Segnalibro. Nella post-politica Facebook conta più della direzione di un partito

FACEBOOKSalutiamo il primo numero di “Segnalibro” la nuova rubrica di Manlio Triggiani, scrittore tradizionalista e giornalista: in questo spazio saranno recensiti saggi e libri di idee non allineate.

Quando in politica Facebook pesa più della direzione d’un partito

Viviamo in un’era di grandi cambiamenti e anche la rappresentanza politica sta mutando velocemente. Una volta il partito era il tramite fra la volontà popolare e la decisione politica. Oggi i talk show, i social network, le trasmissioni tv e le tecnologie digitali hanno di molto sminuito il ruolo dei partiti di massa che fanno ricorso a primarie e a dibattiti su facebook per definire la propria linea. Paolo Mancini, che insegna Sociologia della comunicazione all’ateneo perugino, riflette su questo nuovo scenario (Il post partito, il Mulino ed., pagg. 149, euro 13.00) rimarcando che sono saltati i meccanismi istituzionalizzati, quelli di selezione interna del partito, la rappresentanza, hanno poco senso i congressi ecc. Inoltre, il montante populismo contrappone alla forma-partito la volontà del singolo cittadino.

Per Simmel la povertà è una realtà  decisa e definita dalla società   

La questione della povertà, dal punto di vista sociale più che economica è stata indagata con particolare attenzione dal sociologo tedesco Georg Simmel (Il povero, Mimesis ed., pagg. 69, euro 5.90) il quale dimostra che non è una condizione di privazione che definisce la figura del povero e neppure una mancanza personale. Si entra a far parte di quel ben determinato ambito sociale solo quando si inizia a ricevere una vera e propria assistenza. Pertanto, il sostegno attivato dalla società verso il povero, di fatto sancisce lo stato di povertà. Così sono definite le dinamiche di un fenomeno presente in tutte le società che la storia ha conosciuto. Simmel metteva in rilievo tre forme di assistenza: il diritto del povero ad avere un sostegno pubblico; il dovere del privato di offrirlo e l’importanza di un mix di privato e di pubblico.

Il debito pubblico dei governi e la finanza dei grandi banchieri 

Il debito pubblico ossessiona i governi ma anche i semplici cittadini. Ma come nasce e perché non è possibile farlo diminuire? Pietro Ratto, docente e pubblicista, ha compiuto un’indagine di carattere storico (I Rothschild e gli altri, Arianna ed., pagg. 149, euro 9.80) nella quale descrive la nascita di grandi famiglie di banchieri e finanzieri che, a partire dal ‘600, hanno sviluppato il controllo dell’economia mondiale. Spesso molti degli attuali esponenti di grandi banche, a livello mondiale, sono i discendenti. Ratto analizza queste dinastie che nel 17mo secolo compresero che si stava profilando la fine della nobiltà e che era importante, per detenere il potere, disporre di molti capitali per prestarli a governi, imperatori, grandi imprese. Ecco la storia dei Rothschild, Rockefeller, Sassoon, Warburg, Thyssen, Lazard ecc.

Manlio Triggiani

Manlio Triggiani su Barbadillo.it

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