Riforma del lavoro Monti-Fornero: precarietà all’americana con salari africani

 

Precarietà all’americana, ma con salari africani. Il nuovo modello dei contratti italiani in fondo è tutto qui. Accompagnato, però, da una serie di pagliacciate che gli zelanti giornalisti delle testate zerbinate hanno trasformato in proposte innovative. Arriva il congedo di paternità? Fantastico! Peccato siano solo 3 giorni, cioé nulla.

 

E come non esaltarsi di fronte ad un apprendistato che favorirà la stabilizzazione dei giovani e l’assunzione a tempo indeterminato? E come dimenticare le misure per penalizzare le aziende che preferiscono contratti a tempo determinato? Così si trascura la riforma dell’articolo 18 che, di fatto, rende immediatamente licenziabili senza giusta causa tutti i lavoratori a tempo indeterminato. Napolitano e Confindustria hanno assicurato che non ci saranno montagne di licenziamenti. Ma se le imprese non vogliono licenziatre, perché deve essere modificata la norma?

 

E poi, non si era detto che la riforma doveva servire per cacciare via i fannulloni, gli assenteisti, quelli che remavano contro gli interessi dell’azienda? Invece la Fornero ha deciso che il lavoratore può anche essere bravissimo e disponibile, ma va eliminato lo stesso perché l’azienda deve risparmiare. Ovvio che un lavoratore con tanti anni di anzianità costi più di un giovane. Dunque fuori gli over 50 e dentro i ragazzi senza professionalità, ma sottopagati. Tanto la qualità è solo uno slogan, mica dobbiamo farla davvero.

 

Lo scenario per il mercato del lavoro italiano è sconfortante. Si entrerà in azienda sapendo di essere ricattabili su tutto, senza più tutele. Perché basta un commercialista di media capacità per redigere un bilancio che faccia emergere rischi, difficoltà, problemi. Se bisogna investire, si sarà costretti a licenziare. Pagando da 12 a 27 mesi di indennità. Lo stabilirà il giudice: convinto da uno strapagato avvocato dell’azienda o da un legale a poco prezzo del lavoratore?

 

Dopodiché ci si troverà sulla strada, con la falsa tutela dell’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego che garantirà l’elemosina per 12 mesi (18 per gli over 58). Ma, ovviamente, l’importo si ridurrà progressivamente per incentivare il licenziato a trovarsi un altro lavoro. Quale lavoro? Boh. Ichino, l’ispiratore di questa immondizia, usa gli esempi della Danimarca, dove gli intellettuali vengono ricollocati facilmente. Ma dai? E spiegare quale occupazione trova, per 12 anni, un muratore cinquantacinquenne che è stato cacciato perché troppo vecchio e, dunque, poco redditizio? Macché: i professori non amano esempi così banali.

 

E allora, con la consapevolezza di questo percorso lavorativo, con la quasi certezza di dover passare gli ultimi 10-15 anni prima della pensione facendo la fame o accettando lavori ignobili e sottopagati, possibilmente in nero, perché un giovane appena assunto dovrebbe investire su se stesso? Perché dovrebbe pensare a formarsi una famiglia? Con quali prospettive acquistare una casa con un mutuo? E la banca glielo concederà, senza più garanzie? Ma se anche il giovane fosse un inguaribile ottimista e, spinto dalla passione, si facesse una famiglia, quali spese affronterebbe? Acquisterebbe un’auto nuova, a rate? Farebbe seguire ai figli un percorso formativo che preveda l’Università con i costi elevati conseguenti? Perché gli studi superiori dei figli andrebbero finanziati proprio mentre il lavoratore sta invecchiando e, dunque, rischia ad ogni istante di perdere il lavoro.

 

La manovra crea terrore, ed il terrore frena i consumi. Ma senza consumi l’economia italiana muore. Meno di un terzo delle aziende italiane esporta. E di questo terzo solo una minima parte ha una quota export superiore al 50% del fatturato. Dunque senza mercato interno è l’intera economia italiana che viene distrutta. Monti lo sa perfettamente. Ed evidentemente è questo il suo obiettivo finale.

 

Leo Junior

Leo Junior su Barbadillo.it

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