Oggi Custonaci lo ricorda con il dovuto rispetto. In suo onore è stata costituita l’associazione culturale: “Centro Studi Dino Grammatico”. “Il motivo di fondo che ha spinto alla costituzione del sodalizio – è scritto in un comunicato del neo costituito Centro Studi – è stato quello di ricostruire una memoria storica condivisa, al fine di promuovere quelle che sono le lungimiranti istanze che hanno caratterizzato il percorso della Destra politica italiana fino ai nostri giorni”.
Il perché di questo omaggio è tutto nel vissuto del compianto sindaco missino. Una vita di lotte, politiche e no. Nella quale ci fu anche un processo nel 1943. Grammatico fu infatti accusato dalla giustizia militare delle forze britanniche occupanti di avere preso parte ad una serie di azioni di sabotaggio e di propaganda contro l’esercito alleato nell’ambito di attività fascista clandestina. Venne condannato a 10 anni di carcere, ma ne scontò quasi tre. Quella perentesi fu solo l’inizio di un percorso politico e umano unico.
Nel dopoguerra si fece apprezzare come dirigente del Movimento Sociale Italiano e fu assessore regionale durante il primo governo di Silvio Milazzo, lo storico presidente della Regione siciliana che scalzò la Dc, portando in giunta autonomisti, socialisti, repubblicani, comunisti e missini. Al di là di questa breve parentesi nell’esecutivo regionale, fu eletto per ben sette legislature all’Ars.
Il lascito di Grammatico alla sua terra va letto dunque grazie al registro dell’orgoglio. Si deve proprio a lui, infatti, se Custonaci, questa cittadina sita nell’estrema punta della Sicilia occidentale, è potuta assurgere più volte in passato alle cronache politiche nazionali. È la Destra infatti che, pur discriminata politicamente, pur combattuta da tutte le forze politiche con ogni mezzo lecito ed illecito, ha il grande merito di aver fatto sventolare più volte il vessillo della fiamma tricolore sul più alto pennone del Comune, creando per i tempi che correvano un vero e proprio “scandalo”.
Ed è sempre la Destra tricolore che, grazie alla guida carismatica di un politico quale Dino Grammatico, ha raggiunto – con riferimento alle medie elettorali nazionali del partito che, al tempo, erano del 5 % e del 6 % – punte eccezionali del 48 % e 49 %, destando grande stupore tra gli osservatori politici, tra i partiti avversari e anche all’interno dello stesso Movimento Sociale Italiano.
Una storia dunque tutta italiana, o, per essere più precisi, tutta tricolore, che merita di essere tramandata. Di questo ne è convinto Fabrizio Fonte, il vice presidente del Centro Studi Dino Grammatico, il quale ha riferito a Barbadillo: “Ci proponiamo dunque di continuare i valori e le storie che la comunità degli esuli in patria ha dovuto affrontare non senza sofferenze per conquistare quella dignità culturale che ancora non gli è stata mai pienamente riconosciuta. L’obiettivo principale – continua- è, in definitiva, quello di trasmettere alle generazioni future una vicenda politica carica di fignità, promuovendo inoltre quelle che sono le istanze lungimiranti e dirompenti che hanno caratterizzato il percorso di questa nobile comunità fino ai nostri giorni”.