La storia. La “Marcia su Roma” capovolta dal futurista Giacomo Balla

SCH_043Tra il 1931 e il 1932 il celebre pittore futurista Giacomo Balla dipinse un grande quadro dal titolo “Marcia su Roma”: è stato esposto per la prima volta nelle Scuderie del Quirinale nel 2000 per la mostra “Novecento. Arte e storia in Italia”: era della collezione privata di Gianni Agnelli, ora nella Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli a Torino.

Balla dipinse l’opera “capovolta” sul retro della tela della “Velocità astratta” del 1913. La scoperta si deve al curatore di mostra alle Scuderie Maurizio Calvesi che ricordava di aver visto la “Marcia su Roma” nel salotto di casa Balla, in via Oslavia ed ipotizzava che fosse stata dipinta in occasione del decennale della ricorrenza, celebrato nel 1932 con una mostra della Rivoluzione Fascista al Palazzo delle Esposizioni.

Balla potrebbe essersi ispirato ad una foto ufficiale del tempo, quella del Congresso di Napoli del 24 ottobre del 1924. Evidente è il richiamo al “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo, come alla tensione nazionalpopolare del primo fascismo.

La studiosa Federica Pirani ha poi identificato i protagonisti: in primo piano Mussolini in tight con la tradizionale posa accompagnato dai quadrumviri, circondati da trenta gerarchi, tutti in camicia nera sullo sfondo di piazza del Popolo; ci sono il trasvolatore atlantico Italo Balbo, il futuro ministro delle Corporazioni Giacomo Acerbo e quello dell’ Africa italiana Attilio Teruzzi, Michele Bianchi che ricoprirà la carica di segretario del Partito nazionale fascista e Giuseppe Bottai, che sarà ministro della Cultura popolare.

Balla con questo quadro dedicato al regime utilizzò “un linguaggio figurativo ormai lontanissimo dalla linea dinamica e veloce delle geometrie futuriste”. Del pittore torinese si ricorda anche una mostra ospitata dalla galleria L’Antonina nel 1935: erano in vendita all’asta oltre sessanta tele, ma non si registrò un grande successo.

Al fascismo delle origini e alla Marcia su Roma lo storico Luciano Canfora ha dedicato un passaggio rilevante nel libro pubblicato per la Laterza “Intervista sul potere” con Antonio Carioti: ““E’ una stupidaggine – scrive Canfora – ridurre la Marcia su Roma a una commedia (…) fu un moto ben organizzato che indusse il re a concludere che lo scontro cruento andava evitato (…). (…) il sovrano non aveva capito la forza del suo interlocutore, la lucidità del suo disegno e l’ampiezza della base sociale che gli stava dietro”.

@waldganger2000

Michele De Feudis

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