Cultura. Mazzini oggi: contro l’Europa dei potentati e delle furbe diplomazie

mazziniIl 2015, un anno mazziniano. E’ bene iniziare a discuterne. Per evitare che, anche questa volta, qualcuno si svegli e dica, “Ma chi si ricorda di Mazzini?” In un periodo in cui si discute di ‘morte della storia’, sarebbe indispensabile lanciare l’anniversario della nascita del grande patriota (1805/2015).

Prima di tutto celebrare questa ricorrenza significa posizionare criticamente un padre della patria. E’ positivo fare ciò da un punto di veduta di Destra che può esibire sul ‘repubblicano di ferro’ una delle migliori narrazioni biografiche, quella di Francesco Grisi, cioè l’opera “Mazzini” (1995). Indiscutibile è la figura del grande genovese come riferimento per le culture liberal-socialiste, mentre una certa Destra osserva con più simpatia il politico Cavour. Pur con questo e per aprire confronti critici, la cultura di Destra dovrebbe riconsegnare all’attualità il Mazzini pensatore della lotta nazionale.

C’è un’idea affascinante, un’idea mazziniana, quella della lotta nazionale in cui non possono esistere il nord e il sud, non hanno senso le distinzioni sociali, non ci sono imprenditori o operai ma solo lavoratori italiani, in quanto “Un giorno saremo tutti operai, cioè vivremo tutti della retribuzione dell’opera nostra in qualunque direzione si eserciti.” (“Scritti – 1840/1842”) La discussione ha quindi il bisogno di assumere l’idea mazziniana di lotta nazionale per proporre una visione politico-culturale scritta con il nome della difesa della sovranità nazionale; una sovranità oggi influenzata da negativi eventi internazionali.

Per altro, è possibile rintracciare in Mazzini la storia di un italiano sconfitto che però rimane “nella vigile coscienza del popolo italiano” (F. Grisi) come un forte ricordo. Anche questa volta, la storia dimostra che lo sconfitto non è colui che scompare dalla scena. Così Giuseppe Mazzini, il ‘gigante sconfitto’, rappresenta un uomo che vive la lotta politica rimanendo slegato dal potere per riaffermare l’interesse generale del paese, come raccontato nei “Doveri dell’uomo.”

In un periodo di continue riflessioni sulla politica europea, il pensiero mazziniano è ricco di suggerimenti ideali. Già dal 1831, il patriota genovese pensa ad un’alleanza dei popoli, ovvero ad una lega internazionale come risposta all’Europa delle furbe diplomazie, delle “sante alleanze” volute dalle cancellerie dei sovrani. Per questo la “Giovane Europa” è un tentativo per suggerire alle nazioni di diventare altro. E per usare le parole di un patriota onesto, Giovanni Spadolini, Mazzini suggerisce alla “Giovane Europa dei Popoli di sovrapporsi alle Vecchia Europa.” (“Mazzini dall’Italia all’Europa”)

Ritornare al grande genovese, dunque, per discutere di un’Europa diversa da quella che non desidera nei suoi statuti una visione religiosa della vita. In questo senso, il riferimento va alla storia di Mazzini contro Marx, alla sua critica all’Illuminismo, alla sua opposizione verso l’indifferenza atea. Fatte le dovute differenze ma quali caratteri ha l’indifferenza europea  che non batte ciglio innanzi alle stragi, per motivi religiosi, in questi giorni? Non è provocatorio allora rammentare che per Mazzini “La disperazione e l’ateismo sono una stessa cosa.” (“Scritti letterari…”)

E’ degno di attenzione il sottolineare che i principi mazziniani dell’autodeterminazione dei popoli o dell’ascolto della voce del popolo sono in contrasto con le opportunistiche scelte moderate o con le soluzioni tecnocratiche dei potentati. Lo studioso ha l’occasione per tirar fuori dalla polvere delle biblioteche una ricchezza spirituale e politica. Non ha solo la possibilità di confrontarsi con un mito ma di ispirarsi anche al concetto per cui “La coscienza dell’umanità è suprema su tutti i governi ed essi devono esserne interpreti o non sono legittimi.”  (“Note autobiografiche”)

Quindi, governi interpreti della volontà popolare, non governi tecnici. Temi mazziniani questi che presentano, ancora una volta, le origini degli stenti della politica. Di certo, questo mito italiano non terminerà la sua narrazione e concludeva Grisi che “… il mito mazziniano sarà sufficiente a santificare l’azione per la libertà e per la patria.”    

Renato de Robertis

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