Scintill&Digitali. L’opportunità (per l’aspirante scrittore) dell’auto-pubblicazione

publishing-industries-picIl web del 2014 offre una vasta quantità di strumenti editoriali per scavalcare le logiche, non di rado astruse e fossilizzate, delle case editrici canoniche. Con spese contenute o addirittura non spendendo nulla, un aspirante scrittore può pubblicare un libro professionale (dal punto di vista tecnico) e, se bravo, può anche avere successo.

L’auto pubblicazione permette di mettere in commercio autonomamente le opere, di rimanere proprietari dei diritti d’autore e di guadagnare una percentuale sul prezzo di copertina molto alta, soprattutto rispetto a quella corrisposta in genere dagli editori. Inoltre è un sistema molto diverso da quello delle piccole case editrici di provincia, che chiedono all’autore di comprare decine o centinaia di copie, spendendo in proprio e quindi pagando per essere pubblicati. La gratuità quasi totale, sta permettendo a questo sistema di crescere e diffondersi.

Gli strumenti a disposizione sono molti e il fenomeno si sta espandendo, soprattutto nel ramo degli ebook, tanto che alcuni autori sono finiti in posizioni alte nelle classifiche di vendita di Amazon, come John Locke, un autore autopubblicato che ha venduto più di un milione di copie in edizione kindle. Locke, per la cronaca, non è un giovane rampante che imperversa sui social network, ma un sessantenne che evidentemente sa scrivere molto bene. Altro grande successo nato in questo modo è stato “50 sfumature di grigio”, pubblicato su The Writers Coffee Shop, un sito australiano.

Auto-pubblicare è piuttosto facile, per chiunque lo desideri. Le piattaforme consigliate, più spesso, oltre ad Amazon, sono Lulu.com, Narcissus.me e Youcanprint, che permettono di vendere gli ebook e i cartacei con il sistema print-on-demand, forniscono codice ISBN, non chiedono esborsi iniziali e con la possibilità di comprare per sé un certo numero di copie a prezzo di produzione. Gli editori e i critici spesso non vedono di buon occhio questa forma editoriale, i primi per ovvi motivi, i secondi perché, va detto, i prodotti di buon livello provenienti da queste esperienze non sono molti e quelli promettenti difficilmente sono passati attraverso un correttore di bozze.

L’auto-pubblicazione può essere uno sbocco soprattutto in caso di ottusità conclamata delle case editrici, capaci di rifiutare 57 volte il primo romanzo di Pennacchi, per citare un esempio famoso, ma può anche essere la dimostrazione della propria incapacità. I casi di aspiranti Stephen King falliti in malo modo sono molteplici.

In definitiva, cercare di andare oltre le case editrici richiede da parte dell’autore una certa dose di umiltà, studio e una cultura personale di buon livello, che in tempi calamitosi come quelli che viviamo sono merce rara.

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Francesco Filipazzi

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