Il caso (di M.Veneziani). Rifondiamo la rivista l’Italia settimanale?

Una storica copertina de L'Italia settimanale
Una storica copertina de L’Italia settimanale

Lo scrittore e giornaista Marcello Veneziani lancia l’idea di rimettere in piedi un settimanale di idee, come l’Italia settimanale nei primi anni novanta. Ecco la sua proposta

Non c’è un luogo dove ci sentiamo a casa, un punto di ritrovo in cui discutere delle cose che a noi sembrano importanti o che ci stanno più a cuore. Non c’è uno spazio pubblico, una piazza mediatica, un giornale, che rappresenti chi la pensano come noi. Quelli, per esempio, che sono veramente preoccupati perché l’Italia tra denatalità, migranti e gayezze varie, rischia davvero di sparire. Quelli che credono sia importante tutelare la nostra civiltà, la nostra tradizione storica e religiosa e la nostra sovranità nazionale. Quelli che pensano alla famiglia come un fondamento naturale e civile; non può essere parificato ad altre unioni. Quelli che pensano alla nascita come un bene costitutivo di una società. Quelli che vogliono tutelare la natura non dalle carote ogm ma dagli uomini ogm. Quelli che non amano i diritti slegati dai doveri. Quelli che vogliono rifondare lo Stato – sociale, nazionale, autorevole. Quelli che vogliono la selezione e la meritocrazia, ma non a chiacchiere. Quelli che detestano le ipocrisie e le fobie sancite dal codice politicamente corretto, che nel suo delirio d’idiozia sta diventando anche codice penale e considera reati da carcere i delitti di parola e di opinione, come il negazionismo, e riduce anche l’amor patrio a xenofobia, l’amore per la famiglia a omofobia, e via dicendo.

C’è o no, una fetta grande di italiani che la pensa a questo modo pur non nutrendo alcun odio per stranieri, omo, trans, razze varie? E chi la esprime, chi ne dà voce, argomenti e magari contegno? Nessuno. Eppure mezza Europa la pensa così e si esprime politicamente fuori dall’establishment euro-americano. Per non dire di Putin, della Russia e perfino quella mezza America che arriva a preferire un bufalo fintochiomato come Trump pur di reagire all’obamità, al cinismo ipocrita pro-establishment della Clinton. Possibile che non debba esistere un punto di ritrovo per chi la pensa così ma debba accontentarsi di mezze voci semiclandestine, isolate sparate, sotterranei passaparola?

Girando l’Italia da anni, e quest’anno anche con la Serata italiana, mi sono sentito ripetere ovunque: conservo la collezione dell’Italia settimanale, nel ’92 fu il battistrada del cambiamento, poi si accodarono gli altri; oggi ci vorrebbe qualcosa del genere, frizzante e irriverente, ha mai pensato a rifarla? Ma no, è fuori tempo, ho ripetuto a tutti, sono passati più di vent’anni, abbiamo alle spalle il flop del centro-destra e una sfilza di delusioni, non siamo più ragazzi (ma Montanelli fondò il Giornale quando aveva 65 anni, mi ha obiettato qualcuno). E poi non legge nessuno e nessuno compra giornali in edicola. È vero, però alla fine mi dico: ma ha senso continuare a crogiolarsi nel nulla lagnandosi e buttando in privato la disgrazia dei nostri giorni? E se provassimo coi tempi, i modi e i media di oggi, a rifare daccapo quell’avventura? Cos’avete da perdere? Sentire pareri, cominciare la conta, sondare sponsor e cercare compagni d’avventura, i cavalieri che fecero l’impresa… Non so, voi che dite?

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Marcello Veneziani

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