Mostre. Al Mart Rovereto i pittori della luce, dal Divisionismo al Futurismo

foto_divisionismo_10Il guardare le cose con la forza della luce. Il bisogno di simboli per costruire linguaggi. Sono alcuni temi che emergono nella mostra del Mart Rovereto, aperta sino al 9 ottobre, “I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo.” L’appuntamento trentino regala al visitatore ottanta opere divise in sei sezioni tematiche, cioè: Il Divisionismo tra vero e simbolo; La luce della natura; La declinazione simbolista; L’impegno sociale; Verso il  Futurismo; La pittura futurista. È un percorso espositivo con cui comprendere  cosa accadde nella pittura italiana tra la fine del ‘800 e i primi anni del ‘900. Principalmente due generazione di artisti provarono la necessità di raffigurare la realtà attraverso la luce e i frammenti del colore.

I divisionisti Giuseppe  Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, poi il primo Umberto Boccioni e altri, tutti sensibilizzati dalla scomposizione coloristica dell’immagine e dai riflessi della luce che trasforma le cose. Grazie alla loro ricerca nacque il primo istinto futurista che rivoluzionò la pittura. Insomma, prima dell’avanguardia  della velocità e della macchina, ci fu il movimento divisionista con cui ebbero un legame profondo Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Gino Severini.

La bella mostra del Mart dimostra chiaramente questa relazione tra due generazioni di artisti italiani. Esprime così un significato, questo: il Novecento ha ricapitolato sempre le sue esperienze artistiche, anche quando tentava di superarle.  Colpisce allora l’opera di Gaetano Previati, “Il sogno” (1912), nella quale due amanti sono ritratti nella luce del tramonto e il loro racconto diviene il simbolo di un abbandono. Solo qualche anno prima, nel 1909, con “Nudo di spalle. Controluce”, Boccioni dipinse la schiena di sua madre dentro inesauribili scintillii e la pelle della donna  divenne limpido colore. In questo anno boccioniani, ritrovare a Rovereto il “Nudo di spalle…” vuol dire regalare un’emozione ai visitatori che possono quindi ammirare il Boccioni ‘avanguardista della luce’.  Poi. Un punto di sintesi tra l’intensità della luce dipinta e l’essenzialità simbolica è ben rappresentato dal quadro di Luigi Russolo, “Profumo” (1910). In questo, la frammentazione divisionista, le fughe luminose circolari e la sensualità femminile comunicano un’espressività vivace e moderna.

Pregio dell’esposizione è l’aver selezionato capolavori che narrano una storia artistica di trasformazione dell’arte italiana, una storia che ha già riscosso successo a Madrid e dal mese di giugno viene proposta, in Italia, con la cura di Beatrice Avanzi (Musèe d’Orsay), Fernando Mazzocca (Università degli Studi di Milano), Daniela Ferrari (Mart Rovereto). Il lavoro di ricerca avvalora un progetto sui legami tra gli artisti italiani, ovvero porta avanti la consapevolezza critica con la quale rileggere un’Italia che cominciava a reagire alla modernità, sino a condizionarla e a farla rinascere.

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Renato de Robertis

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