Libri. “Roma la fabbrica degli scandali” di Bernardini: malaffare, vittime e carnefici

roma-la-fabbrica-degli-scandali_7078_x600Pubblichiamo un estratto di “Roma, la fabbrica degli scandali”, primo lavoro editoriale di Martina Bernardini (firma di Romait e collaboratrice di Barbadillo) pubblicato da Newton&Compton.

11 dicembre 1955, «l’Espresso». In copertina campeggiava il titolo Capitale corrotta=Nazione infetta. L’articolo, che portava la firma di Manlio Cancogni, è ancora – ahinoi – di un’attualità disarmante. In quel lontanissimo 1955, infatti, il letterato e giornalista Cancogni (putroppo da poco scomparso) denunciava, con dovizia di dettagli, la corruzione e l’illecito nell’edilizia capitolina: un sistema fatto di speculazioni che aveva contagiato, per usare la stessa metafora, tutta la città, a partire dall’amministrazione centrale fino alla società immobiliare del Vaticano.
Sono passati sessant’anni da quel lontanissimo 1955, eppure nell’Urbe, la situazione sembrerebbe non essere cambiata molto. Alla fine del 2014 è la Procura di Roma, con a capo Giuseppe Pignatone, a parlare, ancora e nuovamente, di malaffare. Lo scandalo nelle pagine delle due ordinanze, quella del 28 novembre 2014 e del 29 maggio 2015, firmate dal giudice delle indagini preliminari Flavia Costantini, prende il nome di “Mafia Capitale”: un’organizzazione – è questa la tesi che sarà portata in aula nel processo che va a iniziare a novembre 2015 – riconducibile all’articolo 416 bis del codice penale; secondo gli inquirenti, opererebbe nel “Mondo di Mezzo”, in riferimento a quella terra di confine tra la legalità e l’illegalità, «un luogo dove (…) si realizzano sinergie criminali e si compongono equilibri illeciti tra il mondo di sopra, fatto di colletti bianchi, imprenditoria e istituzioni, e il mondo di sotto, fatto di batterie di rapinatori, trafficanti di droga, gruppi che operano illecitamente con l’uso delle armi»1; lì dove si intessono le relazioni e maturano gli interessi dell’organizzazione mafiosa, che farebbe capo a Massimo Carminati, il Cecato già protagonista della stagione della Banda della Magliana2, uno dei «quattro Re di Roma» individuati da Lirio Abbate in un articolo apparso su «l’Espresso» il 7 dicembre 20123.
Non è forse un caso se, nel delineare i profili dell’Italia nel primo decennio del nuovo secolo, lo storico Guido Crainz parli di «naufragio». Un naufragio che è stato causato da scogli visibilissimi, da correnti marine facilmente individuabili, da sirene sempre più prive di appeal. E da maremoti annunciati, come era stato nel 1992 di Tangentopoli. Con alcune scialuppe di salvataggio a portata di mano ma lasciate inoperose, talora sprezzate o irrise. E con cantieri quasi sempre deserti.

[..]Ed è proprio di scandali, tutti romani ma con ripercussioni nazionali, che qui si tratta. Abbiamo allora ritenuto di ripercorrere, in ordine cronologico, le tappe fondamentali di questa Roma, carnefice e vittima al tempo stesso, affondata da tempeste e maremoti, ora politici, ora giudiziari. Non abbiamo quindi tralasciato di rammentare quanto impatto ebbe la speculazione edilizia nella capitale, a partire dall’inchiesta di Manlio Cancogni e fino ai giorni nostri, osservando come all’assenza, o meglio alla debolezza, del governo pubblico del territorio sia corrisposta una crescita, smisurata, dei privati, che qui hanno potuto far fruttare, nei modi più disparati, i loro interessi. Innanzitutto, la mancanza di un piano regolatore nei primi anni della Roma repubblicana ha portato allo sviluppo del fenomeno dell’abusivismo.
Ha osservato l’urbanista Paolo Berdini che «in tutti i Paesi d’Europa, ad eccezione del nostro, il concetto di abusivismo edilizio è sconosciuto: i piani e le norme che regolano la crescita delle città sono rispettati; lo Stato, attraverso gli uffici centrali e periferici, si fa garante della loro osservanza e a nessuno viene in mente di trasgredirli; la pianificazione urbanistica», non solo «è un patto sociale riconosciuto e accettato dagli operatori di settore e dalle comunità urbane», ma è anche lo strumento che «ha permesso uno sviluppo ordinato ed efficiente delle città»

Martina Bernardini. “Roma la fabbrica degli scandali”. Newton Compton Editori. pp256. Euro 12.

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Martina Bernardini

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