Ritratti. René Guénon profeta antimoderno fra Occidente ed Oriente

guenon-rene0Tra gli intellettuali del Novecento che a distanza di anni restano di una modernità sorprendente, rappresentando ancora oggi un riferimento imprescindibile per poter interpretare le vicende del mondo è da ascriversi sicuramente la figura sui generis di René Guénon.

Dopo aver trascorso la giovinezza nella natia Blois, dove frequenta un’istituto d’istruzione cattolico, nel 1904 Guénon è a Parigi per seguire un corso di matematica superiore, ma interrompe ben presto gli studi, iscrivendosi ai corsi della Scuola superiore libera di scienze ermetiche diretta dal medico ed esoterista Gérard Encausse, meglio noto come Papus, che in seguito lo inizierà all’Ordine Martinista, sorta di massoneria di stampo cristiano.

Dal 1909 al 1912 pubblica i suoi primi articoli per la rivista La Gnose. Dopo il matrimonio con l’amica e collega insegnante Berthe Loury abbraccia il sufismo assumendo il nome di ‘Abd al-Wahîd Yahia (“Giovanni Servo del Dio Unico”). Nel 1913 inizia una proficua collaborazione con la rivista cattolica La France Antimaçonnique, firmandosi con lo pseudonimo La Sfinge. Due anni dopo ottiene la laurea in lettere e nel 1916 il diploma di studi superiori in filosofia, materia che insegnerà sino al 1919, quando decide di abbandonare l’insegnamento per dedicarsi ai suoi studi sulle dottrine realizzative d’Oriente e d’Occidente. Dal 1924 al 1927 collabora alla rivista cattolica Regnabit, dando alle stampe nel frattempo molti libri tra cui L’Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, opera che più d’ogni altra mostra l’ossatura del suo pensiero, in cui espone la suprema visione tradizionale del Vêdânta, apice intellettuale di tutta la letteratura vedica, soffermandosi soprattutto sulla composizione dell’uomo, del mondo e della realtà extra-cosmica, ed indicando come essenza profonda di tutto l’Atma, lo Spirito Universale.

La critica alla modernità

Veemente sarà la critica portata avanti da Guénon alla Società Teosofica di Helena Petrovna Blavatsky; critica che si concretizza nell’opera Il Teosofismo, storia di una pseudoreligione edita nel 1921, cui farà seguito nel 1923 L’errore dello spiritismo, in cui l’esoterista francese confuta energicamente quello che avrà a definire come “neospiritualismo”, ed in particolare quella mania per pendoli e tavolini traballanti diffusasi soprattutto in Inghilterra e nota col nome di spiritismo.

La critica guénoniana verrà ripresa da Julius Evola – che con Guénon intrattenne una fitta corrispondenza e ne introdusse l’opera in Italia – nel saggio Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo del 1932.

Nel 1927 vede la luce La crisi del mondo moderno, lucida quanto spietata analisi della decadenza della civiltà occidentale. Civiltà che, come evidenzia Guénon, avendo messo in discussione già da tempo quei principi fondamentali che avrebbero dovuto rappresentare invece le basi dell’esistenza umana, per questo ormai da tempo vive in quella crisi valoriale che Nietzsche denominò in modo eloquente come “morte di Dio”.

Sempre nel 1927 esce il saggio dall’enigmatico titolo Il Re del Mondo, incentrato sulla figura di un re saggio e illuminato che vivrebbe nascosto al mondo col suo popolo di ahrat (uomini illuminati), in un’enclave sotterranea: la mitica Agartha, la città inespugnabile, di cui si racconta che anche Hitler cercò, in vano, di scoprire gli accessi segreti per entrare in contatto con i discendenti degli Arya.

Il trasferimento in Egitto

Dopo la morte della moglie avvenuta due anni prima, nel 1930 Guénon si trasferisce definitivamente al Cairo. Qui pubblica nel 1931 Il simbolismo della Croce, opera in cui seguendo i criteri della “scienza sacra”, esamina uno fra i più antichi simboli dell’umanità: quella Croce che oltre ad essere l’emblema della religione più diffusa dell’orbe terracqueo, racchiude, secondo l’insegnamento esoterico, la totalità degli stati dell’essere, ordinati armonicamente secondo i due sensi orizzontale e verticale, dell’«ampiezza» e dell’«esaltazione».

Nel 1932 è la volta de Gli stati molteplici dell’Essere, in cui Guénon delinea con chiarezza e precisione la sua visione dei vari livelli di realtà compresi nella totalità dell’essere, cui corrispondono vari “stati”, fra i quali lo “stato” umano, definito come «uno stato della manifestazione accanto a tanti altri», e al pari di tutti gli altri idoneo a conseguire la “conoscenza totale”, in quanto il “conoscere” e l’ “essere” – spiega Guénon – «sono le due facce di una medesima realtà». Lezione questa che l’Occidente con il suo modello unico di conoscenza sempre «teorica e rappresentativa», sembra aver purtroppo dimenticato.

Nel 1934 Guénon sposa in seconde nozze Fatimâ, figlia dello Sheykh Muhammad Ibrahim, dalla quale avrà quattro figli di cui uno postumo. Tra il 1945 e il 1946 pubblica Il Regno della quantità e i segni dei tempiI principî del calcolo infinitesimaleConsiderazioni sull’iniziazione e La Grande Triade. Di grande rilievo sono, altresì, gli studi dedicati da Guénon alla scoperta del simbolismo esoterico dell’opera dantesca, resi noti nel celebre saggio L’esoterismo di Dante.

Morirà il 7 gennaio 1951, in quella nazione che aveva prescelto come sua ultima dimora, l’Egitto, la terra delle piramidi: terra di arcani misteri e di ieratica sapienza, terra di bazar e minareti, terra di conquista occidentale – da parte di Napoleone prima e di archeologi e tombaroli in seguito – e perciò terra di mezzo fra modernità e tradizione, tra sacro e profano, meravigliosamente protesa tra Oriente ed Occidente, come del resto lo fu anche l’intera esistenza terrena di René Guénon/‘Abd al-Wahîd Yahia.

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