FuturoPresente (diL.Gallesi). La rivoluzione Netflix oltre il rigor mortis della tv italiana

Netflix
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Dopo l’estate più calda degli ultimi tempi, tutto lascia pensare che l’autunno sarà piuttosto freddo, almeno sul piccolo schermo, dove sulle reti più importanti, si affolleranno le solite, tristissime produzioni pensate per un pubblico ormai vicino al rigor mortis, che aspetta la dose quotidiana di Barbara d’Urso o Maria de Filippi per prolungare l’agonia. Per i non telemorenti, sgomberato il campo dalle piazze controllate da Santoro, restano quelle rintuzzate da Del Debbio, che, dimenticando di essere uno stimato docente universitario, solletica efficacemente i peggiori istinti del popolo arrabbiato. Gli intellettuali chic apprezzeranno le prevedibili previsioni meteorologiche del finto dimesso Fabio Fazio e della sua insopportabile compagna milionaria, mentre tutti gli altri potranno scegliere tra oneste ma poco fantasiose produzioni nazionali come Braccialetti rossi, il Commissario Montalbano, giovane o maturo che sia, e l’immancabile Don Matteo. Tra le novità più eccitanti anticipate dagli uffici stampa Rai e Mediaset troviamo nientepopodimeno che la resurrezione di Rischiatutto e, addirittura, il ritorno di Adriano Celentano in versione cartoon in collaborazione con Milo Manara. Viene tristezza solo a pensarci, e si sfiorano tendenze suicide se diamo un’occhiata fuori dai nostri confini, dove, per rimanere in Europa, troviamo straordinarie produzioni britanniche come la serie Utopia, che tra l’altro sfrucuglia pure nei misteri di casa nostra, tra Moro e le BR; o in Francia, dove è altissima l’attesa per la seconda e ultima serie di Les Revenants, e chissà cosa stanno progettando in Germania, dove non si sono senz’altro fermati al pur eccellente camerata Derrick .

Forse l’arrivo di Netflix, annunciato come il ciclone che travolgerà il duopolio televisivo italiano con un immenso archivio disponibile on demand smuoverà la palude dei palinsesti fotocopiati. Ma, a giudicare dallo scarso interesse suscitato da Chili e offerte simili, è legittimo dubitare di tali previsioni, considerata da un lato la pigrizia dei teleutenti nostrani e dall’altro la disponibilità on line in tempo reale e qualità eccellente di qualsiasi prodotto, a cui attinge quella agguerrita fetta di pubblico che smanetta su Internet, e che non è così piccola come sembra. Secondo i dati dell’Ericson ComsumerLab, che fanno riferimento a 23 nazioni sviluppate, nel 2014 lo streaming ha superato la tv tradizionale nella fascia di pubblico tra i 16 e i 45 anni. Certo, l’esasperante lentezza con cui, nonostante le roboanti bugie dell’esecutivo, nel nostro Paese si diffonde la banda larga è un forte ostacolo alla fruizione di contenuti alternativi, ma, prima o poi, il gap si ridurrà inevitabilmente.

Intanto, possiamo consolarci con le produzioni americane, sulle quali spira, a proposito di autunno, un vento gelido che ricorda tanto la Guerra Fredda, frettolosamente archiviata tra i ricordi di un secolo passato, accanto alla falce e martello, gli Sputnik e il Muro di Berlino.  E così, mentre sul grande schermo rivediamo –chi l’avrebbe mai detto- un tripudio di spie russe che furoreggiano tra Missioni Impossibili e improbabili Iniziazioni, per tacere dei cattivi, sempre ex-sovietici, di Iron Man 2 e di altri, innumerevoli film, ultimo dei quali è il divertente Spy, sul piccolo schermo le spie sovietiche di The Americans sembrano soccombere alle tentazioni dello scintillante sogno americano, come Pinocchio davanti alle promesse dell’omino di burro.

The Walking Dead

A contendere il primato di supercattivo ai Russi c’è un’invasione di morti viventi, guidata dall’ottima Walking Dead, la cui sesta stagione prenderà il via il prossimo 12 ottobre, seguita da prodotti che definire scadenti è generoso, come Z Nation, Fear the Walking Dead e robaccia del genere, dove i morti sullo schermo sono più vivi dei cadaveri che le guardano; quasi quasi è meglio consolarci con l’ipertrash Sharknado, giunto al terzo improbabile episodio, dove furoreggia una rediviva Bo Derek non del tutto figurata dall’età.

Confidiamo, per riscaldarci un po’, nella seconda serie di Better Call Saul, dove forse si potrà riassaporare la presenza del gigantesco protagonista di Breaking Bad e nella terza stagione di True Detective, sincero tentativo di ripulire la coscienza yankee denunciando le contraddizioni tra la facciata formalmente ineccepibile, dove sul prato impeccabile sventola il vessillo patriottico, e il lurido sottoscala dove allignano traumi insanabili che sfociano in perversioni indicibili, come mostrano le varie American Horror Stories.

A pensarci bene, però, se qualche coraggioso produttore si arrischiasse a realizzare delle Horror Stories nostrane, temo che, al confronto, non faremmo brutta figura…

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Luca Gallesi

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