Idee. L’Occidente, i simboli e le tradizioni sotto l’attacco del politicamente corretto

Quasi un secolo fa ormai, Oswald Spengler parlò di ”tramonto dell’occidente” in quanto Civiltà. Tra i suoi segnali  l’avvento di una religiosità degradata e la perdita della identità culturale. Dopo tanti dibattiti in merito, guardandoci intorno ci si rende conto che più che di un “tramonto” prodotto da eventi esterni qui si tratta di un vero e proprio suicidio. E’ con le nostre stesse mani che ci stiamo avviando ad una graduale e in apparenza ineluttabile scomparsa dallo scenario della Storia. Ovviamente per “nostre” s’intendono le mani di quanti tutto intorno a noi, indottrinati e condizionati da una serie di ideologie dominanti, modi di pensare e di agire, diffusi e inavvertiti luoghi comuni intellettuali, propaganda incessante dei moderni mass media progressisti, pongono in essere comportamenti culturalmente e socialmente suicidi. Magari all’inizio respinti dalla maggioranza e pure criticati, ma poi alla fine, grazie anche al martellante intervento di stampa, televisione, cinema e oggi specialmente internet, accettati soltanto per il l per il loro moltiplicarsi.

I segnali purtroppo ci sono e vengono soprattutto da fatti che sembrano minori e minimi. Nel dicembre del 2012, come già da alcuni anni, si sono ad esempio verificati nel Bel Paese i soliti episodi idioti sulla spinta del politicamente corretto a livello di decisioni di amministrazioni locali sin specie a livello scolastico in base alla famosa “autonomia” di cui godono le vaie scuole o comprensori scolastici. Niente presepe, niente canzoncine natalizie, niente manifestazioni considerate “religiose” perché, vien detto dagli illuminati professori, presidi, provveditori e direttori didattici, siamo ormai una realtà multietnica e multiculturale e non bisogna“offendere” la sensibilità dei bambini e dei loro genitori che cristiani/cattolici non sono. Come ovvio, altre soluzioni ci potrebbero essere, ma si pensa soltanto a vietare e proibire penalizzando la maggioranza. Cosa ridicola dato che spesso nessuno dei diretti interessati, a parte gli oltranzisti specie di religione mussulmana, si sente offeso., anzi ci si rammarica di una tradizione che viene rigettata. Ovviamente ci sono state proteste dai genitori italiani e spesso si v’è stata una precipitosa marcia indietro, ma è il solo fatto che queste idee e iniziative sano nate nei cervelli di certi pseudo educatori italioti, che preoccupa e dà da pensare.

Magari gli irriducibili anticlericali potranno approvare simili iniziative, fra il ridicolo e il grottesco, ma non ci si rende conto che in tal modo s’intacca e mette in discussione la nostra identità, poiché bene o male il cristianesimo/cattolicesimo è la religione del nostro popolo da un millennio e mezzo, ed è diventato un carattere distintivo: la gente comune non è il Vaticano. Si può anche essere anticristiani e anticattolici, magari non sposarsi in chiesa, preferire i matrimoni civili e le coppie di fatto, ma si deve pur ammettere che per la gente comune queste sono le tradizioni e i riti in cui è sempre vissuta e che considera suoi propri, tipici di certi momenti dell’anno e di certe festività. Cancellarli per una forma di ipocrisia, di religiosamente corretto, appare una cretinata suicida. Si coltivi pure la propria specifica religiosità, ma non si sradichi quella innata nella gente comune che ci circonda, né stiamo dalla parte di chi prova a farlo.

Questo atteggiamento mentale, collegato ad una ignoranza diffusa anche a livello degli insegnanti, ha prodotto un altro asso avanti, che dovrebbe dar da pensare a chi minimizza questi atteggiamenti, oppure se ne compiace per vezzo anticlericale. La preside di un istituto della cittadina francese di Montargis in onore alla “laicità della scuola” aveva deciso di abolire per Natale la tradizionale vosita di Santa Claus per sostituirla con uno spettacolo di marionette, forse a imitazione della collega italiana che voleva sostituire il Gesù Bambino con Cappuccetto Rosso. La signora in    questione ha evidentemente ritenuto il grasso uomo vestito di rosso come un simbolo religioso In realtà non lo è più da un pezzo. Diciamo che è ormai un simbolo laico dato che, nella figura attuale, risale alla pubblicità che faceva d’inverno la Coca Cola negli anni Trenta. Le sue origini che risalgono al nostro San Nicola sono abbondantemente obliate, e oggi è soltanto il simbolo dei regali delle feste che si affianca alla Befana, i bambini lo ricordano e gli scrivono solo per questo, non per avere una benedizione.

L’allargamento dell’ostracismo dalle figure chiaramente religiose a questa figura oramai non-religiosa dovrebbe allarmare soprattutto se si affianca ad un’altra notizia che giunge sempre dai paesi francofoni. Il sindaco di Bruxelles ha piantato nella Grand Place un albero di metallo alto 25 metri con appesi ai rami schermi televisivi che trasmettono video musicali sostituendolo così al tradizionale abete. Insomma, un vero totem della Modernità. La spiegazione del  municipio è stata che la scelta è stata fatta “per non offendere con un simbolo cristiano i credenti in altre confessioni”. La solita giustificazione insensata. Ma è un simbolo pagano! gli è stato infatti polemicamente risposto da una petizione di cittadini.

Parecchio tempo fa s’innescò una polemica che contrappose l’albero di Natale al presepe: nordico il primo, meridionale il secondo, estraneo il primo alle nostre tradizioni, più cattolico il secondo perché a realizzarlo fu San Francesco, insomma uno pagano e l’altro cristiano. Altre sciocchezze, considerando che da anni e anni lo si è adottato senza problemi da noi e ben si sa che in Piazza San Pietro troneggiano  enormi abeti tutti i Natali con sotto il presepe e l’approvazione del Papa. E del resto il Natale cristiano non ha forse origine nel Dies Natalis Solis  Invictu? Le cose del sacro vanno così

Questi fatti abbinano così platealmente l‘albero della tradizione nordica al presepe della tradizione mediterranea nel comune ostracismo degli idioti politicamente corretti.

Piccole notizie magari poco percepite che corrono il rischio di moltiplicarsi ogni anno di più a dimostrazione di come l’Occidente è così marcio, ottuso e condizionato dal martellamento della ideologia ipocritamente buonista e falsamente progressista da scavarsi la fossa con le sue stesse mani.

Gianfranco de Turris

Gianfranco de Turris su Barbadillo.it

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