In passato, fin da quando Papa Gregorio Magno ebbe codificato i canti sacri nell’Antifonarium Cento, musica e religione sono spesso andate di pari passo, la prima devota ancella della seconda. Ciò è particolarmente chiaro per quanto riguarda l’immensa tradizione liturgica della Chiesa Cattolica, ma non è meno vero per quegli splendidi monumenti di spiritualità che sono le opere di Palestrina, di Bach, di Charpentier, di Mozart. Il cardinale Bartolucci, il maestro perpetuo della Cappella Pontificia Musicale Sistina, l’ultimo grande interprete odierno del gregoriano, è scomparso da quasi tre anni, e grande è il vuoto da egli lasciato nella musica sacra. La liturgia, purtroppo, è stata troppe volte distorta risentendone in carisma e bellezza, ma, al di là della grave ed annosa querelle intorno alla musica ecclesiale, qual è la condizione del mondo musicale laico in materia di spiritualità?
Il mondo è pieno di contraddizioni, certo lo sappiamo. A volte il destino vuole che uomini, nella loro infinita incosapevolezza, si facciano latori della parola di Dio ferendo nel profondo le proprie convinzioni. Federico II di Prussia, forte del suo machiavellico cinismo, riammise in terra calvinista la Compagnia di Gesù, soppressa negli Stati retti dai cattolicissimi Borbone e Braganza. Il principe Metternich, a lungo teista e libertino, rappresentò per oltre vent’anni il principale sostegno di un ordine temporale basato in gran parte sulla difesa di principi cattolico-romani. E, in ambito musicale, il Signore elargì dolci note di speranza, malinconico de profundis per un mondo presto stroncato dalla tragedia, attraverso le opere del massone Mozart.
Il mondo è pieno di contraddizioni, e così i Coldplay, i quali nel 2008 dedicarono quello che forse è il più bello dei loro album, Viva la vida or Death and all his friends, a Frida Kahlo, una pittrice messicana anarchica e femminista, elargendo al suo interno quelli che sono tra i più toccanti versi di spiritualità in musica degli ultimi anni. È proprio il brano da cui prende il nome la raccolta, Viva la vida, quello cui ci si riferisce.
Il mondo che egli conosceva, il mondo che lo aveva conosciuto e che aveva lasciato sbalordito con le sue imprese (People couldn’t believe what I’d become), non era più: anarchia, disordine e la folla che attende la sua testa su di un piatto d’argento (Revolutionaries wait\for my head on a silver plate). La Regalità è morta (Oh who would ever want to be king?) e con essa, seppur con la crudeltà, la sete di dominio e di potere che recava con sé, ogni forma di verità e di giustizia: For some reason I can’t explain\ once you go there was never, never an honest word \that was when I ruled the world. Il Re, umano peccatore, è soggetto ad un destino più ampio rispetto a quello che riguarda la sua persona fisica e spirituale: il mondo si frantuma dinnanzi ai suoi occhi increduli e a lui, uomo, non resta che tornare polvere.
In molti hanno voluto individuare nel testo precisi riferimenti storici e biblici: Canuto d’Inghilterra e Danimarca, Napoleone, Luigi XVI e i Capetingi, Mosè e San Giovanni Battista… Non sta a noi sindacarne la validità: sono buoni tutti e forse non lo è nessuno. Ciò che Viva la vida, un malinconico canto alla morte, esprime i misteri della Regalità infranta e di un ordine, ingiusto, severo, spietato e splendido al tempo stesso che viene infranto, mentre il nulla travolge l’esistente ed il Re, augustus senex, è posto innanzi alla povertà del suo essere.
Turning and turning in the widening gyre
The falcon cannot hear the falconer;
Things fall apart; the centre cannot hold;
Mere anarchy is loosed upon the world,
The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere
The ceremony of innocence is drowned;
The best lack all conviction, while the worst
Are full of passionate intensity.
Surely some revelation is at hand;
Surely the Second Coming is at hand.
The Second Coming! Hardly are those words out
When a vast image out of Spiritus Mundi
Troubles my sight: a waste of desert sand;
A shape with lion body and the head of a man,
A gaze blank and pitiless as the sun,
Is moving its slow thighs, while all about it
Wind shadows of the indignant desert birds.
The darkness drops again but now I know
That twenty centuries of stony sleep
Were vexed to nightmare by a rocking cradle,
And what rough beast, its hour come round at last,
Slouches towards Bethlehem to be born?
The Second Coming, William Butler Yeats
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