Carmelo Bene – il fatto è ovvio – oscura nel giudizio e nella notorietà il Giuseppe Codacci Pisanelli. Ovvio, poi, che CB sia tutto fuorché accademia; stucchevole e opinabile, infatti, è la pratica burocratica dell’università ma a maggior ragione si chiede al rispettabilissimo consiglio d’amministrazione dell’università salentina d’intitolare l’ateneo al declamatore di Dante dalla Torre degli Asinelli affinché la gioventù dispersa tra le aule si de-pensi; affinché i virgulti attraversino il fuoco di quel magma arcano e, magari, nutrendosi della sua Assenza, di gran lunga superiore all’affollarsi del vuoto democratico, si tormentino dell’immenso miraggio di tumulti e scrittura e diventino mancanti, inguardabili e capricciosi. E giammai zecche perché il Carmelo fu Dioniso in persona, dichiaratamente anti ’68 (“in dispregio non solo a quel maggio italo-gallico, ma a tutti i maggi socialmondani della Storia, in saecula saeculorum”), dunque non un finto-sovversivo a rischio di finire nelle Quirinarie come un Rodotà (tà-tà) qualsiasi ma un più che modello diseducativo, un vero Caligola di cui noi – tutti noi – siamo solo ciucci volanti di Copertino e mancati senatori d’Accademia.
* da Ilfoglio.it http://www.ilfoglio.it/soloqui/18118