Fra le pagine incontriamo quindi le tribù native, come i Sioux e i Navaho, assieme ai nomi di capi leggendari come Alce Nero e Nuvola Rossa. La storia di un popolo che ha combattuto strenuamente per la propria terra, la loro terra, che l’uomo bianco si è preso con la forza senza averne diritto, sterminando i bisonti per togliere il primario sostentamento a chi vi abitava, uccidendo uomini donne e bambini. Nelle frasi dei capi indiani troviamo la saggezza e la fierezza di una civiltà che abitava il continente americano da migliaia di anni e che è stata chiusa nelle riserve, subendo un’ingiustizia senza precedenti.
Un lunghissimo resoconto, fatto di date, descrizioni storiche e frasi pronunciate dagli stessi indiani, di cui si riescono coglier alcuni tratti distintivi. Essi non erano un popolo unico, come ad esempio gli Aztechi, ma un insieme di tribù, con alcuni tratti comuni, inseriti in un contesto che li rendeva un’unica nazione, anche se forse prima dell’arrivo delle navi e della polvere da sparo non ne erano consapevoli. Quello dei nativi americani era un mondo tradizionale e dimostrazione ne è l’ultima frase del libro, in cui Alce Nero per simboleggiare la fine della Nazione parla di un cerchio senza più centro, utilizzando una figura comune alla Tradizione indoeuropea*.
Un mondo ricco che purtroppo non esiste più e di cui abbiamo poche vestigia, uomini forti e saggi caduti ma invitti. Uomini già morti, Wovoca ha visto che saran risorti.
*Per approfondimento sulla simbologia del centro e i centri spirituali, cfr René Guénon, Il Re Del Mondo.