L’analisi. E con il “soccorso intellettuale” il Pd cerca (invano) di stanare Grillo. Che rilancia

saviano-jovanottiL’appellismo, si sa, è una delle sindromi patologiche più frequenti di una certa cultura italiana. Questa manifestazione avviene di solito quando i rappresentanti legali della volontà popolare – ossia i politici – non riescono a cavarsela da soli. E allora che si fa? Si prende un quotidiano “democratico” (negli ultimi anni la Repubblica, in altri tempi – con risultati non proprio pacifici – Lotta Continua) e gli si appiccica sopra un bell’appello con tanto di sottoscrizione con la speranza di effettuare la giusta pressione. È accaduto decine di volte negli ultimi anni e quasi sempre è stato Silvio Berlusconi lo spauracchio da debellare (con quali risultati è un altro discorso). Adesso, nel giro di poche ore, ben due appelli riguardano un pericolo diverso (ma forse più insidioso, per lo meno per gli estensori dell’appello): Beppe Grillo.

Rispetto a un Pd incapace non solo di vincere le elezioni (a porta vuota) ma anche di dettare una qualsivoglia linea per far transitare un concetto elementare – “senza governo l’Italia rischia il default” – l’ultimo rimedio si chiama “soccorso intellettuale”. Ci hanno provato prima i salottieri che più di salotto non si può: da Salvatore Settis a Barbara Spinelli. Questi, volendo convincere il leader del M5S a cedere alla pressione di Pier Luigi Bersani, hanno invocato in un lungo papello alcuni concetti tra i quali «nessuno di noi può avere la certezza che l’occasione si ripresenti nel futuro». Di fatto la confessione che – alla prossima tornata – sembrerebbe essere proprio il centrosinistra il candidato alla demolizione. E a questi Grillo come ha risposto? Citando Gaber, intellettuale (vero) allergico alla verbosità dei “testacchioni”.

Allora, non contenti, i nostri hanno piazzato i pezzi da 90: Roberto Saviano, Jovanotti, Michele Serra, Roberto Benigni, don Luigi Ciotti, Oscar Farinetti, don Andrea Gallo e Carlo Petrini, che al grido di Facciamolo! hanno lanciato un appello meno carico di ridondanza e più naif: «Questa maggioranza, fatta di cittadine e cittadini elettori che vogliono voltare pagina dopo vent’anni di scandali, di malapolitica, di sperperi, di prepotenze, di illegalità, di discredito dell’Italia nel mondo chiede ai suoi rappresentanti eletti, ai loro leader e ai loro portavoce, di impegnarsi fino allo stremo per riuscire a dare un governo di alto profilo, alle speranze di cambiamento». Cambia l’appellista ma il risultato non cambia: Grillo non cede, anzi rilancia.

Il comico lo fa con un tweet nel quale ribalta l’appello paternalistico degli intellettuali con una proposta politica diretta a Bersani: «Rinunci ai rimborsi elettorali? Se sì firma qui». Da una parte, insomma, il tentativo vecchio di utilizzare gli sponsor vip – e la grancassa dei soliti giornali – per cercare di spezzare il fronte grillino. Dall’altra la capacità di Grillo non solo di rispondere a tono ma di saper toccare le corde anticasta accusando proprio il mandante dell’appello, ossia il Pd. Che cosa faranno, adesso, gli “intellettuali appellisti”? Sottoscriveranno anche l’appello di chi si appella contro il partito sponsor del proprio appello?

Antonio Rapisarda

Antonio Rapisarda su Barbadillo.it

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