Trama Nera. Il Premio Chandler a Lansdale, il texano che non ama Donald Trump

Joe-Lansdale-FB-profile-picE’ andato allo scrittore americano (anzi, per la precisione texano) Joe R. Lansdale il Premio Raymond Chandler attribuito alla carriera in occasione del Courmayeur Noir in Festival. Un premio prestigioso, fondato nel 1988, che nel corso di questi 27 anni è stato assegnato a grandissimi scrittori mondiali, come Leonardo Sciascia, James Ballard, Manuel Vazquez Montalban, John Le Carrè, Fruttero & Lucentini, Elmore Leonard, Don Wislow, Alicia Gimenez Bartlett (unica donna), Petros Markaris, Andrea Camilleri e Henning Mankell, scomparso di recente. Lo scorso anno era stato premiato Jeffery Deaver.

Scrittori di grandissimo livello, si diceva, anche se non tutti veri autori del genere noir/giallo/poliziesco, come invece presupporrebbe l’intitolazione al creatore del detective Marlowe. Quindi la scelta di Lansdale – che certo non è un giallista e raramente vira verso il noir – non può scandalizzare più di tanto.

Nei suoi oltre quaranta romanzi il sessantaquattrenne scrittore texano (che ci tiene a definirsi tale e ambienta quasi tutti i suoi libri nella zona orientale del grande Stato del Sud) ci ha infilato un po’ di tutto: thriller, horror, western, romanzo storico e naturalmente anche un po’ di poliziesco, con la sconclusionata coppia di detective improvvisati Hap e Leonard. Una coppia molto affiatata e di successo, anche se costruita a tavolino per stupire e sparigliare i luoghi comuni senza però mettere in discussione le regole della correttezza politica: ecco quindi che Hap è bianco, povero, democratico ed eterosessuale; mentre l’amico Leonard è nero, repubblicano e omosessuale. Entrambi sono comunque sempre contro i cattivi e alla fine vincono a suon di botte e sparatorie.
Insomma, Lansdale è narrativa pura, adrenalina, ironia e avventura, il tutto mixato con una scrittura brillante, con dialoghi fulminei e strizzando l’occhio al cinema, al mondo dei fumetti e alla televisione.

Tra i suoi titoli più noti ci sono «La notte del drive-in», «Mucho Mojo», «Il mambo degli orsi», «Bad Chili», «In fondo alla palude» (vincitore di un Edgar nel 2001), «Bubba Ho-Tep», «Una coppia perfetta: i racconti di Hap e Leonard».

In questo periodo Joe R. Lansdale è in Italia, oltreché per ritirare il Premio Chandler, per promuovere il suo nuovo libro, “Honky Tonk Samurai” (Einaudi, 19,50 euro), ultimo capitolo della saga di Hap & Leonard, questa volta scatenati per contrastare i criminali della Dixie Mafia. «I cattivi dei miei libri sono un miscuglio di persone reali e persone inventate – ha detto Lansdale in un’intervista – Sono stato compagno di scuola di un tizio che poi sarebbe entrato a far parte della Dixie Mafia. Ho conosciuto ladri e drogati. Alcuni erano uomini spiritosi e divertentissimi. Non erano psicopatici ma semplicemente egoisti, e a loro modo si consideravano degli eroi. Facevano battute fenomenali e questo ha certamente influenzato i miei personaggi malvagi, l’umorismo peggiora la loro violenza perché li rende ancora più spaventosi».

E in quanto a battute fulminanti, che dire di quella regalata ai giornalisti che lo attendevano a Courmayeur: «Donald Trump? Potrebbe essere il personaggio di uno dei miei libri. Non credo che rappresenti così tante persone come raccontano i media. Ne è una brutta copia. Fa notizia certo, ma danneggia anche i repubblicani».
(il collaborazione con la pagina Facebook Trama Nera)

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Giorgio Ballario

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