Il fatto. La tragedia dei treni in Puglia, l’inferno tra gli ulivi

treni andriaL’orrore è senza fine. La campagna dell’oro giallo di Puglia, un uliveto tra Trani, Corato e il castello federiciano di Andria, gronda sangue. Il conto dei morti sale con il passare delle ore. Alle 22 le bare contate sono ventisei, ma il bilancio è sempre provvisorio. Quattro sono ancora i feriti gravi.

Tutto inizia dopo le 11.15. Due treni, un Alstom francese e un Stadler svizzero, sulla tratta monobinario Bari-Barletta, si scontrano a una velocità di oltre centodieci chilometri orari. L’impatto genera uno scenario di guerra. «Corpi dappertutto. Passeggeri mutilati», racconta uno dei soccorritori. Per fortuna giungono i volontari dell’associazione Misericordia che sistemano un punto di primo intervento medico in un baleno e trasportano negli ospedali almeno trenta feriti.

Con il passare dei minuti lo spiazzo a ridosso del groviglio di lamiere dei convogli si riempie di giornalisti ma soprattutto di famigliari. «Nel 2016 una tragedia così non può succedere», biasima Vito. Ha perso lo zio, bancario barese, una vita a Torino. Fino all’ultimo ha sperato di ricevere una comunicazione o una buona notizia sul famigliare, Enrico Castellano, tornato in Puglia per il suo onomastico e per festeggiare l’amato nipote Carlo.

Nella concitazione emerge anche la beffa. Un papà cerca il figlio, disperso: «Era stato un anno in Giappone, la terra dei treni super veloci. Ora lo perdo su questa maledetta corsa tra Corato e Andria». Il ragazzo ha sedici anni, e fino alla sera non risulta in nessuna lista, lasciando un filo di speranza ai famigliari.

Con il passare del tempo cresce l’ansia nei congiunti dei passeggeri. «Chiamiamo il numero dell’unità di crisi, ma è sempre occupato», racconta una ragazza in lacrime. Vicino ai vagoni straziati c’è il governatore Michele Emiliano, affiancato dai consiglieri regionali Ruggero Mennea e Domenico Damascelli. Poi arrivano anche l’assessore Antonio Nunziante e il sindaco di Bari Antonio Decaro. In lacrime il presidente della Provincia Bat, Beppe Corrado: «I morti? Al momento sono venti, ma possono aumentare. Ora non cerchiamo i colpevoli. Spetta alla magistratura questo compito. In ospedale reclamano sangue zero positivo o negativo».

È un attimo e nelle emoteche del Barese si registrano code di donatori, per il miracolo della solidarietà. Poi arriva Massimo Nitti, direttore generale della Ferrotranviaria: «Rispetto e cordoglio per morti e feriti. Se l’incidente fosse successo con le scuole aperte, parleremmo di una tragedia di proporzioni ancora maggiori. Cambia poco. Il dramma è sotto gli occhi di tutti». L’azienda ferroviaria ha già dato il via all’indagine interna, interrogando i suoi lavoratori e recuperando i tracciati degli apparati centrali di Corato e Andria, i registri dei fonogrammi tra le stazioni, e le registrazioni delle telefonate del personale. «Manca solo l’analisi delle scatole nere».

Intorno alle venti arriva anche il premier Matteo Renzi in elicottero. Attraversa un vagone, abbraccia Michele Emiliano, governatore Dem con il quale ha avuto tanti screzi, dà pacche sulle spalle e incoraggiamenti ai volontari. «Grazie per quello che avete fatto e farete».

La polemica politica monta di lì a poco. Matteo Salvini, Lega, telegrafico: «Se qualcuno ha sbagliato, paghi». Il ministro Delrio riferirà alla Camera e al Senato sull’incidente.

Con il passare delle ore si affievoliscono le speranza di trovare salvi altri passeggeri. Verso le 19 si sente il suono di un telefonino. Parte verso lo scompartimento Dea, cane labrador esperto in salvataggi. Ma nessun recupero. Nel groviglio di treni dell’orrore non c’è più vita. Il sottofondo è il crescente suono delle cicale. I volontari e i soccorritori continueranno a scavare tra le macerie tutta la notte.

*Da Il Tempo

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Michele De Feudis*

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