In nome della fedeltà all’Unione Sovietica, ai comunisti italiani non rimase che adeguarsi e ubbidire. Il punto di svolta decisivo fu l’incontro a Roma, nell’ottobre del 1944, tra i dirigenti titini e il leader del Pci, nel quale Togliatti accetto’ le loro pretese sull’Istria, Fiume, Trieste, Gorizia e gran parte del Friuli; pochi giorni dopo “il migliore” emano’ la direttiva di favorire in ogni modo “l’occupazione della regione Giuliana da parte delle truppe del maresciallo Tito”, ordinando ai suoi referenti locali di <prendere posizione contro tutti quegli elementi italiani che si mantengono sul terreno e agiscono a favore dell’imperialismo e nazionalismo italiano e contro tutti coloro che contribuiscono in qualsiasi modo a creare discordia tra i due popoli>.
Da quel momento le formazioni comuniste italiane passarono sotto gli ordini diretti del comando del IX CORPUS jugoslavo; chi tra i “garibaldini” mugugnò o protestò fu prontamente eliminato. In questo quadro la stessa esistenza dell’Osoppo divenne per il Pcj e i suoi ausiliari italiani semplicemente intollerabile. I comunisti di Togliatti, per ordine della federazione del Pci di Udine o/e dai “titini” (la questione è ancora aperta), s’incaricarono di “risolvere il problema e il sette febbraio ’45 salirono a Porzus…
7 febbraio 1945.
Friuli Orientale. Un centinaio di militi comunisti irrompe di sorpresa nel comando dell’Osoppo. L’azione è rapida,brutale. Terroristica. In pochi minuti gli attaccanti sono padroni del campo. Il bilancio dell’operazione e’ netto. Vittoria. I difensori, frastornati, alzano le braccia. Urlano, imprecano. Nessuno li ascolta. I vincitori hanno una stella rossa sul berretto e tanta fretta. Gli ordini del partito sono chiari e non si discutono: il quartier generale degli “osovani” deve essere annientato. Il plotone d’esecuzione è pronto. Qualcuno intona “bandiera rossa”. Pietà l’è morta…
7 febbraio 1945. Nei boschi della Carnia i sicari dei gruppi d’azione partigiana assassinano il comandante Feancesco De Gregori (lo zio dell’artista romano), i suoi luogotenenti (tra cui Guido Pasolini, il fratello di Pier Paolo) e i loro commilitoni. Un massacro. Venti partigiani italiani uccisi da altri partigiani italiani.
Da subito, come nel caso delle foibe e del terrorismo anti italiano, il Pci cercò di stendere una fitta coltre sull’episodio. Per decenni Botteghe Oscure e un triste sodalizio come l’Anpi imposero una visione manichea e storicamente inattendibile; ancora nel 1992 Occhetto e il Pds resero impossibile a Cossiga una commemorazione ufficiale a Porzus e tutt’ora il film sul massacro (girato nel ’97) di Renzo Martinelli rimane mestamente congelato negli archivi Rai.