentemente visivo. Certo, innumerevoli testimonianze, un certo numero di tracce e di reperti attribuibili, ma soprattutto un numero sterminato di fotografie e filmati, e non disponendo di un UFO integro o a pezzi a disposizione, o di loro piloti vivi o morti, le immagini sono la “prova regina”. Sicché, partendo da questo presupposto venne in mente a me e a Sebastiano Fusco di mettere su un libro che presentasse in sequenza logico-cronologica e con relativo commento critico le più note, famose e controverse fotografie su questo enigma dei tempi moderni. Si intitolava Obiettivo sugli UFO: Fotostoria dei dischi volanti, lo pubblicò le Edizioni Mediterranee nel 1975, con una seconda edizione riveduta e ampliata nel 1978: fu il primo libro in Italia e il secondo al mondo di questo genere (cinque anni prima era apparso un libro spagnolo ma di assai più limitata prospettiva, Platillos volantes ante la camara di Antonio Ribera), nonché il primo che pubblicammo a doppia firma, ormai reperto storico e introvabile, tanto che nemmeno il sottoscritto è riuscito a rintracciare la propria copia! L’introduzione era dell’amico Roberto Pinotti, uno dei fondatori del CUN, il Centro Ufologico Nazionale, e già allora uno dei maggiori esperti italiani.
Dopo 42 anni le parti s’invertono. Roberto è oggi il massimo esperto italiano e internazionale di UFO con alle spalle un numero non calcolabile di libri, noi abbiamo preso strade diverse e ci siamo occupati di molti altri argomenti, tutti comunque eterodossi (qualcuno direbbe stravaganti), letterari o saggistici, ma lui mi ha richiamato in servizio per questa sua ultima fatica, UFO fra occhio e obiettivo. E non potevo certo esimermi dal farlo, memore dei nostri antichi interessi e della vecchia amicizia. In fondo, quando 50 anni fa il CUN nacque e decise di indire il primo congresso ufologico in Italia, il 24 e 25 giugno 1967 a Riccione, fra i giornalisti presenti all’evento c’ero anch’io, insieme al compianto amico Cesare Falessi.
Obiettivo sugli UFO conteneva 282 immagini. In seguito, fra il 1976 e il 1998, sono apparsi soltanto tre altri volumi fotografici, e tutti tedeschi (uno è stato pubblicato anche in italiano, Il segreto degli UFO di Adolf Schneider e Hubert Malthaner, mentre i due di Michael Hesemann, Geheimsache UFO e Die Kontakte sono inediti nel nostro Paese), con circa 150 immagini ognuno. Rispetto al nostro, questo libro di Roberto Pinotti ne contiene quasi il doppio, più di 500. Nel nostro libro prendevano in considerazione un periodo di 93 anni, dal 1883 al 1976, questo si riferisce a 134 anni, dal 1883 al 2017.
La storia si allunga, gli enigmi restano, la produzione di immagini si è moltiplicata grazie alla disponibilità da parte di tutti di marchingegni digitali che abbiano regolarmente in tasca (e che non si dovevano avere appresso per scelta e programma come le vecchie macchine fotografiche) che riprendono tutto il riproducibile in qualunque momento e non in specifiche occasioni, e lo riversano direttamente nella Rete senza passare al voglio di alcuna autorità o esperto. Mentre un tempo ci si rivolgeva a polizia, carabinieri, Aeronautica e agli ufologi del CUN o di altre associazioni, oggi chi ritiene di aver immortalato un “disco volante” non ci pensa troppo su e si precipita a “condividerlo” pavoneggiandosi sul profilo Facebook o su Youtube. Mandarlo a quotidiani e riviste quasi non ci si pensa più.
La moltiplicazione è stata così esponenziale con effetti positivi e negativi. Si calcola che nei primi cinquant’anni del “fenomeno UFO” 1947-1997 le immagini accreditate siano circa 2000, mentre nei successivi vent’anni 1997-2017 ve ne siano a disposizione almeno 8000. E come si fa a controllare se il risultato del materiale su Internet sia vero o un falso deliberato o un equivoco in buona fede? Il problema di oggi, che Pinotti affronta, è proprio questo anche se il rapporto vero/falso, in base alle statistiche, è praticamente sempre rimasto sulla base di un 10 per cento (tante infatti anche le foto presenti nel nostro libro del 1975 che nell’arco del tempo sono risultate tali in base a nuove indagini e tecniche di analisi). Insomma, delle circa 10.000 immagini oggi a disposizione, per le 2000 iniziali il lavoro di esame è relativamente semplice, mentre per le 8000 emerse in massima parte dalla Rete l’esame è complesso a causa del sistema digitale, ma si può dire che di esse almeno un migliaio sono state deliberatamente manipolate.
In UFO fra occhio e obiettivo Roberto Pinotti si districa in questo ginepraio basandosi sulla propria esperienza ed acume critico e con il suo catalogo dimostra come questo fenomeno persista dal 1947 (l’avvistamento Arnold) e continua ad essere regolarmente documentato da 70 anni. E da storico del fenomeno offre a chi ci crede e a chi non ci crede materiale visivo a iosa su cui ragionare, discutere, speculare e, perché no?, anche fantasticare, aspetto ancora non proibito dalle Autorità Costituite. Con l’aria che tira potrebbe anche succedere che la Commissione Europea decida di classificare gli UFO come balla, bufale, disinformazione bella e buona, una di quelle fake news dei giornalisti e dei politici conformisti e ignoranti insomma; e quindi di proibirne la diffusione di notizie e immagini in Rete…
E infatti c’è chi crede che gli UFO giungano dallo spazio e chi magari dal centro della Terra, o che siano più banalmente armi segrete americane o russe o di un IV Reich in attesa di rivincita. V’è chi crede che provengano da altre dimensioni accanto alla nostra o da un tempo diverso, passato o futuro.
Ma basterebbe che una sola di queste 500 foto presentate da Roberto Pinotti (così come una sola delle 282 di 42 anni fa) fosse incontrovertibilmente vera e non raffigurasse un evento astronomico o un pallone sonda o simili che gli “oggetti volanti non identificati£” diverrebbero realtà, ancorché per adesso ancora inspiegabile e soprattutto sempre visiva.
Insomma, siamo tuttora a confrontarci con quelle “cose che si vedono in cielo” come diceva Carl Gustav Jung nel 1958, quel “mito moderno” che abbiano collocato sopra le nostre teste. E che fotografiamo…

@barbadilloit

Gianfranco de Turris

Gianfranco de Turris su Barbadillo.it

Exit mobile version