Fumetti. Lo sceneggiatore Boselli: “Tex Willer gli italiani e il bisogno di eroi per sognare”

In occasione del sessantacinquesimo compleanno di Tex Willer, il fumetto italiano più popolare, abbiamo intervistato Mauro Boselli, sceneggiatore principale nonché curatore della serie.

Nel settembre 1948 nasce Tex Willer. Originariamente avrebbe dovuto chiamarsi Tex Killer. Perché fu cambiato in Tex Willer?

Nel dopoguerra gli italiani avevano bisogno di eroi che li riscattassero dalle umiliazioni di una guerra persa e non voluta. Eroi che li aiutassero a tornare a sognare. Gianluigi Bonelli, quando scrisse di getto le prime movimentate sceneggiature del suo nuovo personaggio, pensava di realizzare una storia dura, adulta, con un fuorilegge di buon cuore, uno dei tanti western che aveva amato da bambino nei serial di Hollywood, come quelli di Hopalong Cassidy. Nelle sue mani di pioniere del fumetto italiano, quel personaggio si trasformò rapidamente in un eroe a tutto tondo che salva le ragazze in pericolo e affronta senza paura il Male in tutti i suoi aspetti. Per questo, d’accordo con sua moglie Tea Bertasi, proprietaria della Casa Editrice, decise di trasformare il cognome originario del personaggio Killer, uccisore, nel più normale Willer. Tex  conserva ancora le caratteristiche impetuose e dure del progetto originario: non è più soltanto un uccisore senza scrupoli; e’ un giustiziere, colui che, sin dalle sue origini, ha saputo interpretare il desiderio di rivincita del popolo italiano”.

Tex nasce dal binomio eccezionale Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini. La leggenda vuole che Tex rappresenti la personalità di Gianluigi Bonelli. È vero?

Sì  lo è! Come Flaubert diceva: Madame Bovary sono io, Gianluigi Bonelli avrebbe potuto dire lo stesso di Tex Willer. Era un personaggio dal carattere guascone e imprevedibile, dalla battuta pronta e dalla stretta di mano decisa come il pugile che era stato in gioventù. Andava in giro vestito con cappello Stetson, cravattino di cuoio e pistola e si comportava come un anarchico individualista del vecchio West”.

Galep disegnò Tex ispirandosi a Gary Cooper. Una scelta vincente?

Si, perché Gary Cooper in quegli anni era l’immagine dell’eroe americano bello e vincente.  Non dimentichiamoci, inoltre, che la fama di John Wayne nel ’48 non era  altrettanto universale”.

Tex nasce come fuorilegge. Perché?

Bonelli voleva dare l’immagine di un uomo libero, che aveva già vissuto una vita ricca di esperienza, un uomo con un suo senso della giustizia, che non necessariamente coincideva con quella dell’autorità costituita. I ribelli in letteratura sono sempre molto popolari: basti pensare a Zorro, Robin Hood e i Tre Moschettieri, tutti eroi da lui amati e di cui ritroviamo tracce significative in Tex e nei suoi pards Kit Carson, Tiger Jack e Kit Willer”.

Nel primo albo, il mitico “La mano rossa”, Tex viene arruolato nel corpo dei rangers del Texas. Può raccontarci l’incontro con Kit Carson, che diventerà il suo pard inseparabile?

Bonelli aveva bisogno naturalmente di dare una specie di patente legale al giustiziere Tex, un pretesto per fargli avere sempre nuove avventure, e questo fu l’ingresso nel corpo dei rangers del Texas, che, come forse sapete, sono un gruppo di cittadini animati dal desiderio di farsi giustizia senza troppe pastoie legali e giuridiche. L’incontro con Carson lo potete leggere anche nel mio romanzo : “Il mio nome è Tex”, ispirato alle avventure più classiche della serie.

Tex ha una moglie indiana navajo di nome Lilith che gli darà un figlio: Kit. Perché dopo la sua morte, Tex non ha più avuto una donna. Una scelta narrativa voluta?

La modernità di Bonelli si vede anche nella sua attenzione alla questione dei nativi d’America, molto prima che se ne occupasse Hollywood. Tex ha una moglie indiana, che sarà uccisa dai trafficanti di armi, ed è fedele alla sua memoria. Per Bonelli le donne nei western andavano usate con molta parsimonia e come succede anche alle donne di Sandokan e D’Artagnan, Lilith doveva morire presto perché per gli eroi d’avventura non c’è spazio per la vita coniugale”.

