Ritorno dal Vinitaly 2017 ebbra non tanto di vino quanto dell’atmosfera frizzante respirata al Verona Fiere. Evento che può essere osservato e vissuto in tanti modi, il Vinitaly si colora di infinite sfumature a seconda del soggetto che lo osserva, lo percorre, lo (de)gusta. Io, che l‘ho affrontato per la prima volta, l’ho attraversato seguendo le orme di arditissime donne degustatrici. Sappiamo ormai che le donne hanno trasferito nel mondo del vino e dell’enologia il loro coraggio, la loro anima, le loro innovazioni. Capaci di indicare direzioni nuove, caratterizzate dal rapporto autentico con la terra e con le uve, hanno cercato e voluto il ricongiungimento simbiotico con la biosfera e imposto un nuovo modello di armonizzazione tra la Natura e le creazioni, umane e nobilissime, derivanti dal sacro fluido bacchico. La sezione “Vi Vit” dedicata ai Vini Bio presente all’evento ne è la dimostrazione.
Le tracce da me seguite sono, però, più frivole. Là dove il mio gusto è stato colpito da tannini vellutati e freschezze fruttate, il mio occhio è stato attratto da fascinose calzature. Il Vinitaly 2017 è stato percorso in lungo ed in largo da schiere di arditissime baccanti armate di tacco “12”. Il nero stiletto vertiginoso visitava disinvolto il Piemonte delle Langhe e la Toscana di Bolgheri, Chianti e Montalcino; la sua versione pastello si aggirava delicato tra i Padiglioni sottili e tortuosi delle vette altoaltesine. Colorate vernici scorrazzavano scintillanti tra le Marche, la Puglia ed il Lazio, mentre rosse e vertiginose décolleté avanzavano focose nei padiglioni della Sicilia Etnea ed in quelli del Vulture e del Vesuvio. Bruni sandali dal tacco squadrato si intravvedevano tra i calici del “Doctor Wine” Daniele Cernilli. Le degustatrici ardite hanno portato in fiera il fascino avvolgente ed appassionato di chi sfida l’ebbrezza sull’equilibrio instabile delle proprie scarpe. Ed intorno a loro: vortici di gusto!
Non è facile descrivere il fermento che si avverte dentro la fiera di Verona; io posso solo trasmettere alcune suggestioni. Perché ogni angolo di ogni padiglione racchiude una storia preziosa, un’avventura; svela un’umanità entusiasmante; racconta una sua ricchezza fatta di grandi numeri o di piccole eccellenze. Tra questi padiglioni vestiti a festa, infatti, gruppi vitivinicoli che arrivano a produrre 17 milioni di bottiglie si intersecano con eroici vignaioli di montagna che ne producono orgogliosamente ed egregiamente 15.000.
Non sono bastate 12 ore per cogliere ogni aspetto, per assaporare ogni piccolo capolavoro frutto della generosa penisola Italica e dell’ingegno degli Italiani. E non bastano poche righe. Ma negli occhi e sulla pelle sono rimasti impressi i colori, i profumi e gli aromi del magico raduno dei popoli italici devoti al Dio Bacco, antico Dioniso, arcaico Fufluns.