Il buon Bersani paventava capacità dermatologiche e fantastiche, ossia lo smacchiamento di giaguari come paradigma programmatico. Altri si scagliano quotidianamente nella lotta corpo a corpo con pitonesse e serpenti liberali, come giovani Indiana Jones alla ricerca della vittoria perduta. Un bel passo avanti per chi si era accontentato di rimanere in comoda attesa che la videosorveglianza dei giudici supremi della morale e dei degni costumi del vivere pubblico e privato scardinasse l’epopea berlusconiana, coadiuvata da intercettazioni sessual-vaneggianti.
Ma ora si giunge al supereroe demagogico e operaio. «Se andiamo al voto, asfaltiamo il Pdl!», assicura infatti Matteo Renzi. Un momento di gloria per il nuovo supereroe fiorentino della Marvel quindi, cui ricordiamo però, come monito, che i supereroi nella nostra cultura hanno antesignani più leggendari: gli dei e le divinità mitologiche. E se la mitologia non ci inganna, pare che Renzi assomigli più ai Proci che attendevano di poter conquistare il regno e le donne di Ulisse. Mentre Renzi e gli altri supereroi lottano aspramente fra di loro per legittimare chi ha il superpotere il più efficace, non si accorgono che come sempre vi è il buon Massimo D’Alema, in arte Penelope, che fa e disfa la tela del Pd nel silenzio ascetico e paziente della astuta moglie di Itaca dell’eroe.