Quando comincia l’interminabile lotta tra Tex e il suo acerrimo nemico Mefisto?

Una delle trovate più geniali di Bonelli, che rese unica la serie di Tex in tutto il mondo fu quella di fondere il western classico con il filone dell’avventura soprannaturale e fantastica. Il personaggio di Mefisto, che nasce come una viscida spia e un prestigiatore da palcoscenico, si trasforma per formidabile intuizione in un negromante malvagio dagli oscuri poteri. Ogni eroe ha bisogno di un antagonista e Mefisto è il rovescio della medaglia  di Tex; la sua Nemesi, le tenebre contro la luce, il Male contro il Bene, l’irrazionale contro il buon senso”.

Gianluigi Bonelli ha scritto molte delle più belle avventure di Tex. Molti lettori amano soprattutto due storie: La cella della morte e Sulle piste del Nord. Tra le due, quale sceglie e perché?

E perché scegliere? Tu mi citi due tra le più meravigliose avventure bonelliane. La prima , che vede il nostro eroe accusato ingiustamente è ricca di pathos come il conte di Montecristo. Ma in Sulle piste del Nord troviamo tutta l’epopea della frontiera selvaggia, che ha reso grande il genere western. Leggere questa storia è come sentire il vento del Canada che soffia attraverso le sconfinate pianure del nord”.

Claudio Nizzi è subentrato a Bonelli scrivendo belle storie come La congiura, Fuga da Anderville, La tigre nera. Poi nel 1992 entra in profonda crisi e lei lo sostituisce esordendo con una storia capolavoro: Il Passato di Carson. Può raccontarci la genesi di questa memorabile storia?

Se non ci fosse stato Nizzi, Tex forse non sarebbe sopravvissuto! È certo che l’autore emiliano ha raccolto le redini della serie in un momento difficile e l’ha scritta con maestria per più di vent’anni. Io ho cominciato a scrivere per dargli una mano, e volendo sparare le mie migliori cartucce sin da subito, ho deciso di esordire raccontando la giovinezza del più amato compagno di avventure di Tex. Mi è andata bene”.

Secondo alcuni lettori lei è un fenomeno, un fuoriclasse assoluto autore di innumerevoli bellissime storie. Secondo altri ha snaturato il personaggio. Che cosa può dirci al riguardo?

Sono convinto anch’io che qualche storia mi sia venuta bene. Per quanto riguarda Tex consiglierei la lettura de Sulla pista di Forte Apache,Gli Invincibili, La Grande Invasione, il Texone Gli Assassini e qualche altro. Credo di conoscere bene il personaggio, avendolo conosciuto da vivo … e mi riferisco a Bonelli in persona che era una presenza costante e importante nella mia vita. Io mi rifaccio sicuramente al suo modo di vedere le cose, alla sua fantasia , tratto con grande rispetto i suoi personaggi ma ovviamente non posso che scriverne a mio modo. A chi dice che snaturo Tex, riserverei volentieri  lo stesso trattamento che il nostro ranger riserva ai pendagli da forca in cui s’imbatte: un cazzotto tra i denti e un fiammifero tra le dita dei piedi. Ma forse l’atteggiamento migliore sarebbe quello che insegna il Sommo Poeta:“Non ti curar di lor ma guarda e passa”.

Mauro Boselli

Recentemente è stato nominato curatore di Tex. Un incarico da far tremare i polsi. I suoi progetti futuri.

In qualità di curatore di Tex, mi sento come il pianista di un saloon del West: sembra che tutte le pallottole siano destinate a me, ma, sempre a imitazione del nostro eroe di carta, me ne faccio una ragione e tiro avanti per la mia pista. Non è facile inventare buone storie per un eroe così amato e popolare da oltre sessant’anni, ma evidentemente si tratta di una avventura stimolante e appassionante quanto la salita di una serie di difficili montagne.. ed essendo io un tipo avventuroso, mi diverto”.

Oggi Tex, dopo sessantacinque anni, è ancora il fumetto italiano più popolare. Qual è il segreto di questo successo.

Come ogni ricetta magica, il successo di Tex è stato l’unione di particolari circostanze, dalla fantasia dei creatori alla capacità organizzativa della Casa editrice, dal carisma del personaggio al bisogno di eroi del suo pubblico. La cosa più straordinaria è che il western, si dice, sia in declino ormai da decenni, però la stella di Tex, beh, quella non accenna a tramontare”.

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Aldo Ligabò

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