Effemeridi. La “Semaine sanglante” della Comune di Parigi

La Lapide dei caduti per la Comune di Parigi (foto di A.Griffini)
La Lapide dei caduti per la Comune di Parigi (foto di A.Griffini)

Era una domenica quel 28 maggio 1871 nel quale si concluse quella che è passata alla storia come la “Semaine sanglante”, le settimana di sangue che vide la conclusione della disperata avventura della Comune di Parigi.
La Repubblica borghese di Adolphe Thiers aveva assediato Parigi per un mese, finalmente le truppe che a gennaio si erano arrese ai Prussiani – i quali avevano potuto sfilare vittoriosi sugli Champs-Élysées -, si presero la rivincita sui comunardi parigini, socialisti rivoluzionari di Louis-Auguste Blanqui, anarchici proudhoniani e semplici lavoratori che avevano creduto nella socializzazione delle fabbriche.
Alle 4 del pomeriggio cadde l’ultima barricata in rue Ramponeau e il Maresciallo MacMahon potè proclamare: “Agli abitanti di Parigi: l’esercito francese è giunto a salvarvi. Parigi è libera!”.
E di quale libertà si trattasse lo si vide subito con le fucilazioni di massa ovunque a Parigi, nei parchi, nei cimiteri, nelle caserme, nelle strade.
Per fare in fretta spesso si usarono le mitragliatrici per le fucilazioni. I partigiani del governo Thiers, indossando dei bracciali per distinguersi (i brassardiers) si occuparono della delazione nei quartieri che ben conoscevano indicando le abitazioni dei sospetti comunardi; retate, perquisizioni, qualcuno ancora tentò disperate resistenze.
Nel cimitero du Père-Lachaise le fucilazioni avvennero davanti al muro che resterà simbolo della strage di massa, il Mur des Fédérés, nel cimitero dove la resistenza era continuata con combattimenti all’arma bianca tra le storiche tombe.
I numeri della strage sono incerti anche perché le uccisioni proseguirono in altri luoghi. Migliaia furono i comunardi uccisi in combattimento.
I fucilati senza processo dopo la resa pare siano stati 20.000 ma altre stime porterebbero a quasi il doppio il numero degli assassinati.
E senza contare la strage di 300 uccisi durante un tentativo di evasione, o quelli uccisi nel campo di concentramento di Satory (nei pressi di Versailles) dove furono detenuti a migliaia, o quelli morti in detenzione in varie carceri disseminate per la Francia, maltrattati, denutriti, feriti lasciati senza cure, trattati come bestie; o le altre migliaia di deportati in Nuova Caledonia e costretti ai lavori forzati.
Il Governo fornì ufficialmente solo i numeri degli arrestati ed è lecito sospettare che anche in questo caso avesse ridotto fortemente le cifre che già però apparvero impressionanti: 43.522 arrestati, tra i quali 819 donne e 538 bambini.
La Repubblica borghese di Thiers poteva annunciare il suo trionfo. (da Effemeridi del Giorno, FB)

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Amerino Griffini

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