Effemeridi. Albert Clément giornalista de “Le Cri du Peuple”

Un volantino francese del partito popolare su Albert Clément
Un volantino francese del partito popolare su Albert Clément

2 giugno 1942. A Parigi, all’uscita dalla sede di “Le Cri du Peuple” quotidiano del quale era redattore capo, fu assassinato con colpi di pistola alla testa Albert Clément. Assieme a lui si trovava anche Denise, la moglie incinta. Nell’attentato, avvenuto all’angolo tra rue Vivienne e rue Saint-Marc, la donna perse anche il figlio che attendeva.
Albert Clément era stato un giovane comunista ed aveva diretto per dieci anni (dal 1929 al 1939) il settimanale sindacale del Parti Communiste, “La Vie Ouvrière”, organo della CGT, l’equivalente francese della CGIL. Aveva rotto con il PC in seguito al Patto Ribbentrop-Molotov, l’accordo tra Germania nazionalsocialista e l’URSS del 1939, ed aveva aderito al Parti Populaire Française (PPF) il partito di estrema sinistra fondato nel 1936 da Jacques Doriot (Segretario della Gioventù comunista dagli anni ’20, deputato e sindaco di Saint-Denis) e dagli altri dirigenti scissionisti dal PCF, destinato a diventare – a dimostrazione ulteriore della perenne complessità della Storia – il più “fascista” dei partiti di sinistra francesi.
E’ un fatto che in conseguenza del Patto germano-sovietico, accettato dal PC francese, il Governo (di sinistra) di Edourad Daladier, mise fuorilegge il Partito Comunista.
Albert Clément, che era rimasto capo redattore della “Vie Ouvrière”, continuò a dirigerlo nella clandestinità.
A settembre, con la dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna al Terzo Reich, Clément fu arrestato e rimase in carcere fino all’Armistizio del giugno 1940.
Scarcerato rientrò nei ranghi del PPF di Doriot, partecipò alle trattative per la ripresa della stampa politica con l’obiettivo condiviso da Doriot, di ridar vita a “L’Humanité”, l’organo del Partito Comunista. Gli occupanti tedeschi accolsero la richiesta ma si oppose il Governo di Philippe Pétain che dalla Zona libera, quella di Vichy, poteva dire la sua.
Fu quindi decisa l’uscita del quotidiano con il titolo di “Le Cri du Peuple”, recuperando la testata del foglio che era stato il giornale della Comune fino alla Semaine sanglante, che lo scrittore Jules Vallès aveva diretto fino alla sua condanna a morte, emessa nel 1871 in conseguenza della quale fu costretto a rifugiarsi a Londra.
Dall’Armistizio e fino all’uscita del “Cri du Peuple”, la voce della sinistra in transito verso il fascismo era stata garantita dallo scrittore Jean Fontenoy che aveva fondato il settimanale “La Vie Nationale”, i cui uffici erano situati al 10 di rue de Pyramides, cioè nei locali del PPF a Parigi, sede storica del partito.
I lettori di queste “effemeridi” si sono già imbattuti nel ritratto dedicato a Fontenoy, scrittore e giornalista dalla vita avventurosa – a dir poco – che si concluderà, dopo un percorso dal comunismo al fascismo, con il suicidio nella Berlino dell’aprile 1945, tra gli ultimi difensori stranieri della Cancelleria del Reich.
Con l’uscita di “Le Cri du Peuple” la cui pubblicazione inziò il 19 ottobre 1940, cessò “La Vie Nationale”.
Nel nuovo quotidiano che cercò di raccogliere gli ex lettori dell'”Humanitè” (“l’Unità” francese per intendersi) la direzione fu affidata ad Henri Lebre, mentre a Clément toccò il ruolo di capo redattore.
Lunga e interessante la lista dei collaboratori, ne citiamo solo alcuni tra i più noti: lo scrittore Pierre Drieu La Rochelle che aveva aderito al PPF, altri scrittori come Ramon Fernandez, Alphonse de Châteaubriant, Abel Bonnard, Alphonse Séché (una delle figure più importanti del teatro francese), Lucien Rebatet, Jean de La Varende, e ancora, l’editore Bernard Grasset, lo storico Jacques Benoist-Méchin, i disegnatori René Dubosc (che prima della guerra era stato il vignettista de “L’Humanité”) e Ralph Saupault. Tra gli editorialisti anche Maurice-Ivan Sicard che nel dopoguerra diventerà noto nel mondo delle lettere con lo pseudonimo di Saint-Paulien. La tipografia nella quale si stampava il quotidiano era quella che era stata del sindacato comunista (la CGT) in rue Jean-Jacques Rousseau e gli operai che vi lavoravano erano perlopiù marxisti.
Clément fu tra gli artefici del successo del giornale che in breve raggiunse tirature interessanti anche se non comparabili con quelle importanti di altri partiti della sinistra della Collaborazione che ebbero tirature medie attorno alle cinquecentomila copie con picchi fino quasi al milione. Ma Clément fu anche un militante del partito, impegnato nelle manifestazioni pubbliche come quella che un anno prima dell’uccisione lo vide oratore nella grande sala Wagram a Parigi, davanti a quasi 1.500 persone venute ad ascoltare lui, Roger Vauquelin, responsabile dell’organizzazione giovanile del partito (l’UPJF, Union Populaire de la Jeunesse Française) e il Segretario del PPF, Jacques Doriot, “le Grand Jacques”.
Tutto ciò lo mise nel mirino dei “cadres spéciaux”, i partigiani comunisti con la missione di uccidere i “traditori”. Una lunga lista di omicidi iniziata nel 1941 con l’uccisione di uno dei fondatori del PCF, il deputato Marcel Gitton, proseguita con quella di dirigenti periferici come il sindaco di Pierrefitte, Raymond Dirr.
Poco prima dell’uccisione di Clément aveva subito un attentato Jean-Marie Clamamus, anche lui tra i fondatori del PCF e deputato, nel quale era rimato ucciso il figlio (Clamamus subirà altri attentati in seguito, riuscendo a salvarsi).
Il funerale di Albert Clément fu l’occasione per una grande manifestazione parigina con la partecipazione di altri partiti della Collaborazione.
Il caso volle che lo stesso giorno sul Fronte dell’Est, morisse in combattimento François Sabiani, membro del PPF, soldato della LVF (la Légion des Volontaire Français) e figlio ventiduenne di Simon Sabiani, il vice sindaco comunista di Marsiglia, deputato che aveva fortemente contribuito allo scioglimento della Massoneria e che poi era stato tra i più importanti fondatori del PPF con Doriot.
La coincidenza delle due morti nella data del 2 giugno, portò la Direzione del Partito a scegliere questo giorno come quello dedicato alla commemorazione dei militanti uccisi. L’anno successivo, il 2 giugno 1943 nella grande sala della Maison du Parti di rue des Pyramides attorno ad una bara vuota si avvicendarono dirigenti e militanti in una veglia notturna di commemorazione mentre in ogni sezione periferica in Francia furono celebrate messe alle quali militanti del partito parteciparono indossando la camicia azzurra.

(da Effemeridi del Giorno)

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Amerino Griffini

